hero image

Sindrome premestruale: i rimedi validati dalla ricerca scientifica

La sindrome premestruale viene ancora oggi liquidata come un periodo inevitabile di malesseri vari. In realtà gli ormoni si possono domare e con essi l’irritabilità, il gonfiore, il mal di testa. Qui trovi i rimedi validati dalla ricerca scientifica

iStock



Fino a tre donne su dieci (fonte Clinical Practice) in Italia soffrono della Sindrome premestruale (PMS): una condizione che, ogni mese alla vigilia del ciclo, le vede alle prese con sintomi come irritabilità, sbalzi d’umore, ritenzione idrica, pancia gonfia.

Poco male, direbbero i più: una situazione fisiologica che dura poco, niente di che, basta “sopportare”. Anche per il cattivo umore, quanti di noi avranno detto o sentito dire “è nervosa, lascia perdere, sarà in quel periodo”: niente di più sbagliato e, soprattutto, niente di ineluttabile, cioè da accogliere con serafica accettazione. Anche perché più del 20% di queste persone manifesta sintomi così intensi da compromettere seriamente la qualità della vita, interferendo con le attività lavorative, sociali, di gestione familiare.

Insomma, la sindrome premestruale sembra seguire il destino di molte situazioni tipicamente femminili che vengono troppo spesso liquidate come fastidiosi accessori dell’essere donna. Per fortuna non tutti la pensano così, soprattutto i clinici che si occupano di questi problemi come la professoressa Irene Cetin, figura di spicco nel campo della ginecologia e ostetricia in Italia. Invece di chiedere di pazientare, spiega, cura e fornisce soluzioni pratiche ogni giorno alle sue pazienti per stare bene anche in “quel” periodo. Ecco i suoi consigli.


Professoressa, innanzitutto, perché la chiamano sindrome?

Perché è fatta di un insieme di più sintomi che non sempre si presentano tutti e all’unisono. Sono essenzialmente disturbi dell’umore, un’accentuata ritenzione idrica, gonfiore addominale, tensione mammaria, stanchezza più o meno forte, disturbi del sonno, mal di testa.


Ma è uno stato fisiologico o una patologia?

In medicina una sindrome è sempre definita come malattia, anche perché la PMS può avere sintomi anche “invalidanti”. Osservo che questi ultimi peggiorano nel corso degli anni, con manifestazioni minime nelle donne più giovani per poi diventare crescenti dopo i 35.

Il problema è anche la durata. I disturbi, in genere, si manifestano tre giorni prima del ciclo ma non sono pochi i casi in cui superano i cinque fino a toccare la settimana. E sette giorni di problemi di questo tipo ogni mese non sono una parentesi temporale ininfluente.


Si è scoperto perché certe donne soffrono di più in quel periodo?

Si parla di motivi genetici ed ereditarietà, ma non ci sono prove definitive in questo senso. Sappiamo però che certe pazienti subiscono, più delle altre, una brusca modificazione degli ormoni nella fase premestruale, e che ciò dura più tempo.

Un calo di estrogeni e progesterone che in genere, come minimo, porta a un malessere globale: non si riesce a lavorare bene, a dormire, si hanno sbalzi d’umore anche forti. E più questo calo ha un picco repentino più compaiono disagi. Esistono, poi, donne che sono più sensibili alle modificazioni ormonali in generale, come se avessero una sorta di fragilità in questo senso: sono quelle che, per esempio, in gravidanza soffrono di più la nausea e il vomito. Pensando a certe componenti ormonali, una similitudine con alcuni effetti della menopausa diventa un collegamento logico.


Vuol dire che la PMS per certi versi sembra un “assaggio” della menopausa?

È incredibile come i sintomi siano simili, e anche la menopausa è classificata come sindrome. Io le considero “parenti”. Alcuni studi dicono che chi soffre di sindrome premestruale ha un rischio doppio di menopausa precoce, ma ne occorreranno altri per avere conferme del dato. Di sicuro ulteriori ricerche dicono che le donne con più paura di andare in menopausa e di avere dei sintomi fastidiosi in quella fase l’affrontano peggio e poi, di fatto, hanno realmente più problemi.


Tornando agli ormoni, il testosterone c’entra?

La relazione tra testosterone e sindrome premestruale è complessa e non è ancora completamente compresa. Alcune ricerche suggeriscono che i livelli di testosterone abbiano delle modificazioni che potrebbero influenzare i sintomi della sindrome premestruale. Un aumento di testosterone è stato osservato in donne con PMS, quindi non va dato come supplemento in automatico.


E invece ci sono degli integratori che possono aiutare?

Sì, e sono degli antiossidanti come le vitamine del gruppo B che agiscono sull’omocisteina, che a certi livelli è un fattore infiammatorio. Poi c’è il magnesio, che ha un effetto rilassante, e il potassio che agisce sul gonfiore, la ritenzione idrica e gli sbalzi d’umore. Infine prescrivo l’agnocasto, una pianta medicinale che agisce sulla tensione mammaria, migliora l’umore, è attiva sul mal di testa come antinfiammatorio e favorisce un maggior equilibrio ormonale. Lo ha dimostrato una revisione fatta dal “British Medical Journal” nel suo uso nella PMS. Prescrivo questo gruppo di integratori al quindicesimo giorno e per due settimane, e aiutano molto, non è raro che facciano sparire i sintomi.


La componente emotiva conta così tanto?

Conta molto, sia se è indotta dagli sbalzi ormonali sia se “autoindotta” da timori personali di effetti spiacevoli, come abbiamo visto precedentemente. Il nostro cervello produce molecole che poi entrano in circolo e viaggiano per tutto l’organismo, “mediatori dello stress” che aumentano il livello di infiammazione nel corpo, e ciò è dimostrato per molte malattie. Un’infiammazione che però possiamo gestire, evitandone i fattori scatenanti.


Che cosa peggiora l’infiammazione che sostiene la PMS?

Di sicuro l’alimentazione sbagliata. L’uso di grassi saturi anche nella cottura, i fritti, il sale (per la ritenzione idrica), gli zuccheri semplici, i dolci raffinati. E poi c’è il fumo e, infine, dobbiamo stare molto attente a quanto e cosa beviamo, almeno nel periodo a rischio.


Ma la PMS può scomparire? E tornare?

Sì, dipende dall’assetto ormonale e dalle sue fluttuazioni nel corso della vita. È importante però anche farsi controllare: secondo certe stime più del 50% delle donne fra i 18 e i 35 anni non fa visite ginecologiche regolari, e ciò sarebbe importante anche per la gestione di un’eventuale sindrome premestruale, intercettandola agli esordi, anche se i fastidi sono minimi. Un buon rapporto con il ginecologo è curativo non solo dal punto di vista fisiologico, ma anche emotivo.


Agopuntura, un'altra mossa vincente

Questa antica e seria tecnica di medicina orientale, praticata anche in diversi ospedali italiani, può ridurre l’intensità e la durata dei sintomi della PMS (fonte BMJ Open) e dare miglioramenti anche sull’irritabilità, sull’ansia e sulla tensione mammaria (fonte Complementary Therapies in Medicine). Il suo effetto analgesico e antinfiammatorio agisce anche su eventuali dolori e gonfiori. Di solito si inizia con 1-2 sedute alla settimana, e i benefici si ottengono in circa tre mesi di trattamento continuato.


Yoga e meditazione

Lo yoga è un ottimo stabilizzatore dell’umore grazie all’uso di particolari tecniche respiratorie e posizioni che coinvolgono il bacino e i muscoli pelvici. Inoltre abbassa i livelli di cortisolo, e quindi lo stress, agendo anche sull’eventuale insonnia. Anche la meditazione è molto utile: ne bastano anche solo 15 minuti al giorno per ridurre ansia e irritabilità. Questa pratica aumenta l’autocontrollo emotivo, diminuisce la percezione del dolore, insegna a respirare meglio nei momenti difficili. Bene la Mindfulness, ma anche quella guidata che si trova in diverse app dedicate, come Petit Batou, che propone meditazioni specifiche per la PMS.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Yoga, le asana per il ciclo mestruale irregolare - Video

Menopausa: quando fare la MOC, stanchezza, mestruazioni che ritornano

Pelle sempre bella anche con il ciclo mestruale