Lo sbadiglio è un gesto comune, che spesso compiamo senza pensarci: appena svegli, dopo un pasto abbondante, quando siamo stanchi o annoiati. Apparentemente banale, nasconde in realtà meccanismi fisiologici e psicologici complessi e può perfino fornire segnali sullo stato di salute. Ma cosa si cela dietro questo comportamento? E quando gli sbadigli diventano troppo frequenti, al punto da destare preoccupazione?
Perché sbadigliamo
Sbadigliare è un fenomeno involontario presente non solo negli esseri umani, ma anche in molte specie animali. «Tradizionalmente è associato a stati come noia, stanchezza o bisogno di dormire, ma gli scienziati continuano a indagare altre possibili funzioni», spiega il dottor Roberto Orsi, cardiologo del CeMeDi di Torino. «Una delle ipotesi più accreditate suggerisce che lo sbadiglio possa migliorare l’ossigenazione del sangue, aumentando l’apporto di ossigeno e favorendo l’eliminazione di anidride carbonica».
Alcune ricerche suggeriscono inoltre un ruolo nella regolazione della temperatura cerebrale: lo sbadiglio potrebbe agire come un meccanismo naturale di “raffreddamento” del cervello, utile per mantenere la concentrazione e le prestazioni cognitive. Non solo: recenti studi ipotizzano che sbadigliare possa avere anche una funzione di gestione dello stress o preparazione psicologica, comparendo in momenti di alta tensione, come prima di una gara sportiva o di un discorso pubblico.
Quando è normale sbadigliare
Lo sbadiglio si manifesta naturalmente in diversi momenti della giornata: al mattino, appena svegli, quando il corpo si riattiva dopo il riposo notturno; alla sera, quando la stanchezza accumulata richiede un rilassamento; dopo i pasti, quando l’energia del corpo è concentrata nel processo digestivo. Può comparire anche in situazioni di inattività mentale o noia.
Per distinguere uno sbadiglio fisiologico da uno eccessivo, gli esperti si basano su parametri quantitativi. «In media, uno sbadiglio è considerato normale quando si verifica tra le 5 e le 10 volte al giorno», spiega il dottor Orsi. «Si parla invece di sbadiglio eccessivo quando supera le 30 volte al giorno o più di 3-4 volte ogni 15 minuti».
Questi valori, seppure indicativi, aiutano a capire quando è il caso di approfondire. Se gli sbadigli si presentano frequentemente senza i trigger abituali, come stanchezza, noia o fame, può essere necessario valutare eventuali condizioni mediche sottostanti.
Quali sono le cause di un eccesso di sbadigli
La maggior parte dei casi di sbadigli eccessivi riguarda la medicina del sonno, la pneumologia, la neurologia e, talvolta, la cardiologia. «Le cause più frequenti sono disturbi del sonno noti: apnee notturne, narcolessia e altre patologie che portano a sonnolenza diurna marcata», osserva il dottor Orsi. «Questi pazienti vengono inquadrati facilmente dagli specialisti».
Meno noto è che lo sbadiglio può comparire anche in condizioni neurologiche come la malattia di Parkinson, l’epilessia o gli attacchi di emicrania imminenti, in cui può apparire come sintomo precoce.
Dal punto di vista cardiologico, invece, lo sbadiglio può accompagnare situazioni in cui l’ossigenazione del sangue è temporaneamente ridotta. «Questo accade non solo in alcune malattie cardiache, ma anche in circostanze fisiologiche o parafisiologiche, come le lipotimie», spiega il dottor Orsi. «In questi casi pressione e frequenza cardiaca diminuiscono, riducendo l’apporto di ossigeno al cervello e provocando debolezza o svenimento». È importante ricordare, però, che è raro che lo sbadiglio isolato segnali una cardiopatia significativa. Se si accompagna a sintomi come dispnea, dolore toracico o tachicardia, è necessario rivolgersi al medico.
Anche alcuni farmaci possono aumentare significativamente la frequenza dello sbadiglio. Tra questi figurano i farmaci per il Parkinson, come la levodopa; antidepressivi comuni come citalopram, paroxetina e sertralina; alcuni antidolorifici, in particolare gli oppioidi; farmaci per il sonno, come le benzodiazepine.
Come si indaga il problema
Quando lo sbadiglio supera i limiti fisiologici, è importante identificare le cause. «Nel campo dei disturbi del sonno si ricorre spesso alla polisonnografia, un esame che monitora respirazione, battito cardiaco, attività cerebrale e movimenti notturni», spiega l’esperto. «Sempre più diffusi sono anche gli studi domiciliari del sonno, meno invasivi ma efficaci nel rilevare apnee e altre alterazioni».
Anche fattori psicologici meritano attenzione: ansia, depressione o stress prolungato possono contribuire a uno sbadiglio eccessivo. Dal punto di vista cardiologico, l’interesse è generalmente minore, ma se tutte le altre cause vengono escluse, possono rendersi necessarie ulteriori valutazioni per escludere problemi cardiovascolari che riducono temporaneamente l’ossigenazione cerebrale.
Tante le curiosità sullo sbadiglio
Lo sbadiglio è anche contagioso: vederlo o sentirne parlare può farlo comparire anche in chi osserva. «Questo fenomeno, osservato anche in alcune specie animali, è collegato all’empatia e alla coesione sociale», indica il dottor Orsi. Alcuni studi suggeriscono che possa aiutare a sincronizzare i ritmi sonno-veglia all’interno di un gruppo o a regolare la pressione auricolare, come durante i cambi di altitudine in aereo.
Infine, lo sbadiglio è un gesto presente fin dalla vita fetale e dura in media sei secondi, un piccolo momento che racchiude molteplici funzioni ancora in parte da comprendere, rendendolo uno dei comportamenti umani più semplici e, al contempo, affascinanti. «Anche se spesso lo consideriamo un gesto banale, lo sbadiglio è in realtà un vero e proprio segnale del nostro corpo», conclude l’esperto. «Osservarlo e comprenderne le frequenze può aiutarci a prestare maggiore attenzione al nostro riposo, alla nostra alimentazione e al nostro stato emotivo, ricordandoci che anche i comportamenti più automatici hanno un significato e possono offrirci preziose informazioni sul nostro benessere».
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