Doping (diretto e indiretto) -Quali metodi esistono per impedire il doping?
Il metodo vero è la cultura: se tutti avessero un’etica professionale vera, se i media smettessero di caricare di insensata popolarità alcuni atleti, se l’amatore capisse che voler battere a tutti i costi, anche con l’impiego di sostanze proibite, il vicino di casa più bravo di lui non porta altro che rischi per la salute, il fenomeno doping non esisterebbe.
In attesa di questa ipotetica condizione, il sistema più adottato è quello coercitivo: controlli frequenti e punizioni severe.
In molti Paesi il doping è reato penale: in altre parole, non c’è solo la squalifica ma anche una sanzione detentiva per i corresponsabili, medici, preparatori, staff di supporto all’atleta dopato.
Da pochi anni è stato costituito un organismo internazionale (WADA), svincolato dalle federazioni sportive, che opera al solo fine di garantire limpidezza ed equità nello sport. Imbarazzanti le enormi differenze di squalifiche comminate ad atleti di diversi sport trovati positivi alla stessa sostanza (per esempio il nandrolone, un anabolizzante).
C’è ancora molto da fare, specie per sport che hanno enormi interessi economici, ma la strada può rivelarsi quella giusta. Alcune federazioni internazionali affiancano la WADA eseguendo controlli a sorpresa o imponendo controlli sul sangue (non solo sulle urine) ai propri affiliati.
Una di queste associazioni, la UCI (per il settore del ciclismo), pretende un esame del sangue ogni tre mesi, con la sanzione della sospensione per gli atleti che non rispettano questa regola.
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