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Astigmatismo, che cos’è e le nuove soluzioni per curarlo

Oggi hai un’ampia possibilità di scelta: dagli occhiali con montature peso piuma all’inserimento di piccolissime lenti all’interno dell’occhio

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L’astigmatismo è un difetto visivo, quasi sempre di natura congenita, che deforma leggermente le immagini.

«Normalmente la cornea, la parte trasparente dell’occhio più importante per la rifrazione della luce, ha una forma semisferica», esordisce il dottor Lucio Buratto, direttore del Centro ambrosiano oftalmico (Camo) di Milano. «Negli astigmatici la cornea assume una forma ovoidale, tipo pallone da rugby. Se è allungata verticalmente, le immagini risulteranno leggermente oblunghe, se è allargata orizzontalmente la visione lo sarà altrettanto, con immagini un po’ “dilatate”, mentre se la deformazione della superficie corneale è obliqua si vedranno i contorni distorti».

Raramente il problema si presenta da solo, molto spesso si accompagna a un difetto refrattivo che, nella prima infanzia, è più frequentemente l’ipermetropia (difficoltà di messa a fuoco da vicino), mentre dopo i 12-13 anni predomina la miopia (cattiva visione da lontano).

«Questo accade perché anche l’occhio cresce, passando da 16-17 mm di lunghezza dei neonati fino ai 22-24 mm dell’adolescenza avanzata», spiega Buratto. «Allungandosi il bulbo oculare, può accadere che l’ipermetropia passi da sola. Ma se la crescita è eccessiva, si può scivolare nel difetto opposto: la miopia. In entrambi i casi, occorre identificare i disturbi della vista e cercare di correggerli fin dalla più tenera età».


Gli occhiali e le lenti a contatto

La soluzione più diffusa, quando viene diagnosticato l’astigmatismo, è la prescrizione di occhiali con lenti correttive.

Oggi si possono scegliere montature peso piuma che assicurano il massimo comfort: di recente l’astro nascente della ginnastica artistica mondiale, la sedicenne Morgan Hurd, ha addirittura vinto l’American Cup saltando e volteggiando con gli occhiali. Ma c’è comunque chi è infastidito dal dover portare qualcosa sul naso.

Gli astigmatici, inoltre, per avere una buona visione laterale sono obbligati a girare la testa, in modo che lo sguardo resti al centro della lente. Se “sbirciano” obliquamente, vedono subito distorto: uno svantaggio non da poco.

«Occorre poi ricordare che, se l’astigmatismo è monolaterale con significative differenze tra un occhio e l’altro (per esempio, il sinistro ha quattro diottrie mentre il destro vede benissimo), la lente correttiva non riesce a compensare il difetto: di conseguenza l’occhio che vede poco diventa pigro e lavora sempre meno», spiega Claudio Macaluso, professore associato di oftalmologia all’università di Parma.

«Una buona alternativa, che si può adottare fin dagli 8-9 anni di età, sono le lenti a contatto ultrasottili e monouso, che correggono perfettamente l’astigmatismo e il difetto refrattivo associato. Non sempre, però, sono ben tollerate. In alcuni soggetti possono dare problemi di secchezza oculare, prurito e fastidiosa sensazione di corpo estraneo o di sabbia negli occhi».


L’intervento laser

Chi vuole sbarazzarsi definitivamente del problema può ricorrere alle tecniche di laserchirurgia, che restituiscono alla cornea la fisiologica curvatura semisferica.

«Si può fare l’operazione dai 18 anni, quando la miopia si è stabilizzata, o anche prima (15-16 anni) se l’astigmatismo è in coppia con l’ipermetropia e se vi sono fastidiose differenze tra un occhio e l’altro», spiega il professor Macaluso.

L’operazione si effettua con il laser a eccimeri, che viene utilizzato secondo due diverse tecniche: la Prk e la Lasik. «La prima può essere adottata solo per la correzione di difetti visivi uguali o inferiori alle due diottrie, mentre la seconda va bene anche per le forme più serie», spiega il dottor Lucio Buratto.

«L’intervento dura 10 minuti a occhio. Si instilla un collirio anestetico e si procede rimodellando la superficie corneale con il raggio laser, dopo aver inserito in un programma computerizzato una chiavetta Usb, “caricata” di tutti i dati emersi dagli esami preoperatori. Serve a eseguire un intervento strettamente personalizzato, in base alla forma, alle irregolarità e alle caratteristiche micromillimetriche della propria cornea. La differenza tra la Prk e la Lasik? Nel primo caso vengono fatte delle microincisioni sulla superficie anteriore della cornea (quella più esterna); nel secondo con il laser a femtosecondi si crea una “porta d’accesso” alla sua parte più interna, rimodellandola poi da dentro con il laser a eccimeri».

La Prk è più dolorosa (2 giorni di fastidio e fotofobia) perché viene asportato l’epitelio su un’area circolare di 8 mm circa, che risulta come graffiata. Ben tollerata è, invece, la Lasik che ha un decorso operatorio agevole. In entrambi i casi occorre usare un collirio antibiotico e antinfiammatorio per una settimana, occhiali da sole per qualche giorno e lacrime artificiali per un paio di mesi.


Le lenti intraoculari

La novità per chi presenta un astigmatismo e una miopia elevata (indicativamente sopra le 4 diottrie) e vuole sbarazzarsi degli occhiali, è la possibilità di inserire all’interno dell’occhio delle piccole lenti intraoculari chiamate Iol (Intra Ocular Lens).

«Altrimenti, con il laser c’è il rischio di assottigliare troppo la cornea», spiega il dottor Buratto. «Anche se la scelta è molto soggettiva: esistono pazienti molto astigmatici e miopi che hanno uno spessore corneale di 600 micron (e sono, quindi, candidabili al laser) e altri con meno diottrie ma con una cornea spessa 400 micron che lascia poca scelta. In questo caso, le Iol attraverso una microincisione classica vengono posizionate davanti o dietro l’iride e andranno sostituite, in futuro, solo dopo l’intervento di cataratta tipico della terza età».

In quest’ultimo caso è possibile inserire dei cristallini trifocali in grado di correggere tutti i difetti visivi.


Gli esami pre-operatori

Prima di sottoporsi a un intervento laser o di farsi inserire le lenti intraoculari occorre fare questi esami, rapidi e totalmente indolori:

Topografia corneale: è una “mappatura” della cornea, con cui vengono rilevate forma e misure. I topografi più nuovi associano la possibilità di eseguire una mappa pachimetrica, esame che rileva lo spessore, punto per punto, di tutta la cornea.

Aberrometria: è un test che utilizza una luce tipo laser, puntandola sugli occhi. Il modo in cui viene riflessa dalla retina viene elaborato dal computer per diagnosticare miopia, astigmatismo, ipermetropia e imperfezioni visive dell’occhio.

Autorefrattometria: è un esame complementare all’aberrometria. Analizza la rifrazione dell’occhio quando viene colpito da una fonte luminosa, non di natura laser. Serve anch’essa per stabilire con la massima precisione il grado di astigmatismo e di altri difetti refrattivi concomitanti.


Bambini: la visita a 3 anni

Vuoi scoprire per tempo se tuo figlio soffre di astigmatismo o altri difetti visivi? Prenota una visita dall’oculista a tre anni.

«Pochi genitori la mettono in calendario e sospettano disturbi alla vista solo quando il bambino inizia la scuola, fatica a leggere e a scrivere, si stanca subito e si stropiccia gli occhi», spiega il professor Macaluso. «È invece importante evitare che i difetti impediscano il normale sviluppo visivo (“occhio pigro”): una vista ridotta anche di 2-3/10 non può essere più curata bene se si interviene troppo tardi».


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Articolo pubblicato sul n. 14 di Starbene in edicola dal 20/03/2018

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