Esiste un fattore genetico nascosto che svela il vero rischio cardiovascolare di tutti noi. E non è il colesterolo LDL, quello ormai noto come “cattivo” e che siamo abituati a veder segnato dal medico di famiglia nell’elenco degli esami da fare per stare tranquilli. Si chiama Lipoproteina (A), o Lp(a), e ha la funzione di trasportare il colesterolo nel sangue. Però pochi la conoscono e, soprattutto, pochi la misurano con una semplice analisi del sangue, come importante fattore di rischio per ictus e infarto. Solitamente ci si preoccupa solo del “normale” colesterolo.
Supercolesterolo, più alto nelle donne
In realtà la Lipoproteina (A), questo supercolesterolo di orgine genetica, in una persona su cinque è superiore al limite di guardia dei 50 mg/dl. Diventa quindi un fattore di rischio ereditario elevato, perché favorisce l’accumulo di placca nelle arterie, causando ostruzioni pericolose per cuore e cervello.
«Studi recenti mostrano che livelli elevati di Lp(a) possono aumentare del 20% il rischio di infarti e di ictus, indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali», commenta Claudio Bilato, direttore della cardiologia degli Ospedali dell’Ovest Vicentino e professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università di Padova.
Tra l’altro, le donne over 50 presentano in genere maggiori concentrazioni di Lp(a) nel sangue, il 17% in più rispetto agli uomini, e ciò coincide di solito con l’entrata in menopausa.
Lipoproteina (A), una storia di famiglia
Ci sono altri due aspetti che rendono il supercolesterolo particolarmente insidioso. Il primo è il fatto che rappresenta un fattore di rischio in sé, che prescinde dal fatto che siamo o meno fumatori, in sovrappeso, obesi oppure soffriamo di dislipidemia, cioè abbiamo colesterolo LDL e trigliceridi alti.
Inoltre, chi ha una storia familiare di eventi cardiovascolari prematuri (prima dei 55 anni negli uomini e 65 anni nelle donne), o comunque di casi frequenti fra parenti o con dislipidemie genetiche, dovrebbe sottoporsi all’analisi di questa proteina.
«La Lp(a) predice e peggiora il rischio cardiovascolare. La sua misurazione, con un semplice esame del sangue, dovrebbe essere presa in considerazione almeno una volta nella vita di ogni adulto per identificare chi ha livelli ereditari molto elevati, e il suo dosaggio andrebbe inserito nel normale percorso di ospedalizzazione a seguito di sindrome coronarica acuta o ictus, e ripetuto a distanza di 1-3 settimane dall’evento acuto», commenta il dottor Mario Crisci, dirigente medico UOC Cardiologia Interventistica, Ospedale Monaldi di Napoli.
Valore del sangue indispensabile per chi ha già avuto un ictus
Insomma, un valore del sangue utile per tutti quello della misurazione della Lp(a), ma che diventa necessario se si è avuto già un problema.
Dovrebbe quindi sottoporsi al test chi ha avuto un infarto miocardico, un ictus o una malattia arteriosa periferica (che ha colpito braccia o gambe), o chi ha avuto un evento cardiovascolare negli ultimi 12 mesi o ha una storia di più episodi di questo tipo e non ha mai eseguito questa analisi, ancora poco diffusa e conosciuta.
Come ridurre i valori di Lipoproteina (A)
Purtroppo non esiste ancora un medicinale in grado di ridurre questa lipoproteina, anche se la ricerca in questo senso ha compiuto progressi significativi e oggi abbiamo delle terapie in fase di sperimentazione clinica.
Per esempio, si stanno studiando delle molecole che si chiamano oligoneuclotidi antisenso: sono del materiale genetico artificiale che dovrebbe inibire la produzione di lp(a) nel fegato. Mentre la sperimentazione va avanti (è attualmente in fase 3, uno stadio avanzato), è importante che il medico curante sappia che c’è questo fattore di rischio nel suo paziente per porre in essere tutta una serie di controlli più serrati (come quello del colesterolo, che sicuramente peggiora la situazione) e interventi sullo stile di vita, dall’alimentazione all’esercizio fisico regolare.
È pericoloso infatti “aiutare” la lipoproteina supercolesterolo nel suo tentativo di colpire cuore e cervello, così come ignorarne la presenza.
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