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Pasteurellosi

Malattia infettiva causata da un batterio del genere Pasteurella. Colpisce gli animali (bovini, conigli, maiali, polli e così via), che fungono da serbatoio del germe e attraverso i quali l’uomo è contaminato. Il contagio avviene per inoculazione diretta del germe attraverso morsi, punture o graffi, spesso da parte di cani o gatti. Tra le diverse specie del batterio, la Pasteurella multocida è la più coinvolta nella pasteurellosi umana.


Sintomi ed evoluzione

La ferita si infiamma 3-6 ore dopo l’inoculazione (la rapidità è una caratteristica della pasteurellosi) e diviene dolente, trasudante e arrossata nell’arco dei 2 giorni successivi. Questi segni sono spesso accompagnati da un’infiammazione dei vasi linfatici e dei linfonodi vicini alla lesione e da febbre moderata. In assenza di trattamento insorge un’infiammazione cronica. In alcuni casi la malattia si complica con artrite e osteite (infiammazione del tessuto osseo) nella regione della lesione, oppure con una sindrome dolorosa e invalidante, detta algodistrofica. Eccezionalmente insorgono complicanze causate da diffusione setticemica: endocardite, peritonite, meningite, sinusite. Se provocata dall’inalazione del batterio, la pasteurellosi comporta un’infezione pleuropolmonare, con ascessi ai polmoni.


Diagnosi e trattamento

La diagnosi, orientata in primo luogo dalla rapidità del manifestarsi dei segni della malattia in seguito a un morso o a un graffio, si basa, se è posta precocemente, sull’isolamento del batterio in un prelievo di siero dalla lesione, da un campione ematico o da un prelievo di secrezione tracheobronchiale in caso di localizzazione polmonare. L’intradermoreazione alla pasteurellina (preparazione ottenuta a partire dal germe ucciso) è utilizzata per porre una diagnosi tardiva, poiché il germe scompare rapidamente e spontaneamente dal materiale purulento. Il trattamento consiste nella somministrazione di antibiotici per 10 giorni; per le forme croniche si propone l’antigenoterapia (iniezione ripetuta di pasteurellina).

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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