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Come capire se si soffre di anemia e quali sono le cause

Si fa presto a dire “ho il ferro basso”. In realtà, le cause dell’anemia sono tante e diverse fra loro: solo un’anamnesi medica può indirizzare verso la diagnosi corretta.

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Stanchezza intensa, pallore, affaticamento dopo sforzi lievi, unghie e capelli fragili, scarsa concentrazione, maggiore vulnerabilità alle infezioni, irritabilità e, nei casi più gravi, tachicardia, respiro affannoso anche a riposo, vertigini e addirittura svenimenti. Sono i sintomi più comuni dell’anemia, caratterizzata dalla riduzione dei livelli di emoglobina e sideremia nel sangue: ne deriva un’incapacità dell’organismo di fornire un’adeguata quantità di ossigeno ai diversi organi e tessuti, che a quel punto non riescono a “respirare” e a svolgere normalmente le loro funzioni.

«Nonostante la sintomatologia simile, le cause di questa condizione sono diverse, per cui non dobbiamo accontentarci di una diagnosi generica di anemia», precisa la dottoressa Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’alimentazione, biologa e nutrizionista. «Nella maggior parte dei casi, si tratta di anemia sideropenica, causata da una carenza di ferro, un disordine ematologico ancora ampiamente trascurato e sotto diagnosticato ma che interessa almeno un terzo della popolazione mondiale, in particolar modo le donne in età fertile e i bambini sotto i cinque anni». Teniamo conto che l’organismo dispone di consistenti scorte di questo minerale nel fegato e in altri tessuti: occorrono diversi mesi per esaurirle, per cui manifestarne una carenza non rappresenta un evento improvviso, ma è sempre l’esito di una condizione critica protratta nel tempo.


A volte l'anemia nasconde una patologia

Se l’alimentazione povera di ferro (tipica soprattutto delle diete vegetariane o vegane non correttamente pianificate) è la causa principale di anemia, talvolta la carenza di questo minerale può essere spia di malattie importanti, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, il diabete, l’insufficienza renale o lo scompenso cardiaco.

«Esiste un’ulteriore forma di anemia, detta sideroblastica, dove il ferro non viene usato correttamente dall’organismo: in altre parole, le sue quantità risultano normali, ma poi non vengono incorporate correttamente dall’emoglobina», descrive la dottoressa Bernardi. «Quando invece i globuli rossi presentano una dimensione nettamente inferiore rispetto alla media, si parla di microcitemia; se la loro forma è quella di una falce o una mezzaluna, di anemia falciforme». Ma l’elenco continua con l’anemia perniciosa, una patologia autoimmune – attribuibile alla carenza di vitamina B12 – dove le cellule del sistema immunitario si accaniscono in modo “anomalo” contro le cellule parietali dello stomaco, e l’anemia emolitica, caratterizzata da un accorciamento della vita media dei globuli rossi circolanti e dalla loro distruzione prematura.


Cosa può nascondere l'anemia

«Spesso, un’anemia può nascondere una celiachia oppure una malattia intestinale cronica, come la colite ulcerosa o la malattia di Crohn, dove il danneggiamento dei villi intestinali compromette la capacità di “assorbire” diversi nutrienti dai cibi, fra cui il ferro», tiene a precisare la dottoressa Bernardi. «Seppure più raramente, ci sono anche tumori del colon-retto che causano una diminuzione dell’emoglobina nel sangue a causa di lente emorragie protratte nel tempo, per cui le cause sono davvero numerose».


Come diagnosticare correttamente l'anemia

Com’è possibile capire quando si tratta davvero di una semplice mancanza di ferro e quando invece l'anemia è la spia di patologie più importanti? «Da soli, non abbiamo la possibilità di scoprirlo: l’unica soluzione è sottoporsi a qualche esame del sangue, in particolare emocromo, sideremia e ferritina, i cui valori vanno esaminati con attenzione dal medico di base», dice l’esperta. «Sarà lui a stabilire se sono necessari degli approfondimenti oppure se, in base all’anamnesi, si può tentare con una correzione della dieta».

L’anamnesi deve sostanzialmente rispondere ad alcune domande: “Il paziente presenta astenia, cioè uno stato di debolezza generalizzato?”, “Da quanto tempo?”, “Cosa mangia ogni giorno?”, “Ci sono altri casi di anemia in famiglia?”, “Assume dei farmaci?”, “Le feci o le urine sono più scure del normale?”, “Soffre di altre malattie?”. In base alle risposte, il sospetto diagnostico si sposterà in una direzione piuttosto che in un’altra.


Quando e come “ritoccare” la dieta

Abbiamo detto che la maggior parte delle anemie deriva soltanto da una cattiva alimentazione e la buona notizia è che bastano quindici giorni per invertire la rotta: «È bene favorire l’introduzione del cosiddetto ferro eme, che si trova nella carne e in alcuni pesci, anziché quello non eme, che si trova sia nei prodotti vegetali che in quelli animali: mentre il primo è altamente biodisponibile, per cui il 25-30 per cento viene assorbito, il secondo ha un livello di assorbimento inferiore e più variabile, dall’1 al 10 per cento.

Detto ciò, quando nel pasto è presente del ferro eme, questo consentirà un maggiore assorbimento anche del ferro non eme». Quali sono i cibi da Braccio di Ferro? Carne bovina o suina in generale, coscia di pollo, molluschi, salmone, merluzzo, tonno e sardine. «In generale, le Linee guida raccomandano un’assunzione di ferro fra i 10 e i 18 milligrammi al giorno, valore che può quasi raddoppiare in determinate condizioni: per esempio, sono consigliati 27 milligrammi per le donne in gravidanza e 11 durante l’allattamento», quantifica la dottoressa Bernardi, che conclude:

«Un bravo nutrizionista potrà pianificare correttamente l’alimentazione settimanale, inserendo i cibi giusti e nelle corrette quantità. L’importanza di questo minerale non va sottovalutata sin da bambini, perché ci sono studi che dimostrano come la sua carenza influisca addirittura sulle performance scolastiche, riducendo la capacità di apprendimento e rendendo più difficile la concentrazione sui libri».


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