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Uomo: udito, serve un check?

Robert Recker/Corbis



di Valentino Maimone

Il sesso forte ha l’udito debole. Rispetto alle donne, gli uomini sentono peggio soprattutto le frequenze medio-alte, quelle che servono a riconoscere il parlato. Ma non solo: l’udito maschile si abbassa due volte più rapidamente. Ne parliamo con il professor Alessandro Martini, docente di otorinolaringoiatria all’Università di Padova.

PERCHÉ I MASCHI SONO PIÙ A RISCHIO
«Gli uomini, in genere, amano di più le attività “assordanti”. Qualche esempio? La passione per i petardi dei bambini o quella per le moto degli adulti. Queste hanno ripercussioni negative sulle capacità uditive. Purtroppo l’esposizione al rumore fa i suoi primi danni molto presto: il 20% dei giovani tra i 14 e i 22 anni mostra già piccoli disturbi che passano quasi inosservati, ma si fanno più evidenti dai 40-45 anni. Soprattutto se ci sono altri fattori aggravanti tipicamente maschili, come ipertensione, colesterolo alto, fumo e diabete», dice l’esperto.

QUANDO ANDARE DALL'OTORINO
Il sintomo tipico dell’ipoacusia? «A cena, mentre si è a tavola con molti amici, capita spesso di perdere qualche parola dei discorsi, specie quando la tv è accesa oppure c’è la musica in sottofondo». In presenza di questo sintomo bisogna fissare una visita dallo specialista.

COME SI FA L'ESAME AUDIOMETRICO
Se il disturbo dipende da un tappo di cerume, basterà una semplice pulizia. Altrimenti si dovrà fare un esame audiometrico: in una cabina insonorizzata si ascoltano dei suoni in cuffia per 10-15 minuti, per misurare l’udito minimo.

PROTESI O FARMACI?
Se l’esame conferma l’ipoacusia, la soluzione è quasi sempre la protesi acustica (da 2500 e in su). Durante la visita però, l’esperto potrebbe sospettare che il calo dell’udito dipenda dall’accumulo di catarro nell’orecchio medio. Per accertarlo, esegue l’esame impedenzometrico: «Per un paio di minuti, senza fare male, inserisce un tubicino nell’orecchio che emette suoni capaci di far muovere il timpano», spiega il medico.
Se questo test conferma la diagnosi, l’otorino può intervenire prescrivendo una terapia a base di mucolitici, cortisonici e vasocostrittori in gocce, per circa 7-10 giorni. Nel caso questa cura fosse insufficiente il chirurgo pratica una minuscola incisione nel timpano (in anestesia locale, dura circa un minuto), per aspirare il muco che ristagna.
Inoltre, durante l’intervento l’esperto inserisce nel foro un tubicino, per facilitare il drenaggio ed evitare che si formi altro muco. Bisognerà portarlo per 2-3 mesi, ma non dà alcun fastidio: sarà il medico a toglierlo.

Articolo pubblicato sul n° 15 di Starbene in edicola dal 31 marzo 2015