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Colesterolo: i 5 falsi miti più diffusi da sfatare

Questo grasso è noto per essere un importante “termometro” del rischio cardiovascolare, ma non tutte le informazioni che circolano in materia sono corrette. Leggi qui

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Non sempre i cattivi sono totalmente malvagi. È il caso del colesterolo, che non è pericoloso in senso assoluto: questa sostanza grassa, infatti, è normalmente presente nel sangue ed è necessaria all’organismo, perché compone le membrane cellulari, forma gli acidi biliari e partecipa alla sintesi di alcuni ormoni, oltre che della vitamina D. Il problema nasce quando aumentano troppo i suoi livelli, in particolare quelli della frazione LDL, perché queste molecole si depositano sulle pareti delle arterie, generando ispessimenti al loro interno (placche aterosclerotiche) che si trasformano nel principale fattore di rischio per il nostro cuore. Purtroppo, però, la disinformazione ha portato alla diffusione di falsi miti intorno a questo grasso: sfatiamo i principali insieme al dottor Giacomo Boccuzzi, direttore f.f. della struttura di Cardiologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.


Il colesterolo alto è un problema che riguarda solo le persone anziane

Falso. L’aterosclerosi è una patologia infiammatoria cronica, progressiva e completamente asintomatica nelle prime fasi: con il tempo, i depositi di colesterolo iniziano a “sporgere” all’interno dei vasi sanguigni e ne riducono il calibro (stenosi), ostacolando il deflusso del sangue e arrivando talvolta a ostruirne totalmente il passaggio. Questo processo può iniziare sin dalle prime decadi di vita con una genesi multifattoriale e tra i fattori di rischio figura proprio l’ipercolesterolemia, insieme al diabete, all’ipertensione e al fumo di sigaretta. Ciò significa che non esiste una soglia di età a partire dalla quale bisogna iniziare a preoccuparsi del colesterolo alto, perché sin da bambini è fondamentale adottare uno stile di vita sano per evitarne un aumento patologico. Poi, intorno ai 20 anni per gli uomini e intorno ai 30 anni per le donne, è comunque bene misurarlo per valutarne i livelli e capire se esiste un’eventuale predisposizione genetica all’ipercolesterolemia, se ci sono malattie sottostanti che possono aumentarlo (come l’ipotiroidismo) o se sono presenti altri fattori di rischio modificabili.

 

Le donne non corrono alcun rischio

Falso. I principali ormoni sessuali femminili, ovvero gli estrogeni, proteggono dall’aumento dei lipidi nel sangue e svolgono un’azione antiossidante sulle arterie, abbassando le probabilità di insorgenza dell’aterosclerosi. Con l’avvento della menopausa, però, il fisiologico calo di questi ormoni annulla il vantaggio rispetto alla popolazione maschile, al punto che le malattie cardiovascolari rappresentano nel mondo occidentale la prima causa di morte e disabilità nel sesso femminile. Per questo motivo, sin dall’infanzia e poi dall’adolescenza, anche le donne devono condurre uno stile di vita corretto, svolgendo una regolare attività fisica, moderata e aerobica: in questo modo, è possibile prevenire il colesterolo alto e future manifestazioni patologiche.

 

I valori ottimali di colesterolo sono uguali per tutti

Falso. Non esiste un obiettivo uguale per tutti, perché la “soglia” ottimale di colesterolo va commisurata all’entità del rischio globale di essere colpiti da un evento cardio o cerebrovascolare negli anni successivi, da calcolare in base ad apposite tabelle: più questo valore è elevato, minore deve essere la concentrazione di colesterolo nel sangue. Chi ha un rischio molto alto (pazienti con malattia cardiovascolare documentata, con pregresso infarto o ictus ischemico, con insufficienza renale grave o con diabete e uno o più fattori di rischio cardiovascolare e/o marker di danno d’organo) dovrebbe abbassare il colesterolo LDL sotto i 55 mg/dL, chi presenta un rischio alto (pazienti con dislipidemie familiari o ipertensione severa, diabetici senza fattori di rischio cardiovascolare e senza danno d’organo, pazienti con insufficienza renale cronica moderata) non deve superare i 70 mg/dL, chi ha un rischio moderato (giovani con diabete presente da meno di dieci anni e in assenza di altri fattori di rischio) deve stare sotto i 100 mg/dL, chi presenta un rischio basso può arrivare anche a 115 mg/dL. In ogni caso, anche nella popolazione sana (a basso rischio), il valore di LDL va mantenuto il più basso possibile.

 

Non bisogna mangiare uova e formaggi

Falso. La dieta pesa solamente per il 25 per cento sui valori plasmatici di colesterolo, mentre il restante 75 per cento è dovuto alla produzione endogena (quella che avviene direttamente nell’organismo, soprattutto a livello del fegato). Va detto, comunque, che la dieta mediterranea è benefica perché protegge dall’ipertensione, con cui spesso il colesterolo alto va a braccetto per creare danni: il 50 per cento dell’apporto calorico quotidiano deve derivare dai carboidrati, il 20 per cento dalle proteine e il 30 per cento dai grassi, di cui non oltre il 7 per cento devono essere saturi (burro, strutto, lardo, carni grasse, etc), il 10-15 per cento polinsaturi (pesce) e la quota restante monoinsaturi (olio extravergine di oliva).

 

Il colesterolo circolante è tutto uguale

Falso. Le lipoproteine a bassa densità (LDL) trasportano il colesterolo sintetizzato dal fegato ai tessuti periferici, compreso quello vascolare, dove possono formarsi le placche aterosclerotiche. Al contrario, le lipoproteine a bassa densità (HDL) eseguono il trasporto inverso, ovvero rimuovono il colesterolo dai tessuti periferici al fegato, dove viene eliminato con la bile. Per questo motivo si parla di colesterolo buono in riferimento alla frazione HDL e di colesterolo cattivo in merito alla frazione LDL. Ecco perché, nei comuni esami del sangue, questi due valori sono più importanti rispetto al dosaggio del colesterolo totale.


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