Essere ottimisti migliora la salute del cuore

Il buonumore attiverebbe una serie di reazioni positive a cascata che interessano l’apparato cardiovascolare. Ne parliamo con l’esperto



Buone notizie per gli ottimisti, se già non bastasse la loro capacità di pensare positivo. Chi tende a sdrammatizzare gli eventi pare goda di una migliore salute cardiovascolare. Lo dimostra uno studio dell'Università dell'Illinois, negli Usa, pubblicato sulla rivista Health Behavior and Policy Review (fonte Ansa).

Dall'analisi medica di oltre 5000 persone, è emersa una stretta correlazione tra buonumore e valori nella norma, con particolare riferimento a quei parametri che rilevano un cuore in forma, cioè: pressione arteriosa, indice di massa corporea, glicemia a digiuno, livello di colesterolo, abitudini alimentari, attività fisica e consumo di fumo. I ricercatori hanno evidenziato che chi scaccia via i pensieri negativi ha il 70% in più di godere di una buona salute cardiaca.

La spiegazione scientifica c'è. Ne parliamo con il professore Claudio Borghi, docente di Medicina Interna all'Università di Bologna e membro di oltre 15 società nazionali e internazionali di prevenzione cardiovascolare.

Qual è la relazione tra umore e apparato cardiovascolare?

Cuore, benessere e malessere sono legati da un rapporto piuttosto articolato che attiva diversi meccanismi interconnessi. «Ogni condizione che genera malumore aumenta la reazione da stress, che comporta vari effetti, quali: restrizione del calibro dei vasi sanguigni, accelerazione della frequenza cardiaca e modificazioni sfavorevoli della pressione arteriosa» - spiega il professore Claudio Borghi, direttore dell'Unità Operativa di Medicina Interna del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna e presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC).

«Un atteggiamento positivo produce invece una dilatazione del calibro dei vasi (il venire meno di ottocentesca memoria non era altro che una esagerata vasodilatazione in risposta al piacere) ed una riduzione della pressione o il mantenimento di uno stato di assoluta normalità».


Perché l'umore influenza la salute del cuore

È una questione di circolazione sanguigna, in particolare di vasocostrizione e vasotilazione.

«Alla base di questi meccanismi di ingrossamento o restringimento dei vasi, c'è la quantità di sangue che affluisce al cervello: più questo è irrorato maggiore sarà il suo "impulso" a far funzionare correttamente il cuore, dato che è dall'area cerebrale che parte ogni stimola che regola il funzionamento di tutto il corpo. 

Se siamo felici il sangue raggiunge il cervello in maggiore quantità, al contrario di quando siamo tristi. «Il nostro organismo è come se fosse predisposto a far fronte ad ogni evenienza: nel caso del malumore ci predispone alla "lotta" nel caso del buonumore a prolungare e a rendere partecipe il più possibile tutto il nostro corpo».

Essere tristi porta ad ammalarsi di più?

«La tristezza non rappresenta di per sé una facile predisposizione alla malattia - chiarisce l'esperto - ma la tristezza prolungata determina un esaurimento della riserve immunitarie e di reattività neuro-endocrina da parte dell'organismo: ciò può esporlo a rischi maggiori.

Se si è perennemente giù d'umore si  può tendere inoltre a mettere in atto comportamenti difensivi che se da un lato combattono il cattivo umore, dall'altro aumentano la vulnerabilità del fisico: mi riferisco a mangiare in modo eccessivo, fumare, bere alcol, oziare senza senso, ecc.…)

Pessimismo e malumore fanno male al cuore

Il motivo dipende sia dalla tendenza a trascurarsi sia perché vedere tutto nero fa innescare processi biochimici degenerativi. «Entrambe le interpretazioni sono vere ed integrate l'una nell’altra. Quando è troppo, il malessere psicologico porta a reagire in maniera passiva agli eventi della vita, senza impegnarsi ad eliminare la causa di ciò che non va o a modificare l’atteggiamento mentale» - spiega il cardiologo - «Alcune persone, anziché affrontare la propria sofferenza psichica, possono cercare sollievo in soluzioni "tampone” temporanee, che spesso influiscono negativamente sulle malattie cardiovascolari».

L'area cerebrale deputata alle emozioni comunica con il cuore? 

«Certamente - risponde il professore Borghi - e ci riferiamo sia all’amigdala che al lobo frontale deputato alla percezione cosciente delle sensazioni gradevoli e/o sgradevoli.
Entrambe queste zone del cervello hanno integrazioni con l’area cerebrale dei centri sottocorticali (mesencefalo, midollo allungato e Ponte di Varolio), dove sono collocati i centri del respiro e dell'apparato cardiovascolare e persino i nuclei di alcuni nervi (come ad esempio quello vago) che controllano l’equilibrio tra sistema simpatico e parasimpatico due dei controllori del battito cardiaco».

Suggerimenti pratici mirati alla salute del cuore?

Esulando dai consigli di carattere "organicistico" (mangiare sano, non fumare, evitare l'eccesso di acol, praticare attività fisica), «concorrono ad abbassare i rischi cardiovascolari attività come: vivere in mezzo agli altri, non rinunciare a ciò che ci piace, seguire le nostre pulsioni, anche se apparentemente inadeguate al ruolo ed alla età e ricavare nella giornata alcuni momenti per noi stessi incui riportare il l'umore all'equilibrio, anche nei momenti più difficili» - conclude il cardiologo.

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