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Candida: le nuove cure per prevenirla e curarla

La combinazione di tea tree oil e probiotici è molto utile per combattere una delle infezioni intime più frequenti nelle donne. Ecco come agisce

credits: iStock



di Roberta Camisasca


Uno, il tea tree oil, ci difende dall’attacco dei microrganismi ostili, gli altri, i probiotici, si occupano di ristabilire la pace tra i batteri, buoni e cattivi, che popolano l’organismo.

Insieme sono un aiuto utile nel contrastare una delle infezioni intime più frequenti nelle donne, la candidosi, che si stima colpisca circa il 75% della popolazione femminile nelle diverse fasce di età. L’efficacia della loro associazione è stata dimostrata per la prima volta da un gruppo di ricercatori dell’Istituto superiore di sanità e delle Università di Bologna e di Bari.


Le proprietà antibatteriche del tea tree oil e la capacità dei probiotici di riequilibrare la flora batterica risultano sfruttabili in sinergia per un trattamento completamente naturale, adatto a tutte, in grado di debellare l’infezione nell’80% dei casi e ristabilire il microbiota genitale.

Un ausilio in più, ideale per le forme ricorrenti, che ha il vantaggio di andare dritto al punto, cioè al motivo per cui, in circa il 7-9% delle donne, il disturbo tende a ripresentarsi con insistenza.


Una battaglia tra batteri

Farmaci, malattie, stress, disturbi intestinali: la Candida Albicans, un fungo che normalmente abita nell’apparato genitale e intestinale senza creare problemi, approfitta dei momenti di fragilità della donna per proliferare in modo anomalo, provocando sintomi come prurito intenso, bruciore, difficoltà nei rapporti sessuali, secrezioni bianche simili a ricotta, gonfiore e talvolta lesioni dei genitali esterni.

In condizioni normali, l’organismo si difende da questo attacco schierando un esercito di batteri “buoni”, che impedisce agli agenti patogeni di invadere il territorio. È grazie all’acidità della mucosa vaginale (pH compreso tra 3,5 e 4,2) che questa microflora è in grado di svilupparsi e svolgere le proprie funzioni di difesa.

Ma se la flora batterica è debole, i miceti viaggiano indisturbati verso l’obiettivo colonizzando la vagina e scatenando l’infezione, con ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa, sessuale e sportiva. Il segreto è: ristabilire l’equilibrio perduto.

«Lo studio che abbiamo condotto parte dal presupposto che quando una donna ha un episodio di candidosi è presente un disequilibrio del microbiota, con riduzione (sia a livello vaginale sia intestinale) dei lattobacilli, i batteri benefici che contribuiscono a mantenere sano l’ambiente rilasciando sostanze protettive contro l’aggressione dei microrganismi», spiega Maura Di Vito, biologa nutrizionista, al tempo del lavoro interna presso il Dipartimento di malattie infettive dll’Istituto superiore di sanità.

«Il pH vaginale può alterarsi per diversi motivi, ma è stato appurato che spesso il problema deriva da uno squilibrio della flora batterica a livello intestinale: i microbi patogeni aumentano, a scapito di quelli “buoni”, e possono migrare verso il tratto genito-urinario, provocando l’infezione».


La sinergia vincente 

Il tea tree oil è un olio essenziale derivato dalla distillazione delle foglie dell’albero Melaleuca alternifolia, nativo dell’Australia, noto da molti anni alla medicina tradizionale aborigena per le proprietà antisettiche.

Tradizionalmente è usato nel trattamento di infezioni fungine e batteriche, con applicazioni su cute, piaghe e mucose: tale impiego è stato validato anche scientificamente, ma mancavano le ricerche in vivo nel contesto ginecologico.

«Le novità sono due», spiega Di Vito. «Per la prima volta è stata documentata nella donna l’efficacia del tea tree oil nella formulazione in ovuli vaginali, inoltre è stato dimostrato che quando questo prodotto naturale è associato ai probiotici, si crea un effetto sinergico per cui uno aiuta l’altro a funzionare meglio.

Il tea tre oil, alle concentrazioni testate nello studio, ha la capacità di “decontaminare” il canale vaginale grazie alle sue proprietà antimicrobiche, senza alterare la flora batterica locale.

Agisce cioè in modo selettivo sulle cellule fungine lasciando vitali i ceppi probiotici che, se reintrodotti con la dieta, riequilibrano il microbiota alterato. Le concentrazioni usate sono bassissime, appena lo 0,5% di olio essenziale, ma sufficienti per espletare l’azione antifungina direttamente nell’area
vaginale».


Un aiuto per le forme ricorrenti 

La cura è indicata nelle donne con candidosi ricorrente, cioè quando si verificano almeno quattro episodi di infezione nel corso dell’anno, intervallati da periodi più o meno lunghi in cui si sta bene e non si hanno disturbi.

«Non esistono invece dati scientifici certi sull’utilità dei probiotici come terapia di prima linea», spiega Francesco De Seta, ginecologo alla Clinica ostetrica e ginecologica dell’Ospedale maternoinfantile Burlo Garofolo di Trieste.

«L’infezione acuta occasionale generalmente risponde bene alle cure farmacologiche, che consistono nella somministrazione di un antimicotico (fluconazolo per bocca e/o azoli in crema o ovuli vaginali), mentre le forme recidivanti resistono ai trattamenti.

Succede perché il sistema immunitario incontra degli ostacoli che gli impediscono di funzionare a dovere: disbiosi intestinali (come la stipsi), allergie, intolleranze alimentari, assunzione di antibiotici o cortisonici, malattie autoimmuni, come quelle della tiroide».

Queste condizioni sono accomunate da un intestino in sofferenza e si è capito che, integrando i probiotici con la dieta, si può modificare non solo→ la flora batterica intestinale, ma anche quella vaginale.

«L’indicazione, quindi, è di ricorrere a una terapia locale, in crema o ovuli, per un rapido effetto antinfiammatorio quando si hanno i sintomi dell’infezione, e di assumere per bocca i probiotici (in associazione con le cure locali a base di tea tree oil) per prevenire le ricadute», sottolinea lo specialista. «Non tutti i fermenti
sono uguali: esistono centinaia di ceppi e ognuno esercita un’azione specifica».

I probiotici utilizzati nella ricerca sono il Lactobacillus acidophylus e il Saccharomyces boulardii: il primo è specifico del microbiota vaginale, mentre il secondo è un lievito isolato dai frutti del litchi e del mangostano, che si è dimostrato in grado non solo di ripristinare e mantenere la flora intestinale, ma anche di contrapporsi all’ “invasione” della Candida.


Bisogna rivolgersi sempre al medico

Lo studio apre la porta a ulteriori indagini da effettuare su vasta scala. «Al momento, quello che sappiamo è che la somministrazione di ovuli vaginali a base di olio essenziale di tea tree abbinata all’assunzione di probiotici è un presidio utile nella prevenzione delle recidive e sicuro, perché non sono emersi effetti collaterali», afferma Maura Di Vito.

Per tutte le donne, resta valida l’indicazione di rivolgersi sempre al medico per una corretta diagnosi. «È necessaria una visita ginecologica e l’esecuzione di un tampone vaginale, poiché esistono diversi microorganismi responsabili di candidosi, oltre alla Candida albicans », raccomanda De Seta.

Per quanto riguarda le cure, devono essere personalizzate e, benché non esistano al momento studi che dimostrino un’”interferenza” tra queste sostanze naturali e il fluconazolo (il farmaco più usato per le candidosi), il fai da te è sempre bandito, soprattutto per quanto riguarda gli oli essenziali che, utilizzati ad alte concentrazioni o applicati puri su pelle e mucose, possono provocare effetti indesiderati.

Per fare il pieno di lattobacilli si può ricorrere a supplementi alimentari in fiale o bustine o agli alimenti funzionali, cioè yogurt e altri cibi arricchiti di probiotici.


Occhio alla dieta 

La prevenzione delle candidosi si fa anche a tavola. «Ma per ristabilire la flora batterica naturale è importante intervenire sulla dieta, assumendo cibi ricchi di fibre, come frutta e verdura, che favoriscono il transito intestinale», aggiunge il dottor Francesco De Seta.

«Alcuni studi sottolineano l’importanza di limitare l’apporto di zuccheri, di cui il fungo “si nutre” per proliferare nell’ambiente vaginale. Non a caso la candidosi è frequente nelle persone che presentano elevate concentrazioni di glicemia nel sangue, per esempio chi soffre di patologie metaboliche, diabete, sindrome dell’ovaio policistico, ma anche in chi è sano ma segue una dieta troppo ricca di carboidrati», avverte l’esperto. 


Le regole igieniche

Per l’igiene intima è bene non usare i normali saponi per il corpo, che hanno una componente basica, ma preferire detergenti delicati specifici, formulati con ingredienti naturali ad azione lenitiva e antibatterica.

Quando si va  in bagno bisogna pulirsi da davanti a dietro, per evitarela contaminazione della vagina da parte dei batteri presenti nell’intestino. Da evitare gli indumenti aderenti poiché il continuo sfregamento può favorire irritazioni.

La biancheria intima deve essere in tessuti naturali, come il cotone: le fibre sintetiche impediscono la traspirazione della pelle e creano un ambiente caldo-umido adatto alla proliferazione di microrganismi. Di notte l’ideale è dormire senza indossare gli slip.


Quando deve curarsi anche lui

La candidosi si può trasmettere anche all’uomo attraverso i rapporti sessuali o lo scambio di asciugamani, anche se si tratta di eventualità rare.

«Contrariamente a quanto indicato in passato, le linee guida più recenti suggeriscono di estendere la cura farmacologica al partner solo quando questo presenta i sintomi dell’infezione, cioè infiammazione del glande, arrossamento e bruciore», sottolinea Francesco De Seta.

«Solo in caso di forme ricorrenti nella donna, un trattamento per bocca può essere proposto anche a lui, per scongiurare l’effetto “ping-pong”, cioè il contagio “di rimbalzo” della partner».



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Articolo pubblicato sul n. 2 di Starbene in edicola dal 27/12/2017

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