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Malattia di Lyme: cause, sintomi e cure

Trasmessa dalle zecche dei boschi, la Malattia di Lyme ogni anno colpisce circa 1.000 persone in Italia. Ecco una guida completa per prevenire le insidiose punture, comprendere i sintomi e curarla

Foto di Foto-Rabe da Pixabay



Una bella passeggiata nei boschi, seguita da un pic-nic in una radura erbosa e dalla tentazione di sdraiarsi a prendere il sole, per rilassarsi un po' prima di riprendere il cammino. Attenzione! Sono proprio questi i comportamenti a rischio che possono causare la Malattia di Lyme, una delle più diffuse e rilevanti patologie trasmesse da vettori (insetti e aracnidi), seconda per numero di casi soltanto alla malaria.

Solo in Italia si annoverano circa 1.000 casi all'anno, vittime di una diagnosi tardiva per la complessità e la scarsa conoscenza dei sintomi. Viene trasmessa dalle zecche, che fungono da vettore all'infezione batterica attaccandosi a tradimento sulla pelle per succhiare il sangue, esattamente come fanno le zanzare. Le conseguenze sfociano, spesso, nella malattia così chiamata perché riscontrata per la prima volta nel 1975 nella cittadina statunitense di Lyme (Connecticut).

Come prevenire le insidiose punture di zecche? Quali sono i sintomi, mutevoli e intermittenti, a cui prestare attenzione? E quali le cure più efficaci? Ecco una guida completa per decifrare i primi segnali di infezione.


Come si contrae la malattia di Lyme

«La malattia di Lyme si contrae esclusivamente attraverso la puntura della cosiddetta “zecca dei boschi” (Ixodes ricinus) e non dalla comune zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus)», spiega la dottoressa Gioia Capelli, medico veterinario responsabile del Laboratorio di parassitologia dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e direttore del Centro nazionale per la ricerca scientifica sulle malattie infettive nell'interfaccia uomo-animale.

«Purtroppo, non è facile accorgersi di essere stati punti da una zecca. In genere, la puntura è indolore perché il parassita inietta delle sostanze anestetiche. Può quindi accadere di accorgersi di avere una zecca attaccata alla pelle (gambe, caviglie, torace, dorso per gli adulti mentre nei bambini è frequente il collo e il cuoio capelluto) solo dopo alcune ore, quando ci si spoglia per fare la doccia, cambiarsi o andare a dormire».


Cosa fare se ti accorgi di avere una zecca

Per togliere la zecca dalla cute, cui resta attaccata grazie al rostro che funge da vero e proprio uncino, puoi trovare in farmacia delle apposite pinzette (leverini) che consentono di afferrarla alla base, nel punto di adesione alla pelle, e staccarla con un movimento rotatorio antiorario, rapido e deciso.


I primi segnali della Malattia di Lyme

Nella zona della puntura può insorgere un pomfo, caratterizzato da gonfiore, dolore e arrossamento che regredisce spontaneamente in pochi giorni. «Si tratta di una normale reazione cutanea che non deve allarmare», spiega il professor Giusto Trevisan, già direttore della Clinica Dermatologica di Trieste e attualmente “eminente studioso” per la stessa università. «In pratica, è la risposta della pelle alle proteine e alle sostanze chimiche presenti nella saliva che viene inoculata dalla zecca durante quello che viene chiamato “il pasto di sangue”.

Se però il pomfo è accompagnato da rush cutaneo e febbre, occorre subito rivolgersi al medico: potrebbe essere un segnale iniziale della temuta malattia di Lyme».


Le tipiche manifestazioni cutanee e i sintomi

Durante la prima fase dell'infezione, causata da un batterio appartenente alla famiglia delle Spirochaetes (per la sua forma a spirale) e chiamato Borellia spp, compare il cosiddetto eritema migrante. «Si manifesta dai 5 ai 30 giorni successivi alla puntura, con una media intorno ai 15 giorni», puntualizza il professor Trevisan.

«Viene definito eritema migrante perché parte dall'area colpita per espandersi progressivamente, fino a raggiungere nel giro di un mese dimensioni di 20- 30 o anche 40 centimetri. Se, per esempio, viene punto il polpaccio, l'eritema può allargarsi fino a comprendere tutta la coscia.

A volte, è accompagnato da febbricola, prurito e bruciore ma può anche essere del tutto asintomatico. In questa prima fase, definita precoce e localizzata, può manifestarsi anche una fastidiosa congiuntivite.

Se la malattia progredisce senza essere diagnosticata e curata, in diverse parti del corpo, soprattutto nei bambini, compaiono degli eritemi anulari multipli, cioè degli “anelli” di epidermide molto arrossata. In alcuni casi, possono spuntare anche dei noduli cutanei di circa 2 cm, per esempio a livello dell'areola mammaria e del lobo dell'orecchio. Sono dovuti a quella che viene chiamata “infiammazione linfocitaria pseudolinfomatosa”, per l'attivazione dei linfociti (le nostre sentinella di difesa, chiamate a combattere l'infezione) e per la facilità a venire scambiata con un ingrossamento dei linfonodi.


Se dalla pelle passa ad altri organi

In una fase successiva, l'infezione da Borrelia spp può diffondersi ad altri organi e colpire le articolazioni: polsi, gomiti, ginocchia caviglie e persino le articolazioni coinvolte nella masticazione. Compaiono, quindi, delle strane e dolorose forme di artrite che non risparmiano neanche i più piccoli.

Tipica della malattia, infatti, è l' “artralgia migrante” perché un giorno viene presa di mira un'articolazione (e una sola) e poi, quando gonfiore e dolore sono passati, ecco ripresentarsi dopo 15 giorni in un altro capo articolare. E il brutto è che gli attacchi durano sempre di più e i periodi di tregua diventano sempre più brevi.

A livello neurologico, invece, possono venire intaccati i nervi periferici, soprattutto negli adulti (radicoloneurite) con dolori e deficit motori delle aree coinvolte: mani, gambe, braccia, piedi. Nei bambini, invece, si registra più frequentemente una sofferenza dei nervi cranici, come la classica paresi di quelli facciali che porta all'allarmante comparsa della “bocca storta”. Infettando tutto l'organismo, nel 5-10 per cento dei casi l'insidiosa Borrelia spp può arrivare a danneggiare il cuore, causando aritmie cardiache.


Le terapie per debellarre la Malattia di Lyme

Trattandosi di un'infezione batterica, il trattamento di elezione prevede una terapia antibiotica che va proseguita per 2 o 3 settimane a seconda della fase della malattia. «Gli antibiotici che hanno dato prova di essere più efficaci sono due: l'amoxicillina e la doxiciclina», precisa il porfessor Giusto Trevisan.

«Se però la malattia viene diagnosticata in uno stadio avanzato, quando sono già comparsi disturbi neurologici, cardiaci o articolari, occorre somministrare per via endovenosa 2 grammi al giorno di ceftriaxone, un antibiotico appartenente alla classe delle cefalosporine. La cura va proseguita per tre settimane e può essere effettuata anche in day-hospital o in un ambulatorio attrezzato». Neutralizzata la Borrelia spp, la fastidiosa e variegata sintomatologia regredisce e chi era affetto dalla malattia può dichiararsi definitivamente guarito.


Come prevenire la Malattia di Lyme

Tutte le aree collinari e montuose in cui gli istituti zooprofilattici segnalano la presenza della “zecca dei boschi” sono a rischio di Lyme. «Una delle zone storicamente più infestata è l'Italia Nord-Orientale, in particolare le aree prealpine del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e delle province di Trento e Bolzano», spiega la dottoressa Gioia Capelli.

«Per prevenire la puntura, sulla pelle si possono utilizzare lozioni insettorepellenti, a base di piretroidi, simili a quelle utilizzate per tenere lontane alla zanzare. L'importante è fare attenzione che la confezione riporti la scritta “contro le zecche”.

Per una protezione globale, alcuni prodotti possono essere spruzzati anche sui vestiti, sempre che sia indicato in etichetta. Anche l'abbigliamento dev'essere adatto: scarpe da trekking a collo alto, maglietta dentro i pantaloni che vanno infilati a loro volta dentro calze lunghe di cotone. Vanno preferiti i colori chiari, che consentono di individuare meglio le zecche, mentre è meglio evitare di sdraiarsi nell'erba alta.

A fine giornata, dopo una scampagnata nei boschi, è bene ispezionare il corpo, compreso la testa, e dare un'occhiata ai vestiti: le ninfe, cioè lo stadio intermedio tra le larve e le zecche adulte sono molto piccole e assomigliano a dei nei.

Infine, se malauguratamente capita di essere punti dalla "zecca dei boschi", per avere informazioni è utile contattare l'Associazione Lyme Italia e Coinfezioni, formata da medici, pazienti, veterinari e ricercatori. Si propone di diffondere la conoscenza della Malattia di Lyme, organizzando campagne di informazione e prevenzione e promuovendo la ricerca su una patologia che nel nostro Paese, nonostante i numerosi casi, resta ancora in parte sconosciuta.

articolo pubblicato il 2 luglio 2020

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