Non avere paura di sgarrare
Anche se non sempre lo ammettiamo, moltissime di noi si sentono perennemente a dieta e sono convinte che quel pasto diverso, quel momento di “concessione”, trasformerà il piacere di un momento in una sequela di sofferenze e fatiche. La dieta, nella testa di moltissime persone, somiglia spesso a una questione di “tutto o niente”: o la rispettiamo al 100% o non la facciamo. Non è vista come un modo per imparare a gustare, assaporare, scegliere e mescolare cibi e nutrienti, per cui ogni piccola libertà viene bollata automaticamente come trasgressione.
Per questo l’invito a cena, anche se idealmente desiderato, rischia di diventare una “trappola” da evitare, perché rimanda all’idea spiacevole di sgarrare e rischia di trasformarsi in un tormentone dalle conseguenze insopportabili. Al punto che i corteggiatori più attenti, a volte, imparano a non ripetere la proposta una seconda volta. Mentre alcuni pranzi o cene di lavoro si trasformano in una gara a chi lascia più avanzi nel piatto, con relativo supplemento di sensi di colpa e di insoddisfazione.
Mangiare insieme, invece di essere un momento in cui confrontarsi su vari temi e interessi, viene visto nella sua dimensione più povera. Non ci si occupa di filosofia o di sentimenti, ma solo di calorie e centimetri. Un po’ come se, parlando di un appartamento in riva al mare, ci si soffermasse non sulla bellezza del panorama ma solo sui metri quadri da pulire e il numero di finestre da lavare.