Glycine max (soia)
Pianta appartenente alla famiglia delle Fabaceae. La droga è costituita dal frutto.
I principali glicosidi presenti nella soia sono la daidzina, la genistina e l’ononina, i cui agliconi corrispondenti sono rispettivamente la daidzeina, la genisteina e la formononetina (isoflavoni). Sono presenti anche lignani, in particolare matairesinolo e secoisolariciresinolo, che la flora batterica intestinale trasforma rispettivamente in enterodiolo ed enterolattone, e piccole quantità di cumestani, in particolare cumestrolo.
Le proteine isolate e concentrate ottenute con estrazione acquosa sono la forma più attiva. Un valido effetto si può ottenere anche con l’estratto secco nebulizzato, titolato in isoflavoni al 20% e in saponine al 30%, o con l’estratto secco ricco in isoflavoni purificati (almeno il 40%).
Studi farmacologici sperimentali hanno dimostrato che la genisteina antagonizza la perdita di densità ossea nel femore di ratti femmina ovariectomizzati, e riduce in modo significativo il calo della massa ossea e del volume dell’osso trabecolare, aumentando contemporaneamente i livelli plasmatici di osteocalcina e il numero di osteoblasti nella tibia, senza ridurre la quantità di osteoclasti. La sua azione sugli osteoblasti del ratto in vitro è simile a quella dell’estradiolo, con netto aumento della fosfatasi alcalina.
Uno studio clinico controllato in doppio cieco su donne con osteoporosi menopausale ha dimostrato che il trattamento per 6 mesi con una dieta contenente 40 g di soia, arricchita con 90 mg/die di genisteina e daidzeina, può determinare un significativo rallentamento dell’osteoporosi e un aumento della mineralizzazione ossea. In passato il meccanismo d’azione degli isoflavoni veniva attribuito a un legame con i recettori nucleari degli estrogeni. Si ipotizzava che in fase premenopausale, in presenza di una normale produzione di estrogeni, essi si comportassero come antagonisti degli estrogeni, attenuando la loro stimolazione di tessuti particolari, quali mammella ed endometrio, e in fase postmenopausale come agonisti estrogenici attenuati, determinando effetti positivi sull’osteoporosi e sui disturbi della menopausa.
L’ipotesi dell’attività estrogeno-simile è stata ridimensionata dalla dimostrazione che gli isoflavoni hanno una bassa affinità per i recettori degli estrogeni e un’attività intrinseca molto inferiore a quella degli estrogeni naturali e sintetici. Per questo motivo, e poiché essi possiedono anche un’attività diretta sulle cellule deputate al rimodellamento osseo, attualmente si ritiene che l’esatto meccanismo con cui gli isoflavoni della soia inibiscono la demineralizzazione ossea in età menopausale sia ancora da definire.
Pur in presenza di importanti evidenze epidemiologiche, non esistono certezze derivanti da studi clinici controllati in merito all’effetto protettivo degli isoflavoni sulle malattie cardiovascolari, e ancor meno sulla prevenzione del tumore della mammella in età postmenopausale.
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