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Vaccino anti Covid di Oxford, la sperimentazione riparte

La volontaria che ha presentato una reazione avversa al vaccino anti Covid-19 di Oxford in sperimentazione ora sta bene. La ricerca va avanti avanti. Il parere dell’immunologo Alberto Mantovani

credits: istock



Il più famoso dei vaccini anti Covid, quello britannico (o di Oxford) è uno dei più promettenti strumenti di lotta al Covid-19 in fase avanzata di sperimentazione. Qualche giorno fa, però, l’allarme: una volontaria ha avuto una grave reazione avversa ed è scattato il blocco della sperimentazione in tutto il mondo (sono decine di migliaia i volontari in diversi Paesi, 18mila solo nel Regno Unito), come vuole la procedura di sicurezza in questi casi.

Si è subito istituita una Commissione indipendente di controllo ed ecco la buona notizia: la volontaria sta bene e l’evento avverso non è ricollegabile alla vaccinazione. Dunque, si ricomincia a sperimentare e a sperare.

«È davvero un bene che queste procedure di sicurezza scattino immediatamente e in modo trasparente ed efficace: è fondamentale, infatti, mettere sempre in prima linea la sicurezza, anche quando la “fretta” di arrivare a una soluzione è pressante come in questo periodo», commenta Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e immunologo. «Questo vaccino è infatti in fase tre (sperimentazione allargata a decine di migliaia di persone) e i risultati pubblicati sono incoraggianti, ma la corsa alla soluzione, che vede tanti gruppi di studio al lavoro nel mondo, non può usare scorciatoie, e il sistema di sicurezza funziona bene».


Professore, quanto tempo ci vorrà per avere il vaccino anti-Covid-19 in commercio?

«Al momento non lo sappiamo, anche perché abbiamo visto che gli imprevisti sono sempre possibili», replica Mantovani. «Ci sono stime diverse. Io vorrei un vaccino efficace e sicuro oggi o ieri. Però continuo a pensare che sia difficile avere un vaccino efficace e sicuro prima del 2021».


E l’ormai noto vaccino “russo”, dato come di imminente commercializzazione?

«Un conto sono le dichiarazioni politiche, un conto la scienza e la fase di ricerca», sottolinea Mantovani. «I colleghi russi hanno pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet i risultati a oggi. Sono nella fase 2, quella con sperimentazione ristretta sull’uomo (50+50 pazienti) tesa soprattutto a testare la sicurezza (la fase 3 testa sicurezza ed efficacia su vasta scala). La strada è ancora lunga e dobbiamo essere prudenti, come Oxford ci insegna».

pubblicato il 18 settembre 2020

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