Un morso di animale, sia esso un cane, un gatto, un topo o un criceto, deve essere sempre valutato con attenzione: oltre alle conseguenze locali determinate dalle ferite da morso, possono infatti comparire anche gravi infezioni, sia locali sia diffuse all’intero organismo.
Conseguenze del morso
Il morso di un animale determina di solito una ferita piuttosto complicata (lacerocontusa, penetrante, talora anche con abbondante perdita di tessuti superficiali e profondi) e può determinare conseguenze quali danno delle vie aeree, penetrazione cerebrale ed emorragia intraperitoneale; il morso in sé è invece una lesione traumatica che determina una sofferenza spesso non limitata alla cute ma estesa anche a muscoli, nervi, vasi arteriosi e venosi, tendini, articolazioni e ossa.
I denti dell’animale possono determinare a livello cutaneo sia una lacerazione sia contusioni, lesioni da strappo, graffi e ferite di punta; inoltre i denti sono contaminati dai batteri residenti nella bocca dell’animale che ha dato il morso, batteri che possono essere introdotti nei tessuti e provocare quindi un’infezione non solo locale. Infine questi animali sono spesso portatori essi stessi di malattie infettive trasmissibili, per esempio rabbia, leptospirosi e infezioni da virus erpetico.
Il danno dei morsi dipende quindi dalla combinazione della specie di animale, dal tipo e dalla sede della ferita e dallo stato di salute della persona che viene morsa.
Tipi di morso
Morsi di cane La forza esercitata dai denti di un cane adulto è di circa 200 psi, sufficiente quindi a perforare una lamina di metallo; i suoi denti non sono però particolarmente taglienti e di conseguenza la ferita è spesso ampia, relativamente poco profonda, superficiale. Da ciò consegue che le strutture maggiormente danneggiate dal morso sono di solito la cute e i muscoli, più raramente tendini, nervi, articolazioni e ossa. Le ferite sono spesso di tipo contusivo con ematomi ed ecchimosi, senza grosse brecce cutanee.
Negli adulti la maggior parte dei morsi di cane interessa le estremità, mentre nei bambini sono più frequenti gli attacchi al volto, al capo e al collo; i morsi che determinano le lesioni più gravi sono quelli nei bambini di età inferiore ai 10 anni.
La probabilità che un morso di cane veicoli un’infezione è compresa tra il 5 e il 10%: i morsi alle mani sono quelli che si complicano più frequentemente con un’infezione, in quanto queste parti del corpo non sono molto ricche di vasi sanguigni e inoltre la presenza di spazi tra le fasciali e intorno ai tendini permette all’infezione, anche se inizialmente localizzata, di diffondersi poi all’intera mano; meno a rischio di complicanze infettive risultano invece i morsi alla testa e al collo.
Morsi di gatto Tipicamente un morso di gatto è una ferita “da punta”, anche se possono comunque sussistere abrasioni, lacerazioni o talvolta asportazioni di tratti di pelle: i gatti hanno infatti denti lunghi e appuntiti che possono penetrare i tendini, le articolazioni e le ossa, permettendo ai batteri di diffondere in questi tessuti; inoltre le ferite da punta (caratterizzate da una lesione superficialmente molto piccola ma con un tragitto sottile e profondo) sono per il medico difficili da esplorare, da disinfettare e comunque da medicare opportunamente. La maggior parte dei morsi di gatto si verificano alle mani, quindi la percentuale di infezioni è particolarmente elevata.
Morsi di roditore Sono spesso piccole ferite da punta, con un rischio di infezione della ferita compreso fra il 2 ed il 10%; i soggetti più frequentemente colpiti sono i lavoratori dei laboratori, mentre nei bambini in condizioni di indigenza i morsi si verificano spesso durante il sonno. I morsi dei roditori possono essere veicolo di molte malattie, per esempio la leptospitosi, la tularemia e il tifo.
Morsi di serpente Nelle zone collinari e boschive non è raro imbattersi in serpenti, che in Italia possono appartenere al genere dei Viperidi (nelle 4 specie Aspis, Ursini, Berus, Ammodites, che hanno morso velenoso e potenzialmente mortale) e dei Colubridi (bisce, che invece sono innocue).
Esistono 17 specie di Colubridi, ma i più diffusi sono il biacco, il saettone e la biscia dal collare: gli esemplari di tutte e tre le specie sono lunghi oltre 1 m, hanno testa ovale e poco distinta dal corpo e occhi rotondi; possono mordere per difendersi.
I segni locali conseguenti al morso di vipera sono dolore acuto, gonfiore, colorito cianotico-bluastro e tendenza all’estensione dell’area lesa; più tardi (generalmente non prima di un paio di ore nel caso in cui il morso interessi gli arti) possono comparire nausea, vomito, febbre e malessere generalizzato.
Nell’immediato possono essere visibili sulla pelle i due fori dei denti veleniferi, distanziati tra loro di 1cm, che nel caso in cui si sviluppi un importante gonfiore locale diventano in poco tempo invisibili.
La vipera è un serpente lungo circa 40-80 cm, di colore grigio-marrone o talora rossastro o giallastro, con una striscia a zig-zag sul dorso; la testa è triangolare ed è più larga del corpo, l’occhio è a fessura verticale, la coda finisce bruscamente dopo il corpo cilindrico.
Cosa occorre fare
Morsi di serpenti In caso di morso occorre mantenere la calma, mettere la vittima in posizione comoda e farla stare ferma, poi chiamare il 118. Se non c’è un telefono disponibile o se il cellulare non funziona (come può accadere se ci si trova in aperta campagna o in montagna) si può lasciare l’infortunato, tranquillizzandolo, per andare a cercare una zona coperta dal segnale o da cui si possano chiamare i soccorsi. Sono invece da evitare le manovre di suzione nella sede di morso, sia perché vanno eseguite con perizia sia perché non ne è mai stata dimostrata la reale utilità, così come l’applicazione di lacci stretti a monte della puntura dei denti della vipera, perché in questo modo si blocca la circolazione venosa anziché il flusso linfatico (la via tramite la quale il veleno si diffonde nel corpo). È opportuno invece cercare di immobilizzare l’arto colpito con stecche e bende, in quanto l’immobilità riduce la diffusione del veleno, oppure applicare una fasciatura locale con una benda alta 7-10 cm (non troppo stretta).
Un tempo molto propagandato, il siero antivipera non è più disponibile in farmacia e non va comunque mai iniettato in condizioni di emergenza; è destinato ai casi più gravi e va effettuato solo in ambito ospedaliero, sotto stretto controllo medico.
Punture di insetti La puntura di un insetto (ape, vespa o calabrone) può essere pericolosa in rapporto al numero di punture, alla loro sede o alla presenza nel soggetto punto di un’allergia al veleno.
Una puntura in sedi particolari quali il cavo orale, la lingua, gli occhi, le labbra o il viso deve essere presa in seria considerazione; se invece il soggetto è allergico al veleno degli imenotteri può rapidamente comparire sudorazione, pallore, difficoltà respiratoria, orticaria e perdita di coscienza, chiari sintomi dello shock anafilattico e quindi da trattare con estrema attenzione.
Mentre la puntura isolata produce una reazione locale, con arrossamento (eritema), gonfiore locale (edema) e dolore, la puntura simultanea di più insetti può determinare sintomi non solo locali, per esempio vomito, diarrea, gonfiore generalizzato, difficoltà respiratoria (dispnea) e riduzione della pressione arteriosa (ipotensione): questa eventualità può determinare, soprattutto nei soggetti anziani, problemi di tipo cardiocircolatorio quali infarto del miocardio o ictus cerebrale. [M.C., R.P.]