L’obesità è una vera e propria malattia: le cause non dette

Facile pensare che sia dovuta semplicemente al mangiare troppo. In realtà i fattori in gioco sono tanti e vanno tenuti in considerazione. Ecco quali sono



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Questa è per mia mamma. Questa è per la mia amica Maria. Questa è per il mio ragazzo. Questa è per il benzinaio. E questa è per tutti quelli che, quando mi guardano, si mettono a ridere. Così, fetta dopo fetta, la torta sparisce. Fa riflettere e lancia l’allarme obesità la campagna sociale promossa da Discovery Italia: lo spot, on air in questi giorni su Real Time, vede protagonista una donna che finisce per divorare un intero dolce dedicando ogni trancio alle persone che, nelle modalità più diverse e magari involontariamente, hanno causato in lei dolore o disagio per il suo aspetto fisico.

Peccato che questo contribuisca allo sviluppo dell’obesità, la piaga del terzo millennio, che negli anni ha assunto le caratteristiche di una vera epidemia. Secondo i dati appena diffusi dal primo Italian Obesity Barometer Report, realizzato in collaborazione con l’Istat, il 46 per cento degli adulti italiani (dai 18 anni in su) e il 24,2 per cento tra bambini e adolescenti (6-17 anni) ha un peso eccessivo.

Facendo due calcoli, parliamo di quasi 25 milioni di persone. In entrambe le fasce di età si osservano differenze in base al genere e al luogo di residenza: donne e bambine mostrano un tasso di obesità inferiore rispetto alla controparte maschile e la diffusione del problema è maggiore al Sud e nelle isole, oltre che nei piccoli centri sotto i 2mila abitanti.


È una malattia a tutti gli effetti

Per molto tempo, l’obesità è stata descritta e considerata unicamente come l’esito di un cattivo comportamento a tavola: si introducono più calorie di quante se ne consumano, per cui l’organismo le accumula sotto forma di grasso.

«In realtà, se è vero che l’iperalimentazione rappresenta una delle cause principali, sarebbe semplicistico dire che qualcuno è obeso perché mangia troppo», commenta il professor Paolo Sbraccia, direttore del Centro per la cura dell’obesità del Policlinico Tor Vergata di Roma e past president della Società italiana dell’obesità.

L’eccesso di peso, infatti, costituisce una vera e propria malattia, al cui sviluppo concorrono molteplici fattori: accanto alla dieta squilibrata, ci sono la sedentarietà, lo stress, alcuni farmaci, certe condizioni mediche (come un cattivo funzionamento della tiroide) e molto altro.

«Conta la predisposizione genetica, ad esempio», avverte Sbraccia. «Un numero importante di geni influenza la maggiore o minore tendenza a ingrassare, perché è coinvolto nella sintesi di quegli ormoni che regolano il senso di appetito e sazietà a livello cerebrale. Ma addirittura la dieta seguita dalla madre durante la gravidanza può incidere sul futuro dei figli, lasciando talvolta in eredità qualche chilo di troppo. Insomma, nell’obesità esiste un substrato biologico di cui non conosciamo ancora appieno tutti i meccanismi».

Ovviamente, questo non deve diventare un alibi mentale: perdere (o non prendere) peso potrà costare più fatica ad alcuni rispetto ad altri, ma per tutti la correzione dello stile di vita conduce a risultati reali e permanenti.


Il ruolo dell’ambiente

Oltre a praticare una regolare attività fisica, che significa anche sfruttare tutte le occasioni che la quotidianità offre per muoversi (come utilizzare le scale o spostarsi a piedi), è importante intervenire su quello che gli esperti definiscono “ambiente obesogeno”.

«Il luogo in cui si vive può condizionare lo sviluppo della malattia: l’assenza di spazi verdi o luoghi sociali di incontro, l’aumento del tempo medio trascorso davanti alla tv o al pc, il facile accesso a cibo di scarsa qualità e la pubblicità continua di prodotti alimentari sono solamente alcuni dei fattori che predispongono al problema».

Anche l’uso compulsivo dello smartphone favorisce l’obesità. A rivelarlo è una nuova ricerca della Rice University di Houston (Usa), che ha mostrato come usare il cellulare durante i pasti (ad esempio per controllare i messaggi in arrivo) porti a mangiare di più, aprendo la strada a un aumento di peso. Non sono da sottovalutare nemmeno le cause socio-culturali: le statistiche mostrano che la percentuale di obesi aumenta al diminuire del livello di istruzione, forse perché l’insufficienza di informazioni non consente di ottimizzare le proprie preferenze e porta a compiere scelte errate per la propria salute.


Gli effetti dell’inquinamento

«Fra le ultime teorie scientifiche c’è il legame fra obesità e interferenti endocrini, ovvero pesticidi, inquinanti industriali, materie plastiche, metalli pesanti e altre sostanze in grado di interferire con molte ghiandole endocrine, mimando o antagonizzando l’azione di svariati ormoni e finendo per regolare in maniera inappropriata il metabolismo», avverte Sbraccia.


Il peso della mente

Alla base di un eccessivo introito calorico molto spesso c’è anche un disagio psicologico come depressione, ansia, noia, tristezza, solitudine: la ricerca di consolazione nel cibo non è così rara e porta a trangugiare tutto con voracità, rapidamente, senza una scelta consapevole degli alimenti. Inoltre si crea il circolo vizioso descritto nello spot di Discovery: più si ingrassa, più ci si sente a disagio per il proprio aspetto e più si continua a mangiare.

«In conclusione, l’eccesso di peso è una malattia complessa, che richiede interventi su più fronti anche per contrastare tutte le patologie a cui l’obesità è collegata, come diabete, cardiopatie, ipertensione, invecchiamento precoce e alcuni tipi di tumore», avverte l’esperto.


La campagna su real time

“Non nutrire il tuo dolore” è il messaggio della campagna anti-obesità in onda su Real Time: spesso, infatti, è l’incapacità di gestire le emozioni che porta le persone a rifugiarsi nel cibo. Lo spot è un’iniziativa firmata da Discovery For Good, il brand che racchiude tutte le attività di responsabilità sociale del gruppo televisivo Discovery Italia, e ha Starbene come media partner.



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Articolo pubblicato nel n° 18 di Starbene in edicola dal 16 aprile 2019


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