hero image

Fragilità ossea: le cause e come prevenirla

Sei sicura di conoscere tutti i fattori che favoriscono la perdita di densità? Forse prendi la vitamina D, ma sai quali sono le altre strategie di prevenzione? Ecco le mosse vincenti per contrastare l’osteoporosi

Foto: iStock



Cambio di strategia nella secolare guerra alla progressiva (e in parte ineluttabile) perdita di massa ossea che interessa tutte le donne in postmenopausa, quando non possono più contare sull’ala protettiva esercitata dagli estrogeni nei confronti del capitale osseo.

Se fino a qualche anno fa l’unico mezzo per diagnosticare un’iniziale forma di osteopenia o di osteoporosi conclamata era prescrivere la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), oggigiorno l’attenzione della classe medica, alla luce di nuove consapevolezze, si è spostata su altri fattori di rischio, che vanno ben oltre il numerino indicato dal T-score, cioè il punteggio assegnato dall’esame diagnostico a raggi X.

Per pianificare una prevenzione a 360 gradi contro le “fratture da fragilità”, occorre valutare tutti i fattori di rischio, a cominciare dallo stile di vita che comprende dieta, attività fisica, integrazione mirata e correzione di alcuni comportamenti che pesano negativamente, come l’abuso di certi farmaci, di alcolici e di sigarette.

Curiosa di conoscere i fattori che accelerano la rarefazione del tessuto osseo? Due super esperti ti indicano tutti gli elementi in gioco per un’accurata “bone evaluation”.


Fragilità ossea, la prevenzione inizia dalla dieta

La condizione di fragilità ossea si costruisce con un’alimentazione ipercalorica che porta all’obesità o al sovrappeso marcato, due grandi fattori di rischio per l’osteoporosi. «Recenti studi hanno evidenziato come un eccesso di massa grassa, soprattutto a livello addominale, sia quasi sempre associato a una bassa densità minerale ossea», esordisce il dottor Rodolfo Tavana, specialista in ortopedia e traumatologia e in medicina dello sport.

«E questo per due motivi: il primo è di tipo meccanico, nel senso che aumenta il carico ponderale sullo scheletro. Il secondo riguarda il fatto che un organismo obeso è sempre infiammato e ciò comporta disordini metabolici, che si ripercuotono negativamente sul metabolismo osseo. Il quale, lo ricordiamo, è un tessuto vivo, plastico, in continuo rimodellamento per l’incessante attività degli osteoblasti (le cellule operaie che producono nuovo tessuto) e degli osteoclasti (i nuclei deputati alla sua distruzione). Inoltre i chili di troppo vanno a braccetto con il diabete di tipo due che, tra gli innumerevoli problemi, porta anche a una riduzione della densità minerale riscontrabile nelle ossa».

Per contro, anche l’eccessiva magrezza, o un calo ponderale importante registrato dopo i 55 anni, favoriscono l’osteoporosi. Specie se si segue una dieta squilibrata, povera di minerali ed oligoelementi (presenti soprattutto nei cereali integrali, nella frutta e nella verdura), carente di calcio, per l’abitudine a eliminare tutti i latticini in nome di reali o presunte intolleranze, e anche di proteine nobili che compongono il 45% della matrice ossea.

Mangiare poca carne, pesce e legumi e cenare con tè e biscotti, come fanno molti anziani che non hanno voglia di cucinare, a lungo andare porta a una perdita di massa muscolare (sarcopenia), che è strettamente legata alla fragilità ossea. I muscoli, infatti, sono come i tiranti dell’albero di una nave: più sono tonici e forti, più l’albero è stabile.

Il sole alleato contro la fragilità ossea

Un altro importante tassello anti osteoporosi è l’esposizione solare. Perché si attivi la sintesi di vitamina D a livello cutaneo, infatti, è necessario esporre la pelle ai raggi ultravioletti, gli unici in grado di stimolarla.

«Gli “attivatori” numero uno sono gli UVB, molto energetici, ma anche gli UVA, più dolci ma più penetranti, possono contribuire alla “fabbrica della D”», spiega l’esperto. «Bisogna quindi evitare di vivere al chiuso, tra casa, ufficio e auto, e trascorrere più tempo all’aria aperta, per far tesoro dei raggi solari e sfruttarne i benefici a fior di pelle. Altrimenti si rischia un deficit cronico».

Certo, molto dipende dalla latitudine. Non è la stessa cosa vivere a Palermo o ad Aosta. Ma la buona notizia è che basta esporre braccia, viso e gambe alla luce solare 20 minuti al giorno per coprire il fabbisogno giornaliero di questa preziosa vitamina. «Almeno fino a una certa età», avverte il dottor Tavana. «Più si va avanti negli anni, infatti, più la sua formazione rallenta perché la pelle diventa meno efficiente. Inoltre va bene proteggersi dai raggi, ma senza esagerare!».


Fumo, alcol, farmaci e altri fattori di rischio

Lo sai che le sigarette mandano in fumo lo scheletro? Fumare attenta alla densità ossea e aumenta il rischio di andare precocemente incontro a fratture da fragilità. Le inalazioni di nicotina e di monossido di carbonio, infatti, riducono sia l’apporto di ossigeno sia la capacità del calcio di essere trasportato in circolo, fino a raggiungere il tessuto-bersaglio. Di conseguenza aumenta il riassorbimento osseo.

E gli alcolici? Un recente studio pubblicato sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs dimostra che consumare più di 24 g di alcol al giorno (circa due bicchieri di vino da 100 ml) espone a un rischio fratture molto più elevato rispetto a chi è astemio. L’alcol, infatti, riduce l’attività degli osteoblasti (le cellule tessitrici) e abbassa la calcemia (i livelli sierici di calcio), spianando la strada all’osteoporosi.

«Vi sono poi altri fattori da considerare come la menopausa precoce, che comporta il venire a meno della protezione ormonale prima del tempo, i disturbi del comportamento alimentare manifestati durante l’adolescenza che hanno impedito di raggiungere un buon picco di massa ossea intorno ai 25 anni, l’aver sofferto in età fertile di iperprolattinemia (l’ormone prolattina alto) con conseguenti periodi di amenorrea, cioè di assenza di mestruazioni, l’uso cronico di cortisone e derivati (per allergie o patologie autoimmuni), la predisposizione familiare, la presenza di disfunzioni della tiroide (ipertiroidismo non compensato), di connettiviti o di malattie genetiche che possono portare a un precoce quadro di osteoporosi, come la neurofibromatosi o l’osteogenesi imperfetta», spiega il dottor Fabio Vescini, direttore della Struttura Operativa Complessa di Endocrinologia presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Udine.

«Altrettanto importante è escludere la presenza di malattie endocrine, come la sindrome di Cushing, anche nella forma subclinica. Infine, per avere una fotografia completa della situazione, occorre valutare se la donna in menopausa soffra di problemi di malassorbimento intestinale, legati per esempio alla celiachia. In alcuni casi e a discrezione del medico è consigliato dosare, per mezzo degli esami del sangue, anche il PTH (paratormone), un ormone prodotto da quattro ghiandole nascoste nel collo, dietro la tiroide, prezioso per il corretto metabolismo del calcio e del fosforo. Se è un po’ alto, come accade di frequente, occorre dosare la calcemia e la fosfemia e prendere i dovuti provvedimenti per riportare il metabolismo fosfo-calcico entro i parametri giusti. Altrimenti l’osso si impoverisce e la frattura diventa un rischio concreto».

Addio vita sedentaria!

Un altro acerrimo nemico delle ossa è lo stile di vita sedentario, fatto di ore alla scrivania o in auto per raggiungere il posto di lavoro e di poca attività fisica, relegata a qualche passeggiata nel weekend (ma non basta!). Gli studi della Columbia University di New York dimostrano che occorre praticare dai 180 ai 300 minuti di sport alla settimana per mantenere una buona massa ossea, privilegiando l’allenamento isometrico che tonifica i muscoli scheletrici, cioè quelli a diretto contatto con l’osso.

«Consigliati quindi sia gli esercizi eseguiti con i macchinari, secondo la scheda preparata dal personal trainer, sia le attività a basso e medio impatto come lo step, la corsa, il tennis, il padel, la cyclette e tutte le discipline che prevedono saltelli come la zumba o altri tipi di danza», spiega il dottor Rodolfo Tavana.

«Il ritmo serrato e le sollecitazioni meccaniche del suolo, infatti, stimolano gli osteoblasti a discapito degli osteoclasti, i due protagonisti del rimaneggiamento osseo. Meno impattanti sulla salute delle ossa sono invece le attività in acqua, eseguite in assenza di forza di gravità. Ma è comunque preferibile iscriversi a un corso di aquagym o di hydrobike piuttosto che appendere le sneakers a un chiodo e passare dalla poltrona al divano».



Attenzione quando il trauma sembra minimo

«Ho inciampato in un tombino, sono caduta e per non farmi male ho messo le mani in avanti. Così mi sono fratturata il polso». Quante volte abbiamo sentito simili episodi? Eppure non è normale riportare fratture dopo un trauma minimo, cioè per definizione dell’Oms “quello riportato quando si cade dalla propria altezza”.

«Se è plausibile procurarsi una frattura quando si cade da una scala, non lo è affatto se si cade in piedi, mentre si sta camminando, o persino da seduti: significa che le ossa sono molto fragili e bisogna prestare attenzione a questi segnali», avverte il dottor Fabio Vescini. «Quindi, se a 55 anni, ti rompi la caviglia durante un trekking o per aver inciampato in un gradino, non sottovalutare l’accaduto. Ripeto: non è normale fratturarsi cadendo dalla propria altezza e dovrai fare gli accertamenti del caso».



Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Sei a rischio osteoporosi? Il test per scoprirlo

Menopausa: pelle svuotata, prugne e osteoporosi, pancia

Osteoporosi, ecco perché la fragilità ossea riguarda tutti

Osteopenia o bassa massa ossea, come prevenire l'osteoporosi

Osteopenia: cos’è, quali sono le cause, come si cura