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Il caffè fa bene al cervello

Sono sempre più numerosi gli studi che sottolineano l’azione benefica della bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua: sì, il caffè fa bene al cervello perché mantiene attenti e vigili ed è utile anche contro malattie come Parkinson ed Alzheimer. Le ultime conferme arrivano dall’Ordine dei biologi

Foto: iStock



di Francesca Soccorsi


Come mai il caffè fa bene al cervello? «Anche dopo la torrefazione il caffè mantiene gran parte delle sostanze naturalmente presenti nei semi della pianta. Queste passano, poi, nella bevanda, grazie alle alte temperature utilizzate e alla loro idrosolubilità», spiega il dottor Luciano Atzori, biologo dello studio ABR, esperto in Sicurezza alimentare e Tutela della Salute.

«Oltre alla caffeina, alcaloide psicostimolante dai noti effetti eccitanti sul sistema nervoso, il caffè contiene acido colorgenico, fenoli e composti furanici, tutte sostanze dalla spiccata attività antiossidante.

Una volta giunto nel sangue, il caffè riesce facilmente ad attraversare la barriera ematoencefalica e, quindi, ad arrivare al cervello».


UTILE CONTRO PARKINSON E ALZHEIMER

«Dai primi anni 2000 diverse ricerche scientifiche hanno associato il regolare consumo di caffè a una riduzione significativa della probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson. La bevanda, inoltre, sembra in grado di attenuare alcuni sintomi (come i movimenti involontari e non controllati e la bradicinesia) nelle persone malate. Ora sappiamo che quest'azione positiva è dovuta al fatto che la caffeina (insieme ai suoi sottoprodotti generati dal metabolismo corporeo, quali la paraxantina e la teofillina) ostacola e, quindi, riduce la distruzione di alcuni neuroni della sostanza nera del cervello, tipica delle persone affette dal Parkinson», spiega l'esperto.

L’attività protettiva si esplica anche contro l'Alzheimer: «La caffeina è in grado di agire sulla memoria a lungo termine e, dunque, di proteggere il cervello dal declino cognitivo. In che modo? Gli studi in merito sono ancora in corso, ma questa sostanza sembrerebbe in grado di ridurre le placche amiloidi tipiche dell’Alzheimer, che si formano nel cervello portando alla morte i neuroni».

 

NE BASTA POCO

«Gli effetti positivi si verificano anche attraverso il consumo di basse concentrazioni di caffeina (quindi poche tazzine al giorno, due o tre). Insomma, non si corre il rischio di incorrere negli effetti collaterali tipici dell'abuso di caffeina, come insonnia, palpitazioni, tachicardia e tremori», conclude il dottor Atzori.

22 marzo

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