Iodio radioattivo
Isotopo radioattivo dello iodio.
Impiego diagnosticoe terapeutico
L’imaging medico si avvale di molte molecole marcate con iodio 123 o 131: traccianti come il norcolesterolo, utili per visualizzare tumori delle ghiandole surrenali; acidi grassi e ippurano, impiegati rispettivamente per studiare la funzionalità cardiaca e renale; anticorpi monoclonali specifici, impiegati nello screening di alcuni tumori.
La radioterapia interna utilizza principalmente lo iodio 131, le cui radiazioni b distruggono le cellule che l’hanno fissato. Questo trattamento permette di ridurre l’attività della tiroide o dei suoi noduli in caso di ipertiroidismo, di completare un’ablazione chirurgica della ghiandola in caso di cancro o di diagnosticare la comparsa di metastasi di un cancro tiroideo. Il trattamento con molecole marcate con iodio 131 è inoltre indicato per distruggere alcuni tumori, surrenalici ed epatici, o almeno per ridurne il volume.
La scintigrafia tiroidea studia il meccanismo di concentrazione elettiva dello iodio radioattivo e della produzione di ormoni iodati da parte della ghiandola tiroide. Previa iniezione o ingestione di iodio 123, una gammacamera fornisce l’immagine della tiroide una volta che ha captato questo radioelemento. La quantità di radiazioni emesse è proporzionale alla funzionalità di ogni parte della ghiandola. La scintigrafia tiroidea, oltre a permettere la diagnosi di anomalie morfologiche della tiroide (gozzo o nodulo), indica se i noduli sono unici o multipli, freddi (che non fissano lo iodio), caldi (che lo fissano in eccesso) o estintivi (che impediscono allo iodio di fissarsi sul resto della ghiandola). Fornisce inoltre indicazioni sulle anomalie della funzionalità tiroidea, mettendo in luce le cause di un ipertiroidismo (concentrazione troppo elevata di ormoni tiroidei): morbo di Basedow-Flajani-Graves, distruzione parziale e transitoria del tessuto tiroideo per tiroidite subacuta, eccessiva assunzione di iodio o di ormoni tiroidei. Meno indicata nelle forme di ipotiroidismo, è tuttavia utile per diagnosticare l’assenza congenita della tiroide nel bambino.
Incidenti nucleari Lo iodio 131 è un prodotto della fissione di metalli appartenenti alla famiglia dell’uranio. In caso di incidente nucleare, essendo molto volatile, si sprigiona nell’atmosfera e può contaminare il terreno su un’ampia superficie. Che venga inalato direttamente o ingerito con gli alimenti, si concentra sempre nella tiroide. Le conseguenze di un’irradiazione di breve durata (qualche settimana) dipendono strettamente dalla quantità di iodio radioattivo fissato: quando questa è importante, può determinare ipotiroidismo o addirittura un cancro.
La prevenzione di tali rischi consiste nell’assumere compresse di iodio stabile (non radioattivo), preparato che satura la tiroide mettendola in condizione di captare solo quantità trascurabili dell’elemento radioattivo. Tuttavia, questa prevenzione non risulta efficace che nelle primissime ore successive all’incidente e deve essere intrapresa dietro prescrizione medica e sotto stretto controllo.
Cerca in Medicina A-Z