Elisa Di Francisca: una mamma all’assalto

Crescere Ettore, il suo bimbo di un anno, e intanto centrare le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono i prossimi obiettivi di Elisa Di Francisca, campionessa di fioretto. Che ci ha spiegato anche come ha fatto a perdere i 16 chili presi durante la gravidanza



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Tommaso De Dona

Elisa Di Francisca


Tante medaglie al collo, la più scintillante di tutte quella dell’oro olimpico nel fioretto individuale a Londra 2012, e un mantra tatuato in bella evidenza sul braccio sinistro: “Muore lentamente chi evita la passione, chi non rischia la propria sicurezza per l’insicurezza di un sogno”. Tenendo sempre ben presenti queste parole, Elisa Di Francisca, 36 anni il prossimo 13 dicembre, s’è imposta a livello mondiale nella scherma e vive ora la sua nuova dimensione di mamma-atleta con altri due sogni da trasformare in realtà: seguire il più da vicino possibile la crescita di Ettore, 14 mesi di simpatica vitalità che si fanno sentire anche durante la nostra intervista, e centrare la sua terza Olimpiade, salendo in pedana a Tokyo 2020.


Elisa, si può quindi essere una mamma attenta e presente senza rinunciare a mettersi in gioco in altri ruoli?

«Si deve. Ho deciso di avere un figlio dopo aver trovato il vero amore e dopo aver vinto tutto il possibile nella scherma. Da un certo punto di vista potevo considerarmi appagata nello sport come nella vita, ma la maternità – oltre a un’esperienza stupenda – è risultata uno stimolo a ricominciare con nuovo entusiasmo. A partire dalla prima gara di Coppa del Mondo ad Algeri, in programma il prossimo novembre, in pedana sarò ancora una volta da sola, con le mie emozioni e le mie paure. Ma sono certa che il pensiero di Ettore, il sapere che c’è lui ad attendermi, mi darà più sicurezza e determinazione».


La maternità ti ha reso insomma più forte?

«Sì. Oggi mi sento un’atleta migliore, perché più tranquilla e serena. Ho sempre avuto un approccio quasi ossessivo non solo alle gare, ma anche agli allenamenti: davanti allo specchio in sala scherma trovavo che il mio movimento non fosse mai bello, scovavo sempre qualche imperfezione su cui arrovellarmi… Essere madre mi sta invece insegnando a relativizzare, a bilanciare meglio tutto».


Come hai vissuto i mesi della gravidanza?

«Psicologicamente, sempre in modo molto sereno. Fisicamente, all’inizio non facevo altro che mangiare e dormire, il che ha inciso sui 16 kg presi nei nove mesi. Poi mi sono messa a camminare parecchio, a fare piscina e poi anche Pilates, che devo dire mi ha aiutato parecchio: lo consiglio senza esitazioni a tutte le future mamme».


Sei tornata in pedana agli Assoluti di Milano a meno di un anno dal parto, vincendo tra l’altro il Trofeo interforze con la squadra delle Fiamme Oro. Il segreto del tuo recupero-lampo?

«Per prima cosa ho pensato a smaltire il sovrappeso con la corsa, poi sono tornata gradualmente ai miei piani di allenamento. In questi giorni alterno giornate di preparazione atletica, con esercizi di stretching, reattività e resistenza, con altre dedicate invece interamente alla scherma. Al momento mi è richiesto un impegno di un paio di ore al giorno, che saliranno a 5 in prossimità degli appuntamenti più importanti. Il segreto? Quello più scontato: dedicarsi con impegno e costanza a un obiettivo, con la passione che ti aiuta a non sentire i sacrifici».


Nemmeno quelli a tavola?

«In questo devo dire che sono davvero fortunata, perché mi piace proprio mangiare sano. Mi concedo ogni tanto un bicchiere di vino quando sono fuori a cena o magari un gelato, ma mi viene istintivo seguire una dieta corretta ed equilibrata. Quindi, sto solo attenta ad assumere proteine, carboidrati e grassi nella giusta misura, con la regola-base di non far mai mancare l’apporto proteico in un’eventuale pasta, pizza o insalatona».


Qual è l’ostacolo che temi di più nel percorso verso Tokyo 2020?

«Non ho timori particolari, quanto piuttosto la volontà di non sottrarre tempo a mio figlio. Cercherò di portarlo sempre con me, a patto ovviamente che non diventi un problema per lui, e nei periodi di allenamento studierò il modo di conciliare il tutto come devono fare tantissime altre mamme. Anche per questo ho aperto il blog mammatleta.it: per tenere un diario, ma anche per confrontarmi con le altre donne e scambiarci consigli e pareri in base alle reciproche esperienze. Mi dicevano per esempio che con la ripresa degli allenamenti mi sarebbe andato via il latte: invece io non ho avuto problemi e ho potuto tenere al seno Ettore fino all’anno».


Hai qualche arma particolare per gestire lo stress?

«Non voglio sembrare presuntuosa, ma – a dispetto delle mie “ossessioni” di perfezionismo di cui ho parlato prima – non ho mai avuto lo stress come avversario. Credo che la soluzione stia nel potersi dire ogni volta che tu hai comunque fatto tutto quello che potevi, nel non avere nulla da rimproverarsi. Poi devo ammettere che la mia arma segreta è Ivan, il mio compagno: il suo aiuto è fondamentale per gestire Ettore e tenere sotto controllo eventuali ansie. Il nostro è stato il classico colpo di fulmine (sul set di una trasmissione Tv di cui era produttore, ndr), ma ho poi subito capito che era l’uomo giusto per il suo modo di prendersi cura di me, per come si interessa alle cose che io amo, a partire ovviamente dalla scherma».


Una disciplina che consigli di praticare perché…

«Perché è una scuola di vita: per ogni azione ce n’è sempre una contraria, per ogni problema c’è sempre una soluzione, anche se magari non è così immediato trovarla. La scherma insegna il rispetto per l’avversario, la velocità mentale, l’istinto di sopravvivenza. E può essere iniziata a qualsiasi età: può confermarlo anche mia madre, che si è iscritta a un corso serale perché voleva capire qualcosa di più di quello che facevo io, scoprendo poi tutto il benessere e il divertimento che regala questo sport».


E a te ha divertito il set fotografico per Starbene?

«Un sacco! Una donna deve essere sempre attenta alla sua femminilità, al suo look: non smetto mai di ripeterlo alle mie amiche e anche a mia madre. Personalmente, ho cura della mia immagine anche quando sono in ritiro: se sto per qualche giorno struccata, solo con la scarpa da tennis, mi viene la depressione. Vedersi al meglio aiuta a dare il meglio».


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Articolo pubblicato sul n. 44 di Starbene in edicola dal 16/10/2018



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