Terrorismo: non farti schiacciare dalla paura

Gli attentati in Francia prima, quelli di Berlino ora, hanno scatenato paura e diffidenza. I consigli dei nostri esperti per non farsi travolgere



di Barbara Gabrielli

TI SENTI SMARRITA? AGGRAPPATI AL QUOTIDIANO

Ce ne parla Daniela Rossi, psicoterapeuta e coach

«All’indomani di una tragedia come quella avvenuta a Parigi o a Berlino è normale risvegliarsi senza speranza, senza energia, in una condizione molto simile a uno stato depressivo. Per non rimanere paralizzati in questo limbo dove ci si sente profondamente impotenti, occorre rivolgere l’attenzione a ciò che, al contrario degli eventi luttuosi, è sotto il nostro controllo. Chiediamoci qual è la nostra idea di futuro, quali sono i nostri valori più profondi, qual è il contributo che vogliamo dare e gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Non bisogna immobilizzarsi nell’attesa che accada un nuovo disastro o con l’idea che tutto sia ormai perduto, ma ripartire dalle piccole cose per riconquistare la fiducia».

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SUI SOCIAL SI LEGGE DI TUTTO. NON PERDERE DI VISTA LA REALTA' 

Ce ne parla Alberto Rossetti, psicoterapeuta


«Le nuove tecnologie ci offrono la possibilità di essere protagonisti, di portare la nostra vita dentro gli eventi. Ma ci sono non poche controindicazioni a questa sorta di bulimia comunicativa. Tra un post e l’altro non ci concediamo il tempo di gestire le nostre emozioni. Pubblichiamo, condividiamo, spesso senza verificare le informazioni, ci trasformiamo in attivisti da poltrona. È così che si fomentano paure e intolleranze, giudizi avventati, commenti inutili. Proviamo, invece, a pensare di più, a far sedimentare una notizia e a dare il giusto valore a quello che passa sui social, che in fondo rappresenta solo una parte della realtà».

TI SPAVENTA CHI È DIVERSO DA TE? PROVA A CONOSCERLO MEGLIO

Ce ne parla Nicoletta Suppa, psicoterapeuta

«Il dolore e lo sgomento ci portano a ragionare per stereotipi. Ma non basta un credo religioso diverso dal nostro per autorizzarci a fare di tutta l’erba un fascio, occorre riflettere invece sull’unicità di ciascuno di noi. Quella che proviamo nei confronti del diverso è una paura atavica e si risveglia nei momenti drammatici. Perché ciò che non si conosce è anche incontrollabile e ci fa scattare sulla difensiva. La diffidenza si tampona con la conoscenza. Mentre la rabbia va fatta sfogare in maniera costruttiva, svolgendo attività fisica o facendo qualcosa di creativo. Senza dirigerla contro persone che non c’entrano niente con ciò che è avvenuto».

AI BAMBINI SPIEGA CHE LA CALMA È TORNATA. E DIMOSTRAGLIELO

Ce ne parla Elena Urso, pedagogista

«Per proteggere i bambini dalle visioni cupe di un attentato o di un incidente è sempre meglio, piuttosto che tacere, parlare e raccontare, ma con cautela. Innanzitutto occorre semplicità: spiegazioni troppo lunghe potrebbero confonderli. Poi dobbiamo far loro capire che è tutto finito, circoscritto, lontano. Potremmo dire, per esempio: “Sono triste perché è successa questa cosa brutta, ma a noi non accadrà niente del genere”. E poi, cerchiamo di non trasmettere ai piccoli le nostre paure: non stiamo attaccati al telegiornale, non parliamone in continuazione, altrimenti daremo la sensazione che, malgrado ciò che abbiamo detto, sia accaduto qualcosa di cui doversi preoccupare molto».

ACCENDI UNA LUCE DI SPERANZA

Ce ne parla Stefania Durando, psicoterapeuta

«Anche nel pieno della disperazione c’è chi riesce a tendere una mano ai suoi simili, chi decide di non pensare solo a se stesso e sceglie di aiutare chi è in pericolo. È successo a Parigi, quando una donna incinta, rimasta appesa fuori da una finestra del Bataclan, è stata salvata da uno sconosciuto. Persone come questa sono modelli di resilienza, cioè la capacità di reagire a una situazione drammatica riequilibrandola con un gesto positivo, di salvezza. Compiendo un atto che definirei eroico, queste persone affermano con forza di voler andare nella direzione opposta a quella scelta da chi uccide e distrugge. Come se dicessero: io sono diverso, e l’umanità non è tutta cattiva. Un gesto di speranza per ognuno di noi».

Articolo pubblicato sul numero 49 di Starbene, in edicola dal 24 novembre 2015. Aggiornato il 21 dicembre 2016

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