Infermieri di famiglia e comunità: tre belle storie italiane da conoscere

In Campania c’è il servizio “cura mamme”, nelle Marche i pazienti oncologici sono assistiti a casa. In Liguria gruppi di cammino permettono agli anziani di fare attività fisica in mezzo alla natura socializzando



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Gli infermieri di famiglia e comunità sono professionisti ancora rari ma estremamente preziosi che assistono le persone fuori dall’ospedale. Figura introdotta da poco, grazie al Patto per la Salute 2019-2021, confermata dal Decreto “Rilancio” del 2020, oggi sono solo circa 3mila in Italia. Ma ci sono esempi bellissimi nella Penisola, raccontati dal docufilm Ovunque per il bene di tutti di Gianluca Rame promosso dalla FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche). 

Ecco tre belle storie da conoscere.


In Campania c'è il servizio "cura mamme"

Laura è diventata da poco mamma, ma dopo che il suo piccolo Filippo è stato ricoverato, ha riscontrato dei problemi con l’allattamento. Per aiutarla bussano alla sua porta l’infermiera pediatrica Maria Lidia e l’ostetrica Rosanna, due operatrici sanitarie del progetto di Home Visiting avviato nel 2013 come sostegno alla genitorialità dalla ASL Napoli 3 Sud nell’ambito del Piano regionale della Prevenzione. L’obiettivo del servizio «è porre al centro le azioni di prevenzione e promozione della salute dei bambini, soprattutto in un periodo particolare della loro vita che corrisponde ai primi mille giorni», spiega Margherita Ascione, infermiera pediatrica referente dei processi formativi aziendali.

«La presenza degli operatori sanitari a casa, tutte le volte che si ha bisogno, aiuta moltissimo a risolvere tutti quei dubbi che una neomamma può avere», spiega Laura.


Nelle Marche i pazienti oncologici sono assistiti a casa

«Io non ho scelto di fare l’infermiera: ci sono finita per caso, poi m’ha preso e l’ho fatto tutta la vita». Franca Pulita è la prima a raccontare la sua esperienza sul territorio nel docufilm Ovunque per il bene di tutti. Per lei il lavoro è diventato una vera e propria missione. Per questo, una volta in pensione, ha deciso di rimettersi in gioco insieme a una collega creando un’associazione (Artis Onlus) dedicata all’assistenza domiciliare gratuita dei pazienti (per lo più oncologici) in fase avanzata di malattia.

Con il tempo il progetto è cresciuto e, grazie all’aiuto dei familiari dei malati, Franca ha preso in affitto una casa dell’Anas per aprire un ambulatorio dove offrire assistenza a 360 gradi. «La patologia oncologica è complessa, non fai solo la medicazione. È tutto l’insieme che ti prendi addosso», spiega. «Non saprei stare ferma dentro casa. Se il malato mi chiama, io ci devo andare».


La Liguria offre una rete di sostegno per gli anziani

«È stato molto bello perché alla fine del percorso eravamo tutti più sciolti, stavamo bene: è davvero molto utile». Lo dice col sorriso sulle labbra la signora Maria, dopo aver fatto la sua consueta passeggiata nei boschi dell’entroterra ligure insieme ai compagni dei gruppi di cammino creati dall’infermiera di famiglia e comunità Antonella Fretto. L’obiettivo del progetto è assistere gli anziani sul territorio, tra socialità e pratiche salutari, in modo da evitarne l’ospedalizzazione e, allo stesso tempo, prevenire lo spopolamento dei paesini.

«I gruppi di cammino sono partiti per volontà mia perché ci ho creduto infinitamente», racconta Antonella davanti alle telecamere. «Noi giochiamo un ruolo di rete intorno all’utente e alla famiglia. La cosa più bella che in questi quattro anni e mezzo di lavoro ho potuto vivere e toccare con mano è che siamo diventati un punto di riferimento per queste persone».



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