Cuore e anomalie cardiache, i progressi nelle cure

Un importante chirurgo ci racconta gli enormi progressi fatti nella cura delle anomalie cardiache che causano improvvisi arresti del cuore durante l’attività fisica (e non solo). Merito delle tecniche operatorie ma anche dell’attenzione al benessere del paziente. A tutte le età



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«Quando avevo 14 anni mio padre ha avuto un infarto (a soli quarant’anni). Ho passato una settimana in ospedale con lui fra la vita e la morte. Un episodio che mi ha segnato molto, e che mi ha fatto iscrivere prima a medicina e poi a cardiochirurgia». Racconta così Marco Pozzi, direttore del reparto di cardiochirurgia all’Ospedale Lancisi di Torrette – Ancona, riconosciuto come uno dei migliori in Europa, l’inizio della sua lunga e prestigiosa carriera dedicata al cuore dei bambini. Ma anche alla lotta contro le anomale cardiache e le morti improvvise, nello sport e fuori da campi e palestre. L’emozione nel sentirlo parlare è forte, perché lui opera soprattutto cuori minuscoli di bambini, salvandogli non solo la vita, ma anche la qualità di quest’ultima per il futuro. Quanto è lontana l’immagine del chirurgo freddo ed efficiente, e quanto è vicina quella del padre che cura, e che non si vergogna di mettersi a giocare in corsia per far sorridere, anche solo per un momento, un piccino che ha appena salvato.


Chi sono i vostri pazienti?

I bambini con malattie cardiache congenite, cioè presenti dalla nascita per motivi genetici (sono indicativamente uno su 100 nati) o problemi sorti dopo la nascita ma in età pediatrica. Inoltre i pazienti in età adulta (senza limite di età) ma con cardiopatie congenite.


Quindi questi problemi possono rimanere nascosti?

Sì perché sono malformazioni gravi ma senza segni clinici chiari e quindi possono persistere anche in età adulta. Esistono poi pazienti adulti che sono stati operati per una malformazione cardiaca alla nascita, che vanno seguiti nel tempo e a volte anche rioperati più volte come parte del programma di trattamento. Per esempio negli interventi nei quali dobbiamo usare un condotto valvolato (cioè un tubo con una valvola) in età pediatrica, con la crescita della persona il condotto andrà sostituito.


Quali sono i più frequenti?

Innanzitutto i “buchi nel cuore”, cioè delle comunicazioni all’interno del cuore che portano a un mescolamento anomalo del sangue. Poi abbiamo le ostruzioni all’uscita del sangue dal cuore, possono essere totali o parziali, e poi ci sono delle anomalie ancora più gravi in cui il cuore ha delle parti fondamentali mancanti. In ogni caso oggi abbiamo a disposizione degli interventi che possono consentire a questi bimbi di vivere ed avere una buona qualità di vita.


Come fate ad accorgervi che un neonato ha problemi?

Nel nostro Centro più della metà di questi bimbi ha già la diagnosi durante il periodo fetale: la malformazione cardiaca viene individuata con l’ecocardiogramma. In altri casi alla nascita si vede che il piccolo non sta bene, ha fenomeni di cianosi (colorazione scura della pelle) e la saturazione dell’ossigeno più bassa, fa fatica ad alimentarsi. In caso di scompenso cardiaco invece i bimbi tendono a essere piccoli (problemi di crescita), pallidi, ad avere una respirazione accelerata. Basta anche mettere uno stetoscopio sul loro torace per sentire dei soffi e rumori anomali.


Li dovete operare subito?

Per alcuni occorre intervenire nei primi giorni di vita, per la maggior parte si può aspettare qualche mese o persino il primo-secondo anno di età. È importante però intervenire nel momento più appropriato per consentire lo sviluppo di una circolazione più fisiologica e una migliore crescita del cuore e dei polmoni.


Ma sono interventi rischiosi? Lasciano grandi cicatrici?

Al momento il rischio è bassissimo. Da noi abbiamo abbattuto la mortalità allo 0,4% negli ultimi quindici anni mentre prima era oltre il 10%, per contestualizzare l’importanza di questo risultato va detto che la mortalità media europea è sopra il 3%. Il nostro team è molto efficiente, dai cardiologi per la parte diagnostica al gruppo degli anestesisti che sanno gestire al meglio questi piccoli. Non è solo questione di essere bravi chirurghi, è fondamentale che tutta la squadra lavori unitamente ed ad un livello professionale molto alto. Anche le cicatrici sul torace del bambino sono decisamente più piccole: prima erano estese più della lunghezza dello sterno, oggi sono decisamente meno lunghe. Non si vedono se porti una maglietta e, grazie alle ultime tecniche di sutura, col tempo rimane una fine linea bianca che crescendo diventa quasi invisibile.


Un bambino operato da voi poi può fare dello sport?

La maggior parte , non tutti riescono a fare attività agonistica ai massimi livelli (faccio la partita a calcio ma non entrerò in serie A). Un genitore che assiste a una partita amatoriale e non sa che c’è un giocatore operato al cuore non lo distingue dagli altri. Per il resto la vita è normalissima.


E gli adulti? Come evitare una morte improvvisa?

Un gruppo particolare di cardiopatici è quello che si rivela per la prima volta con la morte improvvisa. Si tratta spesso di atleti di alto livello, alcuni di questi, particolarmente famosi, hanno portato all’attenzione della stampa questo problema che può essere dovuto a un’anomalia congenita delle coronarie. È sicuramente una problematica rara, ma che può interessare tutti gli sportivi e non solo. Il nostro centro si interessa di questo grave problema da oltre 12 anni e abbiamo fatto dei grossi progressi sia sul piano diagnostico che su quello della correzione chirurgica con eliminazione dell’anomalia anatomica, e quindi eliminazione del rischio di morte improvvisa e ritorno degli atleti alla loro attività professionale. Ora ci stiamo battendo per mettere in atto una campagna di prevenzione che ci porti a identificare questi pazienti a rischio e quindi prevenire alcune di queste morti improvvise. Per questo dobbiamo innanzitutto sapere se qualcuno in famiglia ha avuto una morte improvvisa e inspiegabile. In questi casi di familiarità spesso basta un ecocardiogramma per accertare o meno dei difetti cardiaci. Ma l’esame va fatto da una persona esperta o in un Centro specializzato, perché la maggioranza dei cardiologi non è stata formata per fare questo tipo di valutazione.


Quali i segni premonitori?

Episodi di dolore e senso di compressione al petto, giramenti di testa che si hanno durante un'attività fisica o subito dopo non vanno mai sottovalutati, anche se nella maggior parte dei casi non sono sintomi importanti, spesso derubricati a fatica, sforzo eccessivo, superallenamento. Anche svenimenti e senso di malore contingenti o dopo lo sport vanno approfonditi. Ognuno di questi sintomi durante o dopo uno sforzo vanno valutati e va ricordato che non sono limitati ad atleti di alto livello o a sportivi: ricordo una ragazza che dopo una corsa per prendere il bus ha avuto un infarto ed è stata diagnosticata con una di queste anomalie coronariche. Tutti questi sintomi sono dei campanelli d’allarme che possono salvare la vita a una persona se vengono apprezzati e portano ad una valutazione approfondita della persona in questione.



Quel battito d'ali che fa bene al cuore

Si chiama Un battito di ali l’Associazione onlus che promuove e sostiene iniziative a favore dei bambini cardiopatici e delle loro famiglie all’Ospedale di Ancona. «La quantità di progetti che sforna questa associazione è incredibile», racconta Pozzi. «I genitori dei bambini cardiopatici sono seguiti in tutte le loro esigenze e fasi del ricovero. L’obiettivo è quello di curare ogni aspetto della vita della famiglia in queste evenienze, dal momento della diagnosi fino al dopo-dimissioni (giochi e intrattenimento in corsia compresi), con supporto psicologico e organizzativo».



Qui si fa osteopatia a neonati e genitori

L'eccellenza nell'eccellenza. Il centro diretto da Pozzi è il primo reparto di cardiochirurgia pediatrica e congenita in Italia a introdurre la delicata manipolazione osteopatica post-chirurgica dal neonato all’adulto. «La manipolazione osteopatica riporta più velocemente i pazienti cardiopatici operati a una fisiologia normale. Agisce sul dolore, rilassa i muscoli, riequilibra i ritmi sonno-veglia e la peristalsi intestinale, tanto che l’abbiamo estesa anche dopo la dimissione dall’ospedale ed ora abbiamo in programma di estenderla anche ai genitori che spesso passano lunghi periodi in ospedale».


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