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Alcolici e giovani: come spiegare il consumo consapevole

Oggi le occasioni per consumare birra e drink sono aumentate. Un esperto spiega come insegnare a bere con la testa

Foto: iStock




Secondo dati recenti, ben il 77% dei giovani si ritiene molto o abbastanza informato sui rischi di un abuso di alcol, mentre appena il 46% sa che cosa significhi essere consumatori responsabili.

Una lacuna che può essere colmata dai genitori (e dalla scuola, vedi qui di seguito) educando i ragazzi alla prevenzione e alla consapevolezza. Ne è convinto Claudio Cippitelli, sociologo esperto di consumi, fenomeni e culture giovanili, che ha messo a punto, in collaborazione con AB InBev, un vademecum per insegnare a bere con la testa.

«Rispetto al passato, i giovani over 18 (ai minorenni è vietato vendere alcolici) hanno maggiori occasioni di consumare birra & Co., basti pensare alla diffusione degli happy hour.

Anche l’offerta di prodotti è molto aumentata, accanto a quelli di qualità se ne trovano molti altri scadenti», dice il sociologo. In questo nuovo contesto, ecco quello che i genitori possono fare.


1. Affrontare presto l'argomento

Meglio non aspettare che i propri figli diventino maggiorenni per discutere con loro dell’alcol. «Il tema del bere deve essere parte della loro educazione alla salute e alla sana alimentazione fin da quando sono piccoli», consiglia l’esperto.

Si può cogliere l’occasione per parlare di vino e birra al super, osservando la quantità di prodotti presenti sugli scaffali. Oppure al ristorante o quando si brinda con parenti o amici.


2. Dare il buon esempio

Non esagerare con le quantità, bere solo a stomaco pieno, non mettersi alla guida in stato di ebbrezza. «Quando i genitori eccedono, il figlio rischia fino a 4 volte di più di avere problemi con l’alcol», precisa il dottor Cippitelli 


3. Saper ascoltare  

Il dialogo è lo strumento migliore per trasmettere ai figli il valore dell’autoregolazione. «Affidarsi a richiami sterili, a divieti ed esortazioni serve a poco, potrebbe anzi spingere i ragazzi nella direzione opposta a quella del consumo consapevole », afferma il sociologo.

«Meglio porre domande per stimolarli a mettere in discussione i loro comportamenti errati, che dare risposte preconfezionate ». Bisogna mostrarsi competenti, mai saccenti.


4. Motivare le proprie scelte

«Per esempio, spiegare perché si preferisce un vino a un altro, la birra chiara a quella scura. Perché si ama bere a tavola o in compagnia o, al contrario, la ragione per cui si è astemi (l’alcol può nuocere alla salute e dare dipendenza, non se ne apprezza il sapore)», spiegail sociologo.


5. Far pensare alle conseguenze

Il consumo di vino, birra & Co. favorisce l’appannamento dei riflessi, soprattutto nelle ragazze, che hanno minori quantità dell’ormone deputato alla metabolizzazione dell’alcol.

Se si è bevuto, meglio quindi lasciare il volante a chi è rimasto sobrio: «Di tutti gli incidenti stradali il 10% è imputabile all’abuso di alcolici contro il 2,3% provocato dall’assunzione di droghe», conclude Claudio Cippitelli.


Anche la scuola deve fare la sua parte

«I professori devono toccare il tema dell’alcol in ogni materia. Dalla storia alla geografia, dalle scienze alla matematica, dalla religione all’arte: tutte offrono spunti diversi per parlare di vino, birra, superalcolici», afferma Claudio Cippitelli.

«Lo scopo è mostrare come questi prodotti facciano parte della nostra cultura, smitizzandoli, ma, al tempo stesso, evitando discorsi morali generici» 


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Articolo pubblicato sul n. 44 di Starbene in edicola dal 17/10/2017

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