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Dermatite atopica: che cos’è, perché viene, come si cura

È una malattia, diffusa soprattutto tra i bimbi piccoli, che può dare del filo da torcere anche in età adulta. Ma le armi per tenere a bada rossore e prurito sono molte

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Si manifesta in tenera età, colpendo il 15% dei bambini fin dalle prime settimane di vita. Una parte di loro migliora spontaneamente entro l’inizio dell’età scolare, un’altra prosegue fino alle soglie dell’adolescenza. Ma per il 20% dei soggetti, la dermatite atopica continua a dare del filo da torcere anche da adulti.

Ecco allora le migliori strategie per combattere questo eczema fastidioso che può comparire su gomiti, ginocchia, gambe, braccia, collo e persino sul viso.


L’identikit del problema

«La dermatite atopica è una malattia infiammatoria che nella fase acuta comporta un forte arrossamento della cute, che si ricopre di minuscole vescichette, mentre nella fase cronica l’eritema è sormontato da squame di pelle secca grigio-giallognole», esordisce il professor Giampiero Girolomoni, ordinario di dermatologia all’Università di Verona. «La nota comune è il prurito, così intenso da spingere chi ne è affetto a grattarsi in continuazione (specie di notte), procurandosi delle lesioni da grattamento con conseguenti sovrainfezioni batteriche».

L’origine della malattia? Da una parte si sono riscontrate delle mutazioni genetiche, dall’altra una “disregolazione” del sistema immunitario, confermata dalla presenza nel sangue di IgE (le immunoglobuline E, tipiche degli allergici). Due condizioni che portano a un’alterazione della barriera epidermica, che appare come “fallata” e incapace di svolgere la sua funzione protettiva nei confronti dell’ambiente esterno.

Qualsiasi sostanza, quindi, diventa potenzialmente irritante perché penetra nel mantello epidermico senza incontrare la protezione attiva della barriera. Priva delle difese naturali, la pelle può irritarsi persino a contatto con l’acqua, specie se “dura”.


Quali creme usare

«La prima mossa consiste nell’idratare profondamente la pelle in modo da ricostituire il film idrolipidico», spiega il professor Girolomoni. «Per questo è bene usare mattina e sera, con costanza maniacale, delle buone creme idratanti ed emollienti che siano prive di profumi, conservanti e petrolati. A seconda del quadro clinico, il dermatologo prescriverà poi degli antinfiammatori topici, da spalmare ogni giorno sulle aree del corpo affette da dermatite atopica: pomate a base di corticosteroidi o di due antinfiammatori non steroidei (cioè non derivati dal cortisone): il tacrolimus e il pimecrolimus. Farmaci veri e propri, non privi di effetti collaterali, vanno usati a cicli di due-tre settimane al massimo, onde evitare il rischio di assottigliare l’epidermide».

Se si abusa, infatti, la pelle diventa ancora più secca e sottile, per il temuto effetto-rebound.


I farmaci da prendere per bocca

Nelle forme di dermatite atopica più gravi ed estese a varie parti del corpo, spalmare le creme è un gesto che non basta più.

Occorre seguire una cura sistemica, con farmaci immunosoppressori per bocca da assumere per alcuni mesi, al fine di contrastare l’eccessiva reattività del sistema immunitario. «I più utilizzati sono la ciclosporina, il methotrexate e l’aziatropina, efficaci ma con delle precise controindicazioni», prosegue Girolomoni. «La prima non può essere prescritta in caso di ipertensione arteriosa e problemi renali, il secondo in caso di insufficienza epatica mentre l’aziatropina è controindicata in presenza di tumori».


L’alternativa? La fototerapia

Sempre per le forme croniche dell’età adulta, in alternativa agli immunosoppressori, il dermatologo può prescrivere un ciclo di fototerapia, eseguibile in ospedale.

In speciali cabine, la pelle viene irraggiata da Uvb a banda stretta o da Uva1 (un particolare tipo di ultravioletti): svolgono un’importante azione antinfiammatoria contrastando anche la desquamazione della cute. Purché si abbia la costanza di eseguire sedute ravvicinate (da 3 a 5 volte alla settimana), per almeno due-tre mesi.


La terapia dolce: le terme

Una cura efficace e naturale al 100% consiste nel programmare un ciclo di balneoterapia nei centri termali con acque dalle proprietà lenitive e antinfiammatorie.

«L’immersione, in vasche singole, nell’acqua sulfurea salsobromoiodica di Sirmione svolge un’azione eutrofica e normalizzante degli strati cutanei, facendo anche un leggero peeling», precisa il dottor Carlo Sturani, direttore sanitario di Terme di Sirmione (Brescia). «L’idrogeno solforoso e anche la presenza di lipidi naturali, che compongono la “firma” caratteristica delle nostre acque, stimolano la sintesi di interleuchina 10, uno dei principali antinfiammatori del nostro organismo», spiega Sturani.

Molto efficaci anche le acque termali bicarbonato calcio-magnesiache di Comano (Trento): l’alta percentuale di bicarbonati naturali e di magnesio riequilibra il pH e calma rossore e prurito, spegnendo l’infiammazione.

Accreditate dal Ssn, 12 sedute di balneoterapia termale costano 55 € e sono indicate anche ai bambini piccoli.


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Articolo pubblicato sul n. 16 di Starbene in edicola dal 03/04/2018

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