di Ida Macchi
Non supera i 15 g di peso, ma è l’ago di moltissime funzioni del tuo corpo (a cominciare dal metabolismo). Sinché tutto fila liscio non ti accorgi neppure della sua presenza, ma se la piccola ghiandola funziona male sono guai. Un problema tipicamente femminile, visto che l’incidenza delle malattie della tiroide nel gentil sesso è fino a dieci volte più alta che nei maschi.
Colpa degli estrogeni che facilitano alcune reazioni autoimmuni contro la ghiandola e di alcuni delicati momenti della vita femminile, come la gravidanza, che possono alterare il suo funzionamento. Importante, quindi, conoscere meglio la tiroide per capire subito se c’è qualcosa che non va. Ne abbiamo parlato con il professor Andrea Giustina, ordinario di
endocrinologia all’Università di Brescia.
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1. La tachicardia può essere un segnale di ipertiroidismo?
«Sì. La tiroide controlla la contrazione e la frequenza del battito del cuore: se produce ormoni in eccesso (ipertiroidismo), dà loro una brusca accelerata. Se hai sempre il cardiopalmo, perciò, parlane con il tuo medico che può prescriverti gli esami del sangue che ne valutano la funzionalità: il dosaggio del TSH, l’ormone prodotto dall’ipofisi che regola il lavoro della tiroide, e quello dell’FT3 e dell’FT4, le frazioni libere degli ormoni tiroidei che circolano nel sangue».
2. La perdita di capelli è la spia di un ipotiroidismo?
«Sì, è possibile. I capelli sono sensibili allo stato di salute dell’organismo e, se soffri di ipotiroidismo, rallentano la loro attività, diventando più sottili, secchi e opachi. Soprattutto, cadono di più. Se tra i denti del pettine ne trovi ogni giorno più di 50 e il diradamento è molto rapido, non sottovalutare perciò l’eventualità che i problemi della tua chioma siano generati proprio dalla ghiandola. Anche in questo caso, gli esami del sangue per la funzionalità tiroidea sono il primo step per far chiarezza».
3. Se il peso è stabile, la tiroide è sicuramente ok?
«Non è detto. In effetti se si soffre di ipotiroidismo uno dei sintomi tipici è l’aumento di peso senza aver variato di una virgola la propria dieta: la tiroide lavora a rilento e, di conseguenza, il metabolismo funziona a scartamento ridotto, l’organismo brucia le calorie con minor velocità e metti su ciccia. Non è però la regola: nelle forme subcliniche l’ago della bilancia spesso non subisce innalzamenti e il peso rimane stabile».
4. Il morbo di Basedow altera lo sguardo?
Può esserne un primo campanello d’allarme: questa forma di ipertiroidismo, diffusa soprattutto tra le donne tra i 20 e i 40 anni, determina una retrazione della palpebra superiore. L’occhio assume un aspetto “sbarrato”, come fosse stato colpito da un flash luminoso.
Non solo: si riduce anche l’ammiccamento (gli involontari movimenti di chiusura e apertura delle palpebre) che non scatta più ogni 10-15 secondi, come succede normalmente. Queste alterazioni si combinano a volte anche a una maggior sporgenza dei globi oculari che diventano maggiormente suscettibili ai danni degli agenti esterni.
5. I farmaci per l’ipertiroidismo sono pericolosi?
«La terapia farmacologica è la prima scelta per la cura del morbo di Basedow, che è innescato da una risposta anomala del sistema immunitario. I farmaci contengono tiamazolo, una molecola che blocca la secrezione di ormoni tiroidei (ma anche gli anticorpi che l’organismo arma contro la ghiandola), portando alla guarigione nel 50% dei casi. L’assunzione per un periodo circoscritto non è dovuta a problemi di tossicità del farmaco: si è visto che se nel giro di 12-18 mesi il quadro ormonale non si riequilibra, non si avranno risultati nemmeno in tempi più lunghi. Ed è meglio, quindi, passare ad altre soluzioni».
6. In quali casi si prescrive lo iodio radioattivo?
«Questa terapia, detta radiometabolica, è indicata, al pari di quella chirurgica, per le forme di ipertiroidismo indotte dalla presenza di un nodulo (l’adenoma di Plummer) e in quel 50% di casi di pazienti con il Morbo di Basedow che non rispondono alle terapie farmacologiche. Consiste nell’assumere per bocca una piccola quantità di iodio (materia prima che la tiroide utilizza per sintetizzare i suoi ormoni ) radioattivo che si concentra all’interno delle cellule della ghiandola iperfunzionanti, distruggendole in modo selettivo. È una terapia mirata, che non va a colpire altri bersagli se non quello prescelto, quindi ha elevati margini di sicurezza».
7. Che cosa segnala l’ingrossamento del collo?
Può essere la spia di problemi diversi. Se il collo è ingrossato in modo uniforme, può essere un sintomo del morbo di Basedow (e quindi un ipertiroidismo). Ma può essere anche il campanello d’allarme di una riduzione delle funzioni della ghiandola dovuta a un’infiammazione (la tiroidite di Hashimoto, frequente anche tra le under 20) innescata da un’errata risposta del sistema immunitario.
Se il rigonfiamento è localizzato, potrebbe indicare la presenza di un nodulo: questo, anche se non interferisce con la produzione degli ormoni tiroidei, va ugualmente indagato. Nel 95% dei casi è benigno, ma è necessario effettuare un’ecografia ed eventualmente un ago aspirato per scartare l’eventualità che si tratti di una formazione maligna.
8. Esistono cure naturali per produrre più ormoni tiroidei?
«No, ma puoi mantenere in salute la tiroide mettendo spesso in tavola merluzzo, dentice, sogliola, crostacei e molluschi: sono ricchi di iodio. Utili anche piccole dosi di formaggio grana e un paio d’uova la settimana: forniscono tirosina, aminoacido essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. Non bisogna invece eccedere nel consumo di cavolfiore, cavolo verza, cavolini di Bruxelles, broccoli, rape e crescione: contengono tiocianati, sostanze che inibiscono la captazione dello iodio.
Vanno alternati ad altre verdure, soprattutto spinaci, bietole e carote, ricchi del sale minerale. Utile, infine, il sale iodato che può sostituire quello da cucina. La dose ideale: 5 g al giorno, da usare soprattutto nel condimento a crudo. Con la cottura, gran parte dello iodio “se ne va in fumo”. In caso di ipotiroidismo, comunque, è fondamentale assumere per bocca l’ormone tiroideo per riequilibrare tutta la produzione ormonale».
Il TSH “scova” le forme lievi
Il vero direttore d’orchestra della funzione tiroidea è Il TSH. Detto anche tireotropina, è secreto dal lobo anteriore dell’ipofisi proprio con il compito di stimolare (o frenare) la produzione di ormoni da parte della tiroide. i suoi valori permettono di individuare subito anche le forme più lievi (dette subcliniche) di ipo o ipertiroidismo.
A differenza degli ormoni tiroidei, che potrebbero restare nella norma, l’ormone ipofisario “si muove” non appena la ghiandola si ammala: registra valori più alti di quelli normali (0,5-4 microunità per ml di sangue) se funziona meno del dovuto, o valori più bassi (inferiori a 0,01 microunità per ml ) se iperlavora. Per questo, il dosaggio del TSH viene inserito normalmente in qualsiasi check up preventivo.
Articolo pubblicato sul n.3 di Starbene 2016 in edicola dal 05/01/2016