Atassia di Friedreich: cos’è, cause, sintomi, cure

È una rara malattia genetica che compromette coordinazione e forza muscolare. Spesso diagnosticata con anni di ritardo, oggi può essere riconosciuta con test genetici mirati e affrontata con nuove terapie, che ne rallentano la progressione e offrono finalmente una prospettiva di speranza



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Può capitare a tutti di perdere l’equilibrio: bastano un passo falso, un attimo di distrazione o una scarpa slacciata. Di solito ci si rialza e si prosegue, senza pensarci troppo. Ma per alcune persone quel piccolo cedimento può essere il primo segnale di una malattia rara e ancora poco conosciuta, l’atassia di Friedreich, una patologia genetica e neurodegenerativa che colpisce circa 100.000 persone nel mondo, di cui oltre 1.200 in Italia.

Spesso quel primo sintomo viene scambiato per semplice goffaggine, stanchezza o stress. Così passano mesi, a volte anni, prima che arrivi una diagnosi. Nel frattempo la malattia avanza silenziosa, minando la coordinazione, la forza muscolare, la capacità di parlare e, con esse, anche la stabilità emotiva di chi ne è colpito.

Che cos'è l'atassia di Friedreich

L’atassia di Friedreich è una malattia genetica neurodegenerativa causata da un’alterazione del gene che regola la produzione di una proteina essenziale, la fratassina. «Questa proteina ha un ruolo chiave nel corretto funzionamento delle cellule, in particolare dei neuroni», spiega Olimpia Musumeci, professore associato di Neurologia all’Università degli Studi di Messina e neurologa presso l’U.O.C. di Neurologia e Malattie Neuromuscolari dell’A.O.U. Policlinico “G. Martino”. «Contribuisce alla produzione di energia e protegge i tessuti dallo stress ossidativo, cioè dall’accumulo di sostanze tossiche che danneggiano le cellule».

Nei pazienti affetti da atassia di Friedreich, l'alterazione genetica determina la sintesi di quantità ridotte di fratassina e questa carenza innesca un processo di danneggiamento cellulare progressivo, che colpisce in particolare il sistema nervoso. I neuroni responsabili della coordinazione e dell’equilibrio sono tra i primi a risentirne, motivo per cui i sintomi iniziali si manifestano spesso con una camminata instabile o una perdita di equilibrio apparentemente inspiegabile.

«Si tratta però di una condizione multisistemica, che non interessa solo il sistema nervoso», sottolinea la neurologa. «Può coinvolgere anche il cuore, l’udito e i nervi periferici». In altre parole, un’unica mutazione genetica è in grado di provocare una catena di effetti che coinvolge diversi organi e funzioni, inficiando nel tempo la quotidianità di chi ne è colpito.

Quali sono le cause dell'atassia di Friedreich

L’atassia di Friedreich è causata da un’alterazione del gene FXN, responsabile della produzione di fratassina. «Nelle persone affette dalla malattia, una sequenza del DNA all’interno di questo gene risulta anormalmente espansa», spiega Musumeci. «Questa espansione non altera la struttura della proteina, ma ne riduce drasticamente la quantità prodotta, provocando nel tempo un danno cellulare diffuso e progressivo».

La malattia si trasmette in modo autosomico recessivo: significa che, per manifestarla, è necessario ereditare la mutazione da entrambi i genitori. Nella maggior parte dei casi, questi sono portatori sani, per cui non mostrano sintomi, ma trasmettono ciascuno una copia del gene alterato. Solo quando entrambe le copie del gene FXN risultano mutate, la malattia si manifesta.

«Essendo una patologia rara, la probabilità che due portatori si incontrino è bassa», precisa Musumeci, «ma la consanguineità può aumentare il rischio, perché comporta una maggiore possibilità di condividere lo stesso patrimonio genetico».

La gravità e la precocità dei sintomi variano poi da persona a persona e dipendono dal grado di espansione della mutazione: più ampia è l’espansione, minore sarà la quantità di fratassina prodotta e più severa risulterà la malattia.

Quali sono i sintomi dell'atassia di Friedreich

I sintomi dell’atassia di Friedreich possono variare notevolmente da persona a persona, in base alla quantità residua di fratassina prodotta dall’organismo. In generale, esiste una forma tipica, la più comune, che compare nella tarda infanzia o adolescenza, intorno ai 13-14 anni. Tuttavia, sono descritte anche forme più precoci, con esordio in età pediatrica, e forme a insorgenza tardiva (dette late-onset), che possono manifestarsi in età adulta – talvolta anche oltre i 30 o 40 anni – e che tendono ad avere un’evoluzione più lenta e meno severa.

«Nella maggior parte dei casi, il primo segnale è una perdita progressiva dell'equilibrio», sottolinea la neurologa. «Il paziente inizia a camminare in modo instabile, con una certa goffaggine o incertezza nei movimenti. Con il tempo, si aggiungono difficoltà nella coordinazione fine, come scrivere o afferrare oggetti, e problemi nel linguaggio, che può diventare impastato o rallentato».

Tra i segnali precoci può comparire anche la scoliosi, un’alterazione della colonna vertebrale che, pur essendo comune nella popolazione generale, può in alcuni casi rappresentare un campanello d’allarme, soprattutto se si associa a disturbi dell’equilibrio o non risponde ai trattamenti ortopedici convenzionali.

«Con l’avanzare della malattia, possono comparire altri disturbi legati al coinvolgimento multisistemico: debolezza muscolare, affaticamento, problemi di sensibilità, disturbi cardiaci e, in alcuni casi, difficoltà uditive o visive», elenca l’esperta. «L’evoluzione è progressiva, ma molto variabile: in alcune persone i sintomi restano lievi per molti anni, mentre in altre la compromissione motoria e neurologica procede più rapidamente, influenzando profondamente la qualità della vita».

Come si arriva alla diagnosi

Riconoscere l’atassia di Friedreich non è sempre immediato: i sintomi iniziali, come la perdita di equilibrio o la goffaggine nei movimenti, possono essere confusi con disturbi più comuni o con semplici caratteristiche motorie individuali. Tuttavia, quando la sintomatologia diventa più evidente, il sospetto clinico si fa più concreto.

«La diagnosi si basa inizialmente su una valutazione neurologica approfondita, che comprende l’analisi dei sintomi, della storia familiare e di eventuali segni associati, come la scoliosi o problemi cardiaci», riferisce Musumeci. «In questa fase il medico può individuare caratteristiche tipiche dell’atassia, ma non può ancora definirne con certezza la causa».

Essendo una malattia geneticamente determinata, la conferma definitiva arriva solo attraverso un test genetico specifico, che consente di individuare l’alterazione del gene FXN responsabile della produzione ridotta di fratassina. Questo esame è considerato il gold standard diagnostico e permette di distinguere l’atassia di Friedreich da altre forme di atassia ereditaria.

«Una volta positivo, il test consente non solo di confermare la diagnosi nel paziente, ma anche di identificare eventuali portatori sani all’interno della famiglia, aspetto fondamentale per la consulenza genetica e la pianificazione familiare», precisa l’esperta.

Come si cura l'atassia di Friedreich 

Fino a poco tempo fa, per l’atassia di Friedreich non esistevano terapie specifiche in grado di modificare il decorso della malattia. I trattamenti disponibili miravano soprattutto a gestire i sintomi e a mantenere la funzionalità motoria e la qualità di vita dei pazienti. La cura, in questi casi, richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge neurologo, cardiologo, fisiatra, fisioterapista, logopedista e ortopedico, con percorsi personalizzati di riabilitazione fisica e linguistica volti a rallentare la perdita di autonomia e a migliorare la coordinazione e la forza muscolare.

«Negli ultimi anni, però, la ricerca ha aperto una nuova prospettiva», illustra Musumeci. «Da circa un anno e mezzo, anche in Italia è disponibile una nuova molecola, l’Omaveloxolone, il primo farmaco specifico approvato per l’atassia di Friedreich. Questo trattamento agisce sul meccanismo alla base del danno neuronale, riducendo lo stress ossidativo e migliorando la funzionalità cellulare».

I dati provenienti dagli studi clinici internazionali hanno mostrato che Omaveloxolone può rallentare la progressione naturale della malattia, con risultati valutati attraverso scale cliniche di disabilità utilizzate nel follow-up dei pazienti. «In Italia il farmaco è già accessibile grazie a un percorso di uso precoce, in attesa della rimborsabilità definitiva, e molti pazienti hanno iniziato la terapia con esiti incoraggianti», riferisce l’esperta.

Sebbene i dati a lungo termine siano ancora in fase di raccolta, i primi risultati clinici mostrano pazienti più stabili o con lievi miglioramenti funzionali nel corso dei controlli a 6 e 12 mesi. È un passo importante, soprattutto in una malattia rara che colpisce spesso giovani adolescenti e che, nelle forme più tipiche, porta a una perdita della deambulazione già intorno ai vent’anni.

«L’arrivo di questo farmaco rappresenta una svolta di speranza, frutto di anni di studi dedicati a comprendere e contrastare i meccanismi cellulari della malattia», commenta Musumeci. «Pur non essendo ancora una cura risolutiva, Omaveloxolone segna l’inizio di una nuova fase terapeutica, in cui la scienza guarda finalmente alla possibilità di modificare il decorso dell’atassia di Friedreich e non solo di gestirne i sintomi».

L’iniziativa per i più giovani

Per sensibilizzare soprattutto i più giovani sui segnali precoci dell’atassia di Friedreich è nata #ChallengeYourBalance, la nuova campagna di comunicazione promossa dall’azienda biotecnologica Biogen con il patrocinio dell’Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche. Presentata durante l’ultimo Congresso della Società Italiana di Neurologia, l’iniziativa utilizza un linguaggio moderno e diretto, quello dei social network, per raggiungere la Generazione Z e i Millennial e invitarli a riflettere sull’importanza dell’equilibrio, fisico ed emotivo.

Cuore della campagna è un filtro interattivo su TikTok che sfida gli utenti a camminare su una linea gialla virtuale: un gesto semplice, quasi ludico, che diventa simbolo di una difficoltà reale per chi convive con l’atassia di Friedreich. Quella linea, che attraversa lo schermo, rappresenta molto più di un percorso digitale: è il segno visibile di una condizione spesso invisibile, un invito a mettersi letteralmente nei panni di chi ogni giorno lotta per mantenere l’equilibrio, nel corpo e nella vita.


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