Permalosi: istruzioni per l’uso

Non tollerano le critiche, né sentirsi messi in discussione. Cosa nascondono queste reazioni? Ecco i consigli degli esperti per affrontarle



di Barbara Gabbrielli

Frasi da non dire e aggettivi rischiosi, opinioni da tenerti dentro e argomenti da dribblare. Interagire con una persona suscettibile assomiglia più a un percorso a ostacoli che a una normale conversazione. Inciampare è facile. Basta un niente per provocare una reazione sproporzionata. Il permaloso non tollera le critiche, non ama sentirsi messo in discussione.

Per questo è sempre sulla difensiva: si immusonisce, reagisce in maniera arrogante e stizzita. E se gli chiedi perché se la prenda tanto, è sicuro che negherà anche l’evidenza. Eppure la permalosità è una caratteristica molto diffusa. Non erve smascherarla: è già di per sé evidente. Ma può essere utile imparare ad affrontarla. Come spieghiamo in questo servizio.

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UN'AUTOSTIMA DELICATA

Il primo passo è capire che dietro questa eccessiva reattività alle critiche si nascondono due omponenti, solo apparentemente contrapposte: l’insicurezza e l’egocentrismo. «La permalosità è un meccanismo di protezione dell’autostima», spiega la psicoterapeuta Katia Vignoli.

«Ci sono persone che dipendono totalmente dal giudizio degli altri e che si convincono di valere qualcosa solo se ricevono consensi dall’esterno. Di conseguenza, quando si vedono contestare un errore o un atteggiamento, si sentono subito rifiutate e svalutate come individui».

«Il permaloso ambisce a essere migliore di quello che è, più intelligente, più colto, più alto, più bello», conferma la psicoterapeuta Consuelo Casula. «Non a caso, tutti coloro che si sentono minacciati dalle valutazioni altrui hanno almeno un punto debole, potremmo quasi dire un complesso, che li fa sentire costantemente sotto attacco». 

L’intento del permaloso, dunque, è non solo costringere gli altri a misurare le parole, ma anche conquistare la loro approvazione incondizionata.«Le persone suscettibili sono molto centrate su di sé» precisa Vignoli. «Si sentono quasi sempre i protagonisti indiretti, e quindi i bersagli, dei commenti. In sostanza vorrebbero concentrare l’attenzione su di sé, ma con le loro regole. Altrimenti ci rimangono male» 

CON IL COLLEGA 

Se lavori gomito a gomito con un collega permaloso, devi giocare d’anticipo. «In fondo quello che lui vuole è guadagnarsi la nostra stima. E allora non risparmiamo i complimenti quando fa qualcosa di buono, mostriamogli di aver voglia di lavorare con lui, chiediamogli pareri e consigli», suggerisce Casula.

E se si offende per qualcosa che hai detto o fatto? «In questi casi non serve farne una questione di principio. Meglio chiedere scusa e dirgli che non avevate intenzione di ferirlo, piuttosto che avvelenare il clima in ufficio».

CON IL PARTNER

Nella coppia, la permalosità di uno dei due partner porta a frequenti incomprensioni e genera in chi ne soffre il dubbio fondamentale di non essere amato abbastanza. «Offendersi allora è un modo per verificare l’attenzione e l’accettazione dell’altro», spiega Casula. Una specie di ricatto sottotraccia che non va assecondato, ma disinnescato con dolcezza e comprensione.

«Occorre rassicurare il partner sulla solidità del rapporto e sul fatto che certe critiche sono circoscritte e si riferiscono sempre a un dato comportamento o a una data situazione, e non alla sua persona». Insomma, se osi dire che non ti piace come ha appeso un quadro, non significa che vuoi lasciarlo.

CON IL CAPO

In ambito professionale, un leader suscettibile trasforma il lavoro in un vero campo minato. «Il capo permaloso si rivela facilmente un tiranno, che trasforma la propria debolezza in prevaricazione», avvisa Katia Vignoli.

«Con una persona così è importante rispettare i suoi confini e il suo ruolo. Se c’è qualcosa che non va, rimaniamo sui contenuti, evitando di personalizzare e polemizzare troppo con frasi tipo: “Non ti si può mai dire nulla” o “Come sei nervoso oggi”».

CON L'AMICA

L’amicizia è libertà. Anche di criticare: basta imparare a farlo bene. «Senza ferire e con tanta ironia e leggerezza», suggerisce Vignoli. «Eventuali disappunti dovrebbero essere sempre compensati dall’affetto e dalla dimostrazione di stima.

Non solo. In virtù della speciale relazione che ci lega all’altro, possiamo aiutarlo a capire che è troppo permaloso e vulnerabile. E in questo modo dargli gli strumenti per proteggersi da chi magari vuole veramente ferirlo o criticarlo».

UNA FIDUCIA DA CONQUISTARE

Come fare, allora, a comunicare con una persona così, senza rinunciare a esprimere i propri punti di vista? «Il modo migliore è usare un linguaggio positivo, essere gentili, evitare le ambiguità, i doppi sensi, le allusioni e il sarcasmo. E cercare di individuare i punti sui quali il nostro interlocutore è particolarmente sensibile per non urtarlo», consiglia la dottoressa Casula.

«Il permaloso non andrebbe mai aggredito, denigrato o preso in giro, ma aiutato a fidarsi di noi e a capire che si può parlare di qualsiasi argomento senza necessariamente riferirsi a lui».

IL BAMBINO PERMALOSO

C’è un’età in cui è normale essere permalosi. Fino agli 8 anni, infatti, la suscettibilità non solo è ammessa, ma è addirittura funzionale alla crescita della persona.

➔ «I bambini sono molto egocentrici, pensano che tutto quello che accade sia merito o colpa loro; in più non sono capaci di cogliere l’ironia, capiscono solo il senso letterale di ciò che viene loro detto e dunque prendono tutto sul serio», spiega la pedagogista Elena Urso, autrice, insieme a Elisabetta Rossini del libro I bambini devono fare i bambini (Bur, 14 €). Sta all’adulto spiegare loro, con parole chiare e senza doppi sensi, quando e perché hanno sbagliato.

➔ «È molto importante usare frasi non generiche ma sempre riferite a una situazione precisa, così capiranno che hanno commesso un errore, ma non sono loro l’errore», consiglia l’esperta.

➔ Dopo gli 8 anni, invece, il pensiero diventa più astratto, cambia la capacità di relazione e di comunicazione. E verso i 10 anche un bimbo dovrebbe essere in grado di sopportare la frustrazione di una critica. «Se questo non accade e il bambino dimostra sempre una forte suscettibilità, probabilmente è perché non è stato abituato a convivere con limiti e divieti», conclude Urso.

SEI TU QUELLA CHE SE LA PRENDE TROPPO FACILMENTE SE...

1 Cambi umore repentinamente. «Significa che sei troppo condizionata dai messaggi che arrivano dall’esterno e che ti sembrano tutti rivolti contro di te», spiega la psicoterapeuta Katia Vignoli.

2 Parli molto di te. «Cercare di portare la conversazione sempre su qualcosa che ti riguarda è indice di grande egocentrismo e anche una premessa sicura per rimanere male se non vieni sufficientemente considerata», dice l’esperta.

3 Hai bisogno di complimenti. «Se non ti senti mai brava fino a che non ti viene detto espressamente, significa che dipendi troppo dai giudizi altrui», prosegue Vignoli.

4 Ti inalberi subito. «Se ti capita di rispondere con frasi tipo “Ma come ti permetti” senza prima aver riflettuto su ciò che ti è stato contestato, vuol dire che non sei proprio capace di metterti in discussione», conclude la psicoterapeuta.

Articolo pubblicato sul n.31 di Starbene in edicola dal 19/07/2016

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