Sport e attività fisica riducono il dolore cronico

A dirlo è una ricerca norvegese, che conferma e approfondisce il legame tra il movimento fisico e la minor percezione di dolore. Ecco cosa dice lo studio e le motivazioni



284954

L’attività fisica è raccomandata sempre, a tutte le età, per i benefici che ha sulla salute generale. Ma da qualche tempo aumentano gli studi sulla sua valenza terapeutica nella prevenzione e nel trattamento anche del dolore cronico, in modo non farmacologico. Or ora una ricerca norvegese ha analizzato proprio come il movimento fisico regolare riesce a ridurre la percezione del dolore. Gli studiosi dell’Ospedale Universitario del Nord della Norvegia Tromsø hanno preso in considerazione un campione molto vasto di soggetti (oltre 10.732 adulti) osservando come la pratica regolare di esercizi ad alta intensità sia in grado di indurre una minor sensibilità al dolore.

L’attività fisica riduce la percezione del dolore

«I meccanismi dell’analgesia e dell’ipoalgesia, quindi il fatto di non percepire o percepire meno dolore, si conoscono da tempo, così come l’effetto che ha proprio l’attività sportiva sulla sensibilità. Lo studio norvegese, quindi, non ha scoperto una novità, ma ha il grande pregio di essere stato condotto sotto condizioni sperimentali controllate e ciò lo rende interessante», spiega l’endocrinologo Roberto Valcavi, già direttore della Struttura Complessa di Endocrinologia presso l’Arcispedale di Reggio Emilia.

Ma perché lo sport o l’esercizio fisico regolare può portare a questo beneficio? Il motivo sarebbe legato principalmente agli effetti di alcuni ormoni: le endorfine.

Il ruolo delle endorfine

L’attività fisica stimola il rilascio delle endorfine. «Il movimento fisico porta essenzialmente ad aumentare i livelli degli oppioidi endogeni, cioè le endorfine. Queste agiscono esattamente come gli oppioidi esogeni (il cui capostipite è la morfina) legandosi a recettori neuronali specifici», chiarisce Valcavi.

Partendo da questo presupposto, gli autori della ricerca norvegese, pubblicata sulla rivista scientifica Plos One e coordinata da Anders Årnes, hanno messo a confronto i risultati di due precedenti rilevazioni, una condotta dal 2007 al 2008 e l’altra dal 2015 al 2016. In entrambi i casi i volontari erano stati sottoposti ad attività fisica regolare, basata soprattutto su esercizi ad alta intensità, per poi verificare la sensibilità al dolore tramite un semplice test, che consisteva nell’immersione della mano in acqua molto fredda. Ciò che è emerso è che l’attività fisica riduceva la sensibilità al dolore, in modo statisticamente rilevante e a prescindere da possibili caratteristiche individuali delle persone coinvolte nello studio.

Perché gli ormoni sono così importanti

Il ruolo delle endorfine, dunque, è centrale nella gestione del dolore, così come altri ormoni possono influenzare percezioni ed emozioni differenti. Se la serotonina è considerata l’ormone della felicità, proprio le endorfine sono ritenute «veri antidolorifici naturali, che il nostro corpo produce da sempre, fin da quando, ad esempio, eravamo uomini primitivi e venivamo feriti. In quel caso le endorfine svolgevano essenzialmente due funzioni: durante il riposo servivano ad alleviare il dolore e a produrre le prostaglandine, cioè quelle molecole che aiutano a riparare una ferita. Nel caso di movimento e attività fisica intensa, invece, aiutano ad alleviare la stanchezza», spiega l’endocrinologo Massimiliano Petrelli, referente Sicob per la Regione Marche.

«Non è un caso, infatti, che i recettori delle endorfine siano gli stessi della morfina, un potente antidolorifico che ben conosciamo. Questi ormoni, inoltre, danno il senso di soddisfazione e placano quindi il malessere non solo muscolare, ma anche psicofisico».

Il movimento contro la sedentarietà (e i dolori muscolari)

Il beneficio dell’attività fisica nella riduzione del dolore cronico si può estendere anche a livello di prevenzione, come sottolineano gli esperti norvegesi.

«In effetti il movimento eseguito con regolarità, rappresenta un antidoto naturale anche contro i problemi articolari che insorgono con il passare degli anni e che poi portano a dolori cronici», dice Fulvio Borromei, medico esperto in cure palliative. «L’attività fisica o sportiva costante, quotidiana, permette di mantenere attive la muscolatura e le sue fasce, i tendini e le ossa, in modo che svolgano le funzioni per le quali sono fisiologicamente predisposte. Potrebbe sembrare scontato, ma la nostra società è diventata molto sedentaria e questo porta con sé una serie di effetti negativi».

L'esperto aggiunge: «Il movimento può avere funzione protettiva nei confronti delle posture scorrette, per esempio lavorando alla scrivania per molte ore al giorno o stando seduti sul divano mentre guardiamo la tv o in auto alla guida. Purtroppo queste posizioni mettono in tensione fasci e muscoli in modo non fisiologico e possono diventare causa essi stessi di dolore che poi diventa cronico».

Quanta e quale attività fisica fare

«L’attività fisica non va fatta nella fase di dolore acuto, ma in condizione di normalità, e ci permette di tenere la muscolatura attiva costantemente», specifica Borromei.

Ma allora qual è il movimento ideale per evitare dolori muscolari? «La più semplice è camminare, in modo regolare, ma se si riesce (e in effetti non è complicato) l’ideale sarebbe il nordic walking: è la ginnastica più indicata per il tipo di movimento che viene eseguito e per l’età matura,è quando iniziano a comparire i primi dolori. Naturalmente può essere praticata anche dai giovani, che però sono in grado anche di fare altri sport. Quanto al tempo, fare 45 minuti al giorno rappresenta un vero anti-dolorifico naturale, perché riabilita il corpo e la circolazione. Ha anche effetti benefici sulla mente, che invece potrebbe deprimersi in capo di limitata la capacità fisica di muoversi. Insomma, il movimento permette di rimettere in moto molti processi biochimici».


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

"Quando il dolore cronico mi uccideva"

Fibromialgia, come gestire il dolore cronico

Scrambler Therapy e dolore cronico