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Vaccino anti-HPV: può bastare una sola dose

Uno studio ha rivelato che una sola dose del vaccino anti-HPV può prevenire l’infezione da papilloma virus. Un dato incoraggiante che apre la strada a una semplificazione della campagna vaccinale

iStock



Uno studio recentemente pubblicato su AMA Network Open dall’ University of Texas Health Science Center di Houston (UTHealth) ha rivelato che un’unica dose del vaccino anti-HPV, sigla di Papilloma Virus Umano, può prevenire l'infezione da papilloma virus quanto gli schemi vaccinali classici in uso al momento anche in Italia. Certo, sarebbe un bel cambiamento, che potrebbe alzare la percentuale di adesione, ancora troppo bassa, e di conseguenza abbattere la percentuale di tumori provocati da questo virus.

Il Papilloma comprende una famiglia molto vasta di virus, quasi duecento, che si trasmettono per via sessuale, con qualsiasi tipo di rapporto, anche orale e anale. «È un’infezione che prendiamo pressoché tutti nella nostra vita e che viene quasi sempre eliminata dall’organismo», spiega Domenica Lorusso, professore associato di Ostetricia e ginecologia all’Università Cattolica di Roma, Responsabile della Ricerca Clinica del Policlinico Gemelli.

«Ma questo non vuol dire sottovalutare il problema. Oggi sappiamo che tra i virus, ce ne sono circa una ventina pericolosi perché se permangono, nell’arco di 7-15 anni possono causare un tumore a livello della cervice uterina, della vulva e della vagina nella donna, del pene nell’uomo, dell’ano e del cavo orale in entrambi i sessi. Da qui, l’importanza della vaccinazione anti-HPV, che permette di prevenire circa nove tumori su dieci».


I risultati dello studio

Lo studio ha esaminato la differenza nella prevalenza dell'infezione da HPV in un totale di 1620 donne tra i 18 e i 26 anni. Di queste, 106 avevano ricevuto solo una dose, 126 due dosi e 384 lo schema completo di tre dosi, mentre le rimanenti 1004 non erano vaccinate. I risultati? L’infezione da Papilloma virus è stata pari al 12,5% nelle donne non vaccinate, del 2,4% in chi aveva ricevuto una dose, del 5,1% con due e del 3,1% con tre.

«Sono risultati incoraggianti ma il dato va confermato da altri studi e da un periodo più lungo di osservazione per concludere con certezza sull'efficacia di una sola dose di vaccino», dichiara la professoressa Lorusso. «Non c’è dubbio comunque che aprono la strada a una semplificazione della campagna vaccinale, che porterebbe ad aumentare l’adesione dei Paesi occidentali, ma soprattutto, aiuterebbe i Paesi con limitate risorse economiche dove ancora oggi si registra l'85% delle diagnosi di carcinoma della cervice uterina e l'87% delle morti per malattia».

Anche a causa della pandemia, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2020 mostrano un calo dell’adesione alla vaccinazione per entrambi i sessi di circa il 10% rispetto all’anno precedente. Per dare un’idea, in Italia hanno completato il ciclo vaccinale anti-HPV il 63,84% delle ragazze quindicenni. Un bel problema, dal momento che si tratta comunque di numeri bassi e ben lontani dagli obiettivi del 95%, previsti dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019.


Adolescenti e vaccinazione

Al momento, dunque, il programma vaccinale rimane come sempre. «La massima copertura si ha sicuramente quando viene effettuata alle e ai dodicenni e comunque prima di ogni tipo di rapporto sessuale, preliminari compresi», sottolinea la professoressa Lorusso. «E questo perché in questa fase sono vicine allo zero le probabilità di “incontro” con uno degli oltre cento tipi del Papilloma, compresi quelli a rischio oncologico». La vaccinazione prevede due dosi fino ai 15 anni di età a distanza di 6 mesi l’una dall’altra, mentre tre dosi dopo i 15 anni: una subito, l’altra dopo 2 mesi e l’ultima dopo 6 mesi dalla prima, per iniezione intramuscolo.

Gli studi garantiscono un’ottima copertura fino a oltre 10 anni e sono in corso ulteriori ricerche per capire se nel tempo rimane l’immunità: a tutt’oggi non ci sono ancora risultati a indicare la necessità di un richiamo. Il vaccino è a carico del Servizio sanitario nazionale per gli adolescenti nel corso del dodicesimo anno di età. È sempre meglio però dare un occhio alla sezione salute del sito della propria Regione, perché le fasce si stanno ampliando. In molte ad esempio come in Veneto e in Emilia Romagna è gratuita fino a 25 anni. È possibile sottoporsi alla vaccinazione fino ai 40 anni nel caso della donna sana, se lo desidera: in questo caso il costo è a carico di chi acquista.


L'importanza della vaccinazione

La vaccinazione oggi ha un suo ruolo importante anche in caso di lesioni precancerose, cioè di quelle formazioni a carico della cervice uterina, che anticipano di molti anni il tumore vero e proprio. L’unico modo per diagnosticarle precocemente è il pap-test che va eseguito regolarmente ogni due anni a partire dai 25 anni di età, fino ai 69 anni.

«La terapia in sé non è cambiata negli ultimi anni ed è sempre chirurgica»., conclude la professoressa Lorusso «Ma oggi grazie alla vaccinazione anti-papilloma virus siamo in grado di abbattere di oltre il 75% la probabilità di recidive, che è la grande spada di Damocle soprattutto quando si tratta di una forma severa. Gli studi hanno visto che in caso di lesioni precancerose, a determinare il danno è pressoché quasi sempre uno solo dei virus incriminati. Da qui, la possibilità per le pazienti, nell’anno successivo all’intervento, di eseguire il vaccino, che sempre in più Regioni viene offerto gratuitamente».


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