hero image

Con l’intelligenza artificiale fitness e dieta su misura

L’Intelligenza artificiale sta ridefinendo il fitness e la nutrizione con un notevole impatto sul nostro benessere, attraverso piani personalizzati e monitoraggio avanzato. Scopri i benefici, i limiti e i rischi

Foto: iStock



L'intelligenza artificiale non è più una visione futuristica, ma una realtà che sta ridefinendo il nostro quotidiano. Ne è un esempio lampante quanto stia reinterpretando il mondo della salute e del benessere. Dalle applicazioni che generano piani di allenamento su misura, ai tracker smart che monitorano ogni parametro vitale con precisione millimetrica, fino agli algoritmi avanzati che suggeriscono diete personalizzate basate su analisi complesse del nostro organismo, l'IA sta promettendo e mantenendo una vera e propria rivoluzione nel modo di prenderci cura di corpo e mente.

Ma quali sono i benefici reali e le sfide ancora da affrontare nel campo del fitness e della nutrizione? Ne parliamo con Stefano Santori, esperto biohacker e coach di atleti olimpionici. Insieme vediamo come l'IA stia non solo ottimizzando le prestazioni fisiche e la gestione della nutrizione, ma anche aprendo nuove frontiere per una longevità di qualità e un benessere personalizzato.


Santori, qual è il cambiamento più significativo che l’intelligenza artificiale ha portato - o porterà a breve - nell'approccio al fitness e alla nutrizione?

«L’IA sta cambiando tutto perché rende la personalizzazione accessibile a chiunque. Se finora, per avere un piano su misura, servivano un personal trainer e un nutrizionista , oggi bastano uno smartphone e una app intelligente per ricevere consigli tarati proprio su di noi, sui nostri dati, sulle nostre abitudini e persino sullo stato d’animo di uno specifico giorno.


Quanto è effettivamente personalizzato un piano di allenamento o una dieta generata da un algoritmo? Quali sono le differenze chiave rispetto a un approccio umano?

«“Personalizzazione”, sì, ma è importante capire cosa significhi davvero. L’intelligenza artificiale, oggi, può analizzare una quantità incredibile di dati e proporre allenamenti o diete che tengono conto di tantissimi fattori: età, peso, attività fisica, orari, preferenze alimentari e persino il sonno. Da un punto di vista puramente tecnico, quindi, la personalizzazione è molto spinta e avanzata.

C’è però una differenza sostanziale rispetto all’approccio umano: un bravo allenatore e un nutrizionista sanno leggere anche le sfumature, le motivazioni, lo stato emotivo, le paure e le convinzioni limitanti. L’algoritmo non ha ancora questa sensibilità, sebbene stia migliorando sempre di più.

Il futuro, per come lo immagino io, sarà incentrato su una collaborazione sempre più stretta tra intelligenza artificiale e professionisti umani. Ognuno con il proprio ruolo: l’algoritmo si occuperà della parte tecnica, l’esperto umano aggiungerà la componente emotiva e relazionale, che rimane centrale in moltissimi ambiti e particolarmente in questo».


Quali sono i principali vantaggi e le opportunità che l'IA offre a un utente medio che voglia migliorare la propria salute e la forma fisica, senza rivolgersi a un professionista in carne e ossa?

«Per chi non può permettersi un trainer, un nutrizionista, l’intelligenza artificiale è a tutti gli effetti una vera rivoluzione. Garantisce l’accesso a consigli personalizzati e a un monitoraggio costante e porta con sé anche una certa dose di motivazione, grazie a notifiche, premi e sfide. Pensiamo soltanto all’utilità di poter vedere in tempo reale se stiamo svolgendo bene un esercizio o se la nostra dieta sta andando nella direzione giusta.

In più, le app di oggi sono sempre più intuitive e ben calibrate: suggeriscono alternative in mancanza di un certo ingrediente, oppure adattano l’allenamento se si è stanchi o il tempo a disposizione è limitato. Tutto questo, fino a pochissimi anni fa, era semplicemente impensabile».

Quali sono i rischi o i limiti più importanti dell'affidarsi all'IA per la gestione del proprio benessere? 

«A mio avviso, il rischio più grande è quello di perdere il contatto con il proprio corpo. Se ci si affida soltanto ai numeri e alle notifiche, si rischia di dimenticare un aspetto centrale: ovvero come ascoltare i segnali che il corpo ci manda, cosa fondamentale per tutti e anche per i biohacker come me.

C’è poi la questione della privacy, che non è affatto secondaria; molte app raccolgono tantissimi dati sensibili e non sempre sappiamo dove finiscono o come vengono usati. Un altro rischio è quello di diventare dipendenti dalla tecnologia, di sentirsi persi senza l’app o il dispositivo, e questo può essere controproducente.

Infine, l’intelligenza artificiale non sempre riesce a riconoscere situazioni particolari o patologiche, quindi bisogna sempre mantenere un po’ di senso critico e, quando serve, rivolgersi a un professionista in carne e ossa».

Guardando al prossimo decennio, quali sviluppi futuri dell'intelligenza artificiale nel fitness e nella nutrizione la entusiasmano di più? E quali, invece, la preoccupano?

«Sono molto curioso di vedere come l’IA riuscirà a integrare sempre più dati biometrici in tempo reale. Immaginiamo, ad esempio, tipologie di allenamenti intelligenti che ci dicono quando rallentare o intensificare l’allenamento, oppure sensori che aiutano a comprendere meglio il nostro recupero e i livelli di stress. Le potenzialità sono infinite.

Mi piace anche l’idea della realtà virtuale applicata alla riabilitazione o alla gestione dello stress, perché potrebbe davvero cambiare il modo in cui affrontiamo determinate problematiche.

D’altra parte, mi preoccupa l’idea che si possa finire per medicalizzare troppo il fitness, trasformando ogni piccolo segnale in un problema da analizzare. Il biohacking, ad esempio, utilizza molto i dati ma mette anche alla base il proprio mindset e la propria libertà di scelta, senza medicalizzare ogni aspetto di questi ambiti.

Esiste poi anche il rischio che gli algoritmi spingano tutti verso gli stessi standard estetici, perdendo di vista il benessere reale e la diversità (e unicità) di ognuno».

Quale consiglio darebbe a chi oggi è interessato a sperimentare l'intelligenza artificiale per il proprio benessere, per utilizzarla in modo consapevole e sicuro?

«Direi che la cosa più importante è non affidarsi completamente all’IA, ma usarla come uno strumento in più, un alleato che aiuta a conoscersi meglio. È fondamentale restare sempre in ascolto di sé stessi, senza mai perdere il contatto con il proprio corpo e, soprattutto, non vergognarsi di chiedere aiuto a un coach o a un nutrizionista quando serve o lo si ritiene necessario.

L’intelligenza artificiale è una grande risorsa, ma il benessere resta sempre e comunque una questione di equilibrio tra tecnologia, corpo e mente. Nel caso specifico del biohacking, per far funzionare davvero questo corpus multidisciplinare si mette in primo piano il giusto mindset della persona, da cui ne deriva poi l'equilibrio».


Fai la tua domanda ai nostri esperti


Leggi anche

Bellezza e intelligenza artificiale: come si vedranno le donne

Stetoscopio con intelligenza artificiale per diagnosticare lo scompenso cardiaco

Come operarsi con l'intelligenza artificiale