Tachicardia

Accelerazione della frequenza dei battiti cardiaci oltre le 90 pulsazioni al minuto. Il ritmo cardiaco normale varia nella maggior parte dei soggetti dalle 60 alle 90 pulsazioni al minuto, con una media di 70-80. Cause Un’accelerazione dell’attività elettrica del nodo sinusale, stimolatore fisiologico del cuore, provoca una tachicardia sinusale. Questa può essere sia naturale, se […]



Accelerazione della frequenza dei battiti cardiaci oltre le 90 pulsazioni al minuto.

Il ritmo cardiaco normale varia nella maggior parte dei soggetti dalle 60 alle 90 pulsazioni al minuto, con una media di 70-80.


Cause

Un’accelerazione dell’attività elettrica del nodo sinusale, stimolatore fisiologico del cuore, provoca una tachicardia sinusale. Questa può essere sia naturale, se insorge durante l’esercizio fisico, in seguito a un’emozione oppure al consumo di caffè o tabacco, sia patologica. Sono di quest’ultimo tipo le tachicardie che si verificano in caso di febbre, anemia, ipovolemia (diminuzione del volume di sangue in seguito a un’emorragia o a una forte disidratazione), ipertiroidismo, ipossia (diminuzione della quantità di ossigeno nel sangue), come quella causata da un’embolia polmonare, da una pericardite o da gran parte delle malattie cardiache o polmonari nella fase di peggioramento. Anche alcuni farmaci, come i simpaticomimetici utilizzati nella cura dell’asma, possono indurre tachicardia sinusale.

Una tachicardia si manifesta con caratteristiche diverse a seconda della parte del cuore da cui ha origine.

Tachicardie atrialiInteressano gli atri, che possono raggiungere una frequenza di 200 pulsazioni al minuto in caso di tachisistolia atriale, di 300 pulsazioni al minuto in caso di flutter atriale e addirittura di 400-600 pulsazioni al minuto in caso di fibrillazione atriale.

Grazie al ruolo di filtro protettivo svolto dal nodo atrioventricolare, questi impulsi elettrici non vengono tutti trasmessi ai ventricoli; di conseguenza le tachicardie atriali sono spesso benigne.

Tachicardie giunzionaliGeneralmente dovute a un cortocircuito a livello del nodo atrioventricolare o causate da un fascio di conduzione anomalo, possono raggiungere un ritmo di 200 pulsazioni al minuto. Si tratta in genere di forme benigne che evolvono in crisi parossistiche (malattia di Bouveret).

Tachicardie ventricolariPossono raggiungere le 300 pulsazioni al minuto. Spesso gravi e mal tollerate, poiché il ventricolo non può svolgere le sue funzioni di eiezione del sangue, degenerano talvolta in fibrillazione ventricolare, accompagnata da arresto cardiorespiratorio e da uno stato di morte apparente.


Evoluzione

Una tachicardia può evolvere senza dare sintomi o manifestarsi con palpitazioni, disturbi e sincopi.


Trattamento

Dipende dall’origine e dalla tipologia dell’alterazione del ritmo che è alla base della tachicardia. Se esiste un fattore scatenante (per esempio caffè o tabacco) bisogna eliminarlo; spesso risultano indicati trattamenti farmacologici antiaritmici. Le tecniche di ablazione (soprattutto con impiego di una corrente di radiofrequenze) consistono nella distruzione per via endocavitaria (introduzione di una sonda sino al cuore) della zona del miocardio responsabile (per esempio un focolaio di ipereccitabilità ventricolare, responsabile di una tachicardia ventricolare refrattaria).

Per certe cardiopatie, è possibile prevenire le tachicardie ventricolari recidivanti e il rischio di fibrillazione ventricolare mortale impiantando nell’organismo un defibrillatore.