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Un disegno di legge per i plusdotati a scuola

Spesso distratti e iperattivi e irrequieti, hanno un’intelligenza superiore alla media, ma finora sono stati ignorati. Sono gli studenti cosiddetti plusdotati, circa 430 mila in Italia. Al Senato è in discussione un disegno di legge per valorizzarli

Foto: iStock



Hanno una mente brillante, apprendono con facilità, mostrano pensiero critico precoce e una creatività fuori dal comune. Eppure, nella scuola italiana, sono fra i più frustrati e il rovescio della medaglia è spesso distrazione e iperattività. Sono gli studenti plusdotati, circa 430 mila in Italia, secondo le stime del ministero dell’Istruzione. Una stima molto approssimativa visto che, in assenza di un riconoscimento ufficiale e di protocolli specifici, è difficile fare la conta.

Ma qualcosa sta per cambiare: in Senato è in discussione un disegno di legge, il numero 180, già approvato dalla commissione cultura, per valorizzare gli studenti con un alto potenziale cognitivo.

Studenti plusdotati, fenomeno in crescita ancora incompreso

Davanti a quello che sembra un fenomeno crescente, la scuola al momento è impreparata. «Non ha ancora strumenti né formazione adeguata per affrontarlo» spiega Gloria Torri, insegnante, mamma di una plusdotata e autrice di Le mani di Gloria (Om edizioni), un manuale pratico per riconoscere e affiancare i bambini con una marcia in più.

«Gli insegnanti sono oberati da burocrazia, classi affollate, difficoltà linguistiche degli studenti stranieri e richieste crescenti di controllo tra un’ora e l’altra. In questo scenario, manca il tempo e l'entusiasmo per approfondire il mondo dei ragazzi plusdotati. Eppure anche loro, come gli altri BES, cioè gli alunni con bisogni educativi speciali, hanno bisogno di attenzione e supporto mirati». Già, perché la plusdotazione non è un privilegio, ma una caratteristica da riconoscere e gestire con competenza, proprio come avviene con altre neurodivergenze.

La nuova legge rappresenta un primo passo. Prevede per esempio l’istituzione di un referente scolastico, un piano didattico personalizzato e un percorso formativo obbligatorio per i docenti. Basterà? «In realtà, per stimolare questi alunni servirebbero piuttosto docenti di un ordine scolastico superiore che siano anche mentori» spiega Torri. «E il piano di studi personalizzato richiederebbe approfondimenti individuali nelle aree di apprendimento in cui ogni plusdotato eccelle in base ai test». Perché la legge abbia un impatto reale, quindi, serviranno anche risorse e un vero cambio culturale.

Gli esempi che fanno scuola in Europa

In altri Paesi europei, la situazione è già diversa. In Finlandia, ad esempio, gli studenti plusdotati possono avanzare nel curriculum secondo i propri tempi, con programmi di arricchimento pratico. In Germania ci sono classi speciali e collaborazioni con università locali.

Nei Paesi Bassi, il "curriculum differenziato" consente di scegliere materie avanzate e include programmi di mentorship. In Inghilterra esistono da anni i programmi "Gifted and Talented", mentre in Svezia si lavora su progetti creativi e laboratori di innovazione.

Il denominatore comune? Riconoscere il talento e dargli spazio. «Da noi, purtroppo, chi può permetterselo è costretto a rivolgersi a scuole private, spesso d’impronta anglosassone, dove i percorsi personalizzati sono appunto la norma».

Se la genialità diventa un ostacolo

Attualmente, chi è già riconosciuto come plusdotato, ha una diagnosi basata su test psicoattitudinali somministrati da neuropsichiatri. «Non si tratta solo di misurare il QI. Si osservano picchi in aree cognitive specifiche, come il pensiero astratto, l’abilità spazio-figurativa o la memoria» spiega Torri.

In mancanza di una diagnosi, gli insegnanti dovrebbero essere formati per riconoscere e segnalare i “sospetti plusdotati”. In genere, essere “molto intelligenti” e un po’ irrequieti non è di per sé un segnale certo. «Si capisce quando il bambino inizia a soffrire il contesto scolastico. Può mostrare disagio emotivo, rifiuto delle regole, comportamenti oppositivi. E spesso, purtroppo, viene isolato o bullizzato dai compagni, perché percepito come “diverso”».

Paradossalmente, infatti, una mente brillante può diventare un ostacolo nella vita sociale. «Dai 12 anni in poi il fenomeno del drop out scolastico tra i plusdotati è molto diffuso» continua Torri. «La noia li rende irrequieti, distratti. Nelle scuole medie, si sentono sempre più distanti dai coetanei, dai loro interessi e dai loro discorsi. L’ipersensibilità li porta ad allontanarsi per difendersi da comportamenti che ritengono aggressivi e da discorsi che li annoiano profondamente. Un insegnante che stimano, capace di stimolarli e comprenderli, può rappresentare un faro per loro, un appiglio che dia un senso al loro stare a scuola. E fare la differenza».


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