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Melanoma, le regole di una corretta esposizione al sole

Ci si ammala di più e si muore di meno, anche se la soglia di attenzione deve restare molto alta. Prima regola: mai dimenticare la crema solare! Seconda: fai un controllo annuale dal dermatologo

Foto: iStock



I dati? Forse annoiano un po’ ma sono indispensabili per misurare le dimensioni di un fenomeno in costante, drammatico aumento. Secondo l’AIOT (Associazione Italiana di Oncologia Medica) nel 2024 sono state eseguite 17.000 nuove diagnosi di melanoma, il tumore della pelle più temuto, segnando un aumento rispetto al 2023, quando i nuovi casi registrati furono 15.000.

Ma se è certo che il trend è in ascesa, anche tra le fasce d’età più giovani (rappresenta il terzo tumore più frequente nelle persone sotto i 50 anni), è anche vero che numeri così elevati possono rivelare una maggiore sensibilità della popolazione a sottoporsi a controlli regolari, come la mappatura dei nei, che di conseguenza porta a un incremento delle diagnosi.

In pratica, molti casi di melanoma che fino a qualche anno fa erano sottostimati oggi beneficiano di una diagnosi precoce, grazie alle campagne di sensibilizzazione e di controlli gratuiti proposti da diverse aziende e ospedali, soprattutto a maggio, il mese del melanoma. E si sa che, come per tutti i tumori, più la diagnosi è precoce più aumenta la probabilità di sopravvivenza a lungo termine, legata soprattutto ai passi da gigante che l’immunoterapia ha compiuto negli ultimi dieci anni.

Insomma, ci si ammala di più e si muore di meno, anche se la soglia di attenzione deve restare molto alta, specie nei confronti di comportamenti che non hanno più ragione di esistere ma che, purtroppo, sopravvivono ancora in alcune sacche della popolazione, come l’esposizione ai raggi del sole senza un’adeguata fotoprotezione (mai dimenticare la crema solare!) e l’uso di lettini e lampade abbronzanti, passato di moda ma non del tutto.

Curiosa di sapere come prevenire o intercettare sul nascere il tumore maggiormente in crescita in Italia? La parola al professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, nonché presidente della Fondazione Melanoma.


Sole: le regole di una corretta esposizione

Se il melanoma registra un balzo in avanti è anche perché sono cambiate le modalità di esposizione ai raggi ultravioletti. «Un tempo il periodo delle vacanze era più lungo: si prendeva la casa in affitto al mare per uno o due mesi e si dava alla pelle il tempo di abituarsi a produrre melanina, il pigmento prodotto dallo strato basale dell’epidermide che funge da scudo naturale, attraverso un’esposizione graduale e prolungata», afferma il professor Paolo Ascierto.

«Oggi le vacanze si sono accorciate, si passa meno tempo in spiaggia e in quel paio di settimane in riva al mare si pretende di concentrare tutti i benefici dell’esposizione solare, senza pensare che l’abbronzatura “one shot” nasconde molte insidie. UVB e UVA, infatti, hanno un alto potere cancerogeno se la pelle non viene protetta da filtri adeguati e abituata gradualmente a difendersi sintetizzando melanina.

Per questo è importante applicare dosi generose di crema, latte o spray solare con alto indice di protezione (SPF 50+) per tutta la durata della breve vacanza, ricordandosi di rinnovare l’applicazione almeno ogni due ore e sempre dopo il bagno al mare o in piscina, sia perché l’acqua, la sabbia, il vento, il sudore e i movimenti di chi pratica sport asportano il velo di crema, sia perché molti filtri di marche scadenti vengono degradati in breve tempo dal sole stesso.

La crema protettiva, inoltre, va applicata con cura su ogni centimetro di pelle, senza dimenticare la superficie palmare delle mani, la pianta e il dorso dei piedi, che sono spesso i “grandi assenti” della fotoprotezione. Il cuoio capelluto, invece, va protetto da un cappellino in tela con visiera (perfetto anche per schermare la luce dagli occhi), con la consapevolezza che il melanoma può colpire anche la pelle nascosta sotto una folta chioma di capelli».


Quali creme solari scegliere

E che dire dei solari, meglio scegliere gli schermi fisici (detti anche minerali) o i filtri chimici? «Entrambi sono efficaci, anche se il meccanismo di azione è un po’ diverso», risponde il dottor Umberto Borellini, cosmetologo a Milano. «I primi, polveri minerali dalla texture più corposa, deviano o riflettono gli UV, impedendo che vengano assorbiti dalla pelle e assicurando così la massima protezione. I secondi, invece, sono dei polimeri hi tech nata dalla ricerca più avanzata, che convertono le radiazioni ultraviolette in energia, modulandola e abbassandola di intensità.

I vari brand propongono singoli filtri (come il mexoryl, l’octocrylene o il butil metossibenzoilmetano) oppure veri e propri sistemi filtranti (come il Mexoplex, l’Helioplex, il Tinosorb, la Full Light Technology e altri complessi brevettati) che combinano più filtri fotostabili per fornire una protezione elevata e ad ampio spettro contro i raggi più dannosi».

E poiché le novità, nell’effervescente panorama delle sun protection cream, non finiscono mai tieni presente che un buon solare di ultima generazione vanta in etichetta la scritta “400” perché offre una copertura anche contro gli UVA-ultralunghi, che hanno una lunghezza d’onda fino a 400 nanometri.

Tra i più insidiosi dello spettro solare, questi raggi sono meno aggressivi degli UVB di mezzogiorno, ma anche più penetranti: raggiungendo il derma profondo sono in grado di provocare nel tempo pericolose alterazioni del dna cellulare, alla base dei tumori cutanei.

Proteggere è quindi il verbo all’infinito che vale per tutti, ma che acquista ancora più peso se si parla di bambini, adolescenti e adulti con fototipi 1, 2 o 3, cioè con una pelle chiara più vulnerabile agli UV. Gli studi scientifici, infatti, indicano che il rischio di sviluppare un melanoma è direttamente proporzionale al numero di scottature solari collezionate durante l’infanzia e l’adolescenza: più ci si scotta, infatti, più si rischia che qualcosa nella riparazione del dna vada storto. E allora, perché rischiare la pelle?


Sorveglia la tua pelle con un controllo annuale 

Ma come distinguere i comuni nei (il cui termine corretto è nevi) da macchie scure sospette che potrebbero rivelarsi un melanoma? Basta seguire il “Metodo ABCDE”, in riferimento alle prime cinque lettere dell’alfabeto.

Ispezionando bene la pelle una volta al mese, magari dopo la doccia, potrai notare se i tuoi nei rispondono a questi cinque parametri. «A sta per asimmetria: sono sospette tutte le lesioni cutanee asimmetriche, cioè con una metà diversa dall’altra. I nei, infatti, sono rotondi e simmetrici mentre i melanomi hanno un aspetto variegato e disomogeneo. La B sta per bordi: buon segno se sono regolari e tondeggianti, mentre bordi irregolari e frastagliati potrebbero essere sinonimo di melanoma.

La C indica il colore: i nevi comuni hanno la stessa tonalità di marrone mentre quelli screziati, con più sfumature cromatiche, devono insospettire. La D sta per dimensioni: nei con un diametro superiore ai 6 mm, che appaiono ingranditi da un mese all’altro, devono spingere a prendere appuntamento con il dermatologo. Infine la E di evoluzione: se un neo cambia forma ed aspetto (per esempio assume una superficie ruvida e rugosa) oppure sanguina spontaneamente dev’essere valutato da uno specialista».

A proposito del dermatologo: far controllare periodicamente i nei dal “medico della pelle” è un must irrinunciabile: per quanta attenzione tu possa mettere a monitorare i nei, infatti, l’autodiagnosi ha dei limiti. Primo perché solo un esperto, grazie alla videodermatoscopia digitale (strumento ottico che consente di ingrandire le lesioni pigmentate), può riconoscere con certezza i primi segni di un tumore.

In secondo luogo perché esistono dei “melanomi occulti”, che si nascondono in posti pronti a sfuggire allo sguardo più attento, come quelli che spuntano sulla nuca, sul dorso, nei genitali, nell’inguine, sul cuoio capelluto o nelle pieghe interglutee. Il controllo annuale dal dermatologo, quindi, è un atto di consapevolezza irrinunciabile.


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