È vero che l’Onu ha dichiarato guerra ai cibi italiani?

Sui social si è sostenuto che un documento dell’Onu indicava come nocivi per la salute alcuni prodotti italiani, come il Parmigiano Reggiano e il vino. Leggi come stanno davvero le cose



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di Gianluca Liva, dell’associazione Factcheckers


A metà luglio sui social italiani si è acceso un grande dibattito a proposito di un documento dell’Onu che proporrebbe di tassare maggiormente e indicare sulla confezione con un particolare bollino tutti gli alimenti in vendita ma nocivi per la salute. Tra i prodotti colpiti da questa proposta ci sarebbero anche alcuni cibi tipici del made in Italy, come il Parmigiano Reggiano e il vino.

La gran parte dei portali d’informazione italiani ha rilanciato la notizia, così come non sono mancati i commenti via social di moltissime figure pubbliche, tutte schierate a difesa di questo attacco senza precedenti alle eccellenze alimentari italiane.

In realtà non è in corso alcuna aggressione nei confronti del nostro settore alimentare. Per scoprirlo bisogna ricostruire i passaggi che hanno portato a questa – ingiustificata – alzata di scudi in difesa delle nostre specialità gastronomiche.

Il documento ONU al centro dello scandalo si intitola Time to deliver ed è stato pubblicato a inizio giugno. Il testo tratta il tema della salute pubblica e, in particolar modo, indica alcune linee guida per la lotta alle Malattie Non Trasmissibili: quelle patologie in gran parte croniche come il diabete, i tumori o le malattie cardiovascolari che da alcuni anni sono diventate la principale causa di morte tra gli esseri umani. Gli autori hanno l’obiettivo di individuare nuove soluzioni per prevenire l’insorgenza di queste malattie, spesso causate da scorrette abitudini alimentari. Tuttavia nel documento non vengono mai citati espressamente gli alimenti di produzione italiana.

Uno dei punti fondamentali riguarda l’utilizzo del sale, molto nocivo alla salute se assunto in grande quantità. Gli autori del documento ONU sostengono che sarebbe bene segnalare sulla confezione se un prodotto contiene una quantità abbondante di sale. In più l’unico riferimento a un aumento della tassazione è rappresentato da un suggerimento. Secondo gli autori, infatti, sarebbero i singoli governi a dovere aumentare il peso fiscale sui prodotti non salutari, col fine di ridurne il consumo.

Come riportato da Valigia Blu, sia Francesco Branca, direttore del Dipartimento della Nutrizione per la salute e lo sviluppo dell'Organizzazione mondiale della sanità, che gli stessi produttori, hanno rilasciato dichiarazioni per smentire quanto circolato in rete e ricordando che non c’è alcun attacco in corso alla produzione agroalimentare italiana.


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Articolo pubblicato sul n. 34 di Starbene in edicola dal 7 agosto 2018


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