Bilharziosi

Malattia parassitaria dovuta all’infestazione a opera di trematodi del genere Schistosoma (è detta infatti anche schistosomiasi), che vivono nell’apparato circolatorio dell’uomo. Le bilharziosi colpiscono centinaia di milioni di individui nei paesi in via di sviluppo. Insieme a malaria, filariasi, leishmaniosi, tripanosomiasi e lebbra, sono oggetto di un programma di lotta e di ricerca prioritaria, guidato […]



Malattia parassitaria dovuta all’infestazione a opera di trematodi del genere Schistosoma (è detta infatti anche schistosomiasi), che vivono nell’apparato circolatorio dell’uomo. Le bilharziosi colpiscono centinaia di milioni di individui nei paesi in via di sviluppo. Insieme a malaria, filariasi, leishmaniosi, tripanosomiasi e lebbra, sono oggetto di un programma di lotta e di ricerca prioritaria, guidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).


Tipi di bilharziosi

Sono quattro i principali tipi di schistosomi che infettano l’uomo:

  • Schistosoma mansoni e Schistosoma japonicum (che provocano forme intestinali diffuse nelle Antille, in Brasile, nell’Africa nera, in Egitto, nella penisola arabica e in Cina, nelle Filippine, in Indonesia, nella penisola indocinese);
  • Schistosoma intercalatum (all’origine di una bilharziosi rettale presente soprattutto nell’Africa centrale);
  • Schistosoma haematobium (che causa una bilharziosi urinaria, presente in Africa e nel Vicino Oriente).

Questi vermi hanno lo stesso ciclo evolutivo e riproduttivo: a ogni specie parassita corrisponde una ben precisa specie di mollusco d’acqua dolce. La trasmissione della malattia avviene per contatto con acqua contenente le larve, le quali si diffondono così nei vasi sanguigni, dove iniziano a svilupparsi. I vermi adulti, lunghi alcuni millimetri, vivono a coppie nelle vene dell’addome, della vescica, dell’intestino, del retto, del fegato o della milza, dove possono sopravvivere per più di 15 anni. La femmina depone ogni giorno centinaia di uova, che si propagano nell’urina e nelle feci.


Sintomi e segni

Il passaggio degli embrioni attraverso la pelle provoca prurito nel punto di penetrazione. A distanza di qualche settimana compaiono febbre, diarrea e orticaria a placche. Un’analisi del sangue effettuata in questo stadio evidenzia una conta elevata di globuli bianchi eosinofili e di anticorpi antibilharzia. Questa fase, detta d’invasione, si osserva di rado nella bilharziosi urinaria, mentre è più frequente nelle forme intestinali. Le bilharziosi rettali e intestinali danno luogo a diarrea e dolori addominali. L’esplorazione del colon rivela la presenza di polipi e ulcerazioni nell’intestino crasso. L’infestazione può provocare anche un aumento di volume del fegato e della milza, a cui si accompagnano spesso ascite (versamento di liquido nella cavità peritoneale) e comparsa di varici esofagee e addominali. La forma urinaria provoca ematuria e presenza di sangue nelle urine; la minzione, inoltre, è frequente e molto dolorosa. All’esame radiologico la vescica può apparire calcificata.

L’ecografia e l’urografia endovenosa evidenziano talvolta polipi della vescica e una dilatazione delle cavità renali. L’infestazione, inoltre, può dare luogo a splenomegalia (aumento di volume della milza) e coinvolgere apparato genitale, polmoni e cuore.


Diagnosi e trattamento

L’esame microscopico delle feci, delle urine e di un frammento di mucosa rettale rivela la presenza delle uova del parassita.

Il trattamento consiste nella somministrazione orale di antielmintici, per uno o due giorni: ossamnichina (attiva contro Schistosoma mansoni) o praziquantel (attivo contro tutte e quattro le specie).

Efficaci e ben tollerati, questi farmaci permettono di trattare un gran numero di malati senza ricovero ospedaliero.