Come operarsi con l’intelligenza artificiale

Grazie all’intelligenza artificiale, oggi è possibile avere una visione tridimensionale dell’organo malato. I benefici: più precisione in sala operatoria e una migliore informazione pre-intervento



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Fra le tante applicazioni dell'intelligenza artificiale, ce n’è una che permette di migliorare sia la preparazione sia la riuscita di un intervento. Ma anche di aiutare il paziente ad affidarsi con fiducia alle mani del chirurgo.

A spiegarti in che modo l'intelligenza artificiale consente di raggiungere questi obiettivi è Christian Cotsoglou, medico chirurgo e direttore dell’UOC di Chirurgia generale dell’Ospedale di Vimercate (Monza-Brianza), da cui è partita una vera e propria rivoluzione digitale.


Cosa significa preparare un’operazione con l’IA?

Faccio sempre un paragone con quella che potrebbe essere la preparazione di un viaggio in mare, per le mie origine elleniche e marittime, partendo dallo studio della mappa cartografica. Fino a oggi, per scegliere la “rotta” da seguire prima di un intervento si prendevano in esame le immagini bidimensionali di TAC o risonanza magnetica. Ma quando bisogna trattare organi pieni come fegato, pancreas, rene, polmone e milza, la visione bidimensionale del radiologo non risponde appieno alle esigenze del chirurgo, che ne ha una tridimensionale.

Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale: grazie a un software è possibile trasformare immagini bidimensionali in rendering tridimensionale. In questo modo un team formato da chirurgo, radiologo, ingegnere biomedico permette di creare un modellino digitale ruotabile, che può essere sezionato, analizzato ed esplorato. Se con le metodiche tradizionali il chirurgo riesce a interpretare il 95% dell’anatomia, con tale tecnica è in grado di illuminare anche il 5% della zona finora rimasta oscura. Questa pianificazione tridimensionale dà la possibilità di cambiare, nel 30% dei casi, la strategia chirurgica prima di entrare in sala operatoria.


Quali sono i vantaggi “extra” per il paziente?

Entra in relazione con il chirurgo, riceve una spiegazione chiara e approfondita dell’intervento, dei rischi e delle possibili complicanze con il supporto di un rendering 3D. Questo lo aiuta ad affidarsi allo specialista con la consapevolezza che farà le scelte migliori, frutto di un’attenta valutazione.


Questa tecnologia aumenta le percentuali di guarigione?

Per dimostrarlo è necessario che vengano fatti studi clinici randomizzati fra due gruppi di pazienti trattati con chirurgia tradizionale e rendering 3D. Per il momento possiamo dire che migliora il rapporto di fiducia tra medico e paziente e aiuta il chirurgo a lavorare con maggiore precisione.


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