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Se le donne medico curano meglio

L’approccio femminile ai pazienti del pronto soccorso si dimostra il più valido, ma non è una questione di geni. Scopri perché

Credits: istock




Se finisci al pronto soccorso, secondo un recente studio americano dovresti augurarti di essere seguita da un’internista di sesso femminile. Dalla ricerca condotta dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health
di Boston su quasi 2 milioni di ricoveri e più di 58 mila medici, risulta infatti che i pazienti trattati da donne medico hanno registrato tassi di mortalità più bassi (11,07% contro 11,49%) e anche meno ricoveri successivi al primo entro i 30 giorni seguenti (15,02% contro 15,57%).

I dati non mostrano una relazione né con la patologia coinvolta, né  con la sua gravità. Il motivo sembra essere legato non tanto a caratteristiche che vengono tradizionalmente attribuite alle donne (in sostanza un approccio più emotivo), quanto a una maggiore aderenza ai principi della “medicina basata sulle evidenze”. Che cos’è? Ce lo spiega un esperto.


IL SEGRETO È ESSERE DILIGENTI

«L’Ebm (Evidence-based medicine) è l’integrazione tra l’esperienza del medico, i migliori risultati della ricerca scientifica (evidenze) e le preferenze e le aspettative del paziente», spiega il dottor Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze).

«Diversi studi hanno dimostrato che, rispetto agli uomini, le donne medico utilizzano più spesso le evidenze scientifiche, aderiscono più scrupolosamente alle linee guida, prescrivono più interventi preventivi, hanno una migliore comunicazione con il paziente, dedicano più tempo all’esame clinico e forniscono informazioni più precise e puntuali».

I motivi non sono ancora chiari: «Gli studi hanno solo registrato i dati, ma non conosciamo le motivazioni di queste differenze: di certo, però, la medicina basata sulle evidenze può essere fatta propria anche dai maschi», conclude l’esperto. Quindi, uomini, seguite l’esempio!


TANTE, BRAVE E PENALIZZATE

Nel nostro Paese, il 65% dei medici sotto i 35 anni è donna. Due terzi dei dipendenti del Ssn sono donne, e lo è il 40% di tutti i medici impiegati nella Sanità pubblica nazionale. Le donne si laureano con voti mediamente più alti, hanno una manualità più fine in certe specialità chirurgiche e reggono bene allo stress e alla fatica.

Purtroppo sono ancora vittime di pregiudizi, sia da parte dei pazienti – che non sempre sono disposti a dare fiducia a una dottoressa, soprattutto se è giovane – sia da parte dei colleghi, tant’è vero che nei ruoli apicali si vedono quasi soltanto uomini, anche perché spesso le donne devono scegliere tra carriera e famiglia.

Non solo: a parità di ruolo, tra lo stipendio di una donna e quello di un uomo si registrano ancora differenze che arrivano al 30%.


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Articolo pubblicato sul n.6 di Starbene ine dicola dal 24/01/2017


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