Come proteggersi dall’incertezza del futuro

Mai come oggi paure e dubbi affollano i nostri pensieri quotidiani. Ma c’è un modo per non farsi sopraffare da ansia e stress e proteggersi dall’incertezza del futuro. Lo abbiamo chiesto a quattro “campioni” di ottimismo pratico



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Questo articolo è ad alto contenuto di ottimismo pratico e reattivo. Abbiamo chiesto a 4 esperti di ottimismo come fare per proteggersi dall'incertezza del futuro. Ecco che cosa ci hanno risposto.


All’ansia si risponde con l’azione

Ai nostri quattro esperti abbiamo chiesto gli strumenti per reagire all’ansia che blocca, impedendo la ripresa di una vita normale e di costruire un futuro migliore. Ma essere ottimisti e reattivi non vuol dire incoscienza o “non pensarci”: lo psicologo ci insegnerà come trasformare l’ansia bloccante in spinta. La campionessa di wakeboard (mix fra sci nautico e snowboard) ci rivelerà i suoi segreti per vincere le sfide già da giovanissimi. L’esperto di protezione della salute ci dirà come assicurarsi il benessere. E il virologo? Anche lui può rassicurare e non solo “vietare”: leggi e scoprilo con noi.


IL MENTAL COACH, TERENZIO TRAISCI: COPIA LE PERSONE CHE STIMI E DI CUI TI FIDI

Terenzio, che cosa ci succede quando viviamo a lungo nell’incertezza?

Proviamo paura, rabbia e stress. Il motivo è che l’incertezza provoca in noi sensazione di mancanza di controllo. E più cerchiamo di avere il controllo su ciò che non dipende da noi e più aumenta lo stress. Così come quando cerchiamo di contenerlo. Lo stress, come la rabbia e la paura, quando viene combattuto, diventa terribilmente “cattivo” per mente e corpo.


Che danni provoca lo stress “cattivo”?

Lo stress di base non è cattivo, perché è una reazione di adattamento del nostro organismo in risposta a stimoli esterni. Per assurdo, più combatti lo stress più diventa nocivo, perché lo fai diventare un’ennesima fonte di incertezza e di pericolo. I danni della tensione emotiva sono causati principalmente dall’aumento e dalla presenza duratura dell’ormone cortisolo, che ha anche la funzione di “mettere in pausa” il sistema immunitario. Paradossalmente quindi, più si è stressati e ansiosi, perché magari si teme di ammalarsi, e più si rischia di ammalarsi. Se non impari a gestire lo stress rischi di esaurire le energie, fino alla stanchezza cronica, che oggi affligge sempre più persone insieme al senso di impotenza, l’apatia e la depressione (una delle epidemie collaterali dell’era Covid).


Come si aiuta una persona ansiosa?

Mai dire “calmati” o “dai che non è niente”: si agiterà di più e si ribellerà alla sottovalutazione dei suoi problemi, bollando come superficiale e inutile il tuo aiuto. In questi casi, l’ascolto empatico, la comprensione e la presenza sono i migliori sedativi naturali. Se il problema è debilitante, allora la terapia psicologica (breve strategica) sicuramente è l’aiuto più concreto.


E da soli cosa possiamo fare?

Evitare di controllare ciò che non si può controllare e focalizzarci su ciò che dipende da noi. Da dove iniziare? Dall’ambiente. Iniziamo dal chiedere aiuto a chi ne sa più di noi su certi argomenti e di cui ci fidiamo per la sua autorevolezza e competenza. Dal punto di vista psico-fisico, un passo successivo è quello di respirare usando il diaframma, perché attiva il sistema nervoso para-simpatico, responsabile del rilassamento.


La respirazione del sorriso

Terenzio Traisci ci insegna la “sua” versione della respirazione diaframmatica. La respirazione che ci rilassa, che meccanicamente è l’opposto di quella toracica tradizionale (pancia in dentro e petto in fuori).

1. Pancia in dentro. Seduta comoda, inizia a espellere l'aria dalla bocca spingendo la pancia in dentro per 4 secondi.

2. In apnea. Ora trattieni il fiato e la pancia contratta per altri 4 secondi.

3. Riprendi aria. Riprendi aria con la bocca aperta per 4 secondi, gonfiando la pancia e aggiungendo un lieve sorriso.

4. Sorridi. Mantieni l'aria e il sorriso per 3 secondi.

5. Ripeti. Ripeti l’esercizio dal punto 1 finché non ti senti meglio e ogni volta che la sensazione di incertezza e mancanza di controllo salgono troppo.



IL MANAGER, MAURIZIO CORTERSE: PER SENTIRSI PIÙ SICURI BASTA UN CLIC

Dottor Cortese, mai come oggi incertezza ha fatto rima con salute...

Vero. Dal nostro osservatorio privilegiato, quello di XME Salute (un milione di utenti ad oggi), abbiamo visto che questa incertezza deriva da molte ragioni: la paura di contatti a rischio per fare le visite, i problemi economici e i tempi di attesa molto lunghi, in media 55 giorni circa. Anche questi fattori hanno portato a rimandare visite urgenti.


La soluzione anti-ansia?

Deve essere concreta e immediata, altrimenti i timori rimangono. E deve rispondere a un principio salva-salute: ci penso subito, prima che mi accada qualcosa. Il digitale, per esempio, fornisce soluzioni gestibili a distanza e minimizza i contatti. In più, una piattaforma come la nostra ti fa anche da memo per non saltare i controlli.


Molti rimandano ancora le visite?

Per fortuna no. Se il servizio è semplice, garantisce velocità nell’ottenere i controlli, il risparmio a parità di qualità delle prestazioni e ti fornisce medici ed esami nel luogo in cui ti trovi, non ci sono più scuse. E meno incertezze. (S.C.)



LE SPORTIVE, LE GEMELLE CHIARA E ALICE VIRAG: LA PAURA SI VINCE CON NUOVI TRAGUARDI 


Chiara, che cosa vi hanno insegnato le sfide?

A essere prudenti e a pensare al futuro. Abbiamo iniziato a 8 anni e sappiamo che non sarà possibile andare avanti per sempre così. Quindi abbiamo imparato, proprio rischiando (Alice si è rotta un ginocchio tempo fa) a curare di più la nostra salute e a prevenire gli infortuni, con l'allenamento ma anche acquisendo una nuova consapevolezza: dobbiamo salvaguardare il nostro corpo perché tutto cambia. Noi possiamo lavorare per cambiare in meglio.


A 21 anni si hanno dei momenti di incertezza?

Eccome! Li abbiamo avuti soprattutto durante il primo lockdown. E poi abbiamo provato un senso di impotenza quando hanno annullato i mondiali di wakeboard in Italia.


E come avete reagito tu e Alice?

Condividendo le paure per esorcizzarle, fra noi due e poi con chi amiamo. E preparando un piano B.


Piano B vuol dire?

Non rimanere paralizzate dall’incertezza. Mettersi in gioco su altri fronti (ci stiamo laureando in scienze motore). Crearsi alternative, prendendo in contropiede dubbi e ansie. Proprio quando il dubbio blocca bisogna pensare: come posso migliorare? Trovare nuovi punti di vista e strade vince la sfida con l’ansia. Lavoriamo molto sulla mente, grazie anche al mental coach (da provare).



IL VIROLOGO, FABRIZIO PREGLIASCO: ALTRUISMO E FLESSIBILITA' I NOSTRI ASSI NELLA MANICA 


Professor Pregliasco, lei ha paura del futuro? Lo vede così incerto?

Gli scienziati forse hanno più paura degli altri, perché “sanno” e vedono cose in modo macroscopico negli ospedali. Detto questo sono ottimista sul futuro: abbiamo i vaccini, la gente si protegge sempre di più, impareremo a convivere con questo virus al meglio come abbiamo imparato con altre epidemie. Perché siamo diventati flessibili, e quindi ci adattiamo più facilmente del passato. Adattarsi per raggiungere uno scopo.


E quelli che hanno paura del vaccino?

Chi è libero da pregiudizi immutabili e ha solo dubbi si convincerà presto, vedendo non solo i milioni di vaccinati che stanno bene (gli effetti collaterali sono davvero rarissimi e sappiamo come evitarli), ma anche che la malattia arretra. Non scomparirà, ma non sarà più il mostro che fa tante vittime. A coloro che si vaccinano con il retropensiero del “questo farmaco lo hanno preparato in 6 mesi, praticamente non ha sperimentazione, speriamo bene” rispondo che non è così. Il vaccino non è una scommessa pronta all’uso in fretta e furia: ha alla fonte lo studio di tutti i vaccini che si basano sulla tecnica del Rmna (quello che trasporta le istruzioni genetiche del virus per attivare le difese) o di altre più antiche come i virus inattivati, che hanno secoli di prove e studi. I 6 mesi sono stati perlopiù dedicati a mantenere stabile l’Rmna nell’organismo, cosa tutt’altro che facile, il resto non è che la “riedizione” di cose già testate milioni di volte.


Che cosa aiuta nel gestire la paura? 

L’altruismo e la generosità dimostrati da tanti per il prossimo. Dopo la prima grande paura, che ci ha fatti asserragliare in casa anche quando non dovevamo (per esempio per fare dei controlli di salute importanti), abbiamo imparato a occuparci degli altri. Ricordate i “ce la faremo” dai balconi? La solidarietà genera positività a chi la riceve e la offre.


E poi cosa ci aiuta?

Essere flessibili significa anche non strafare. Abbiamo imparato che non si va a lavorare imbottendosi di farmaci e appena si sta in piedi. O che i bambini con un po’ di febbre non vanno spediti a scuola. Abbiamo imparato il valore della convalescenza e a volerci più bene. E a usare igiene e mascherine.


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Articolo pubblicato sul numero n° 10 di Starbene in edicola dal 14 settembre 2021



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