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Protesi ossee: con la stampante 3D le ossa di titanio sono superprecise

Si chiama bioprinting, è la realizzazione di parti del corpo da trapiantare in materiali biocompatibili. E l’Italia è all’avanguardia

iStock




La stampa 3D sta rivoluzionando la medicina perché rende possibile la riproduzione di “pezzi” del corpo con una precisione inimmaginabile prima.

E se la stampa degli organi è ancora una frontiera lontana, le protesi ossee sono una realtà consolidata e nella quale l’Italia è un passo avanti.

L’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, per esempio (un faro nel settore a livello internazionale con macchinari all’avanguardia e 158 ricercatori), ha impiantato in una paziente due terzi dello sterno e parte di sei costole in lega di titanio stampati in 3D. È la prima volta in Italia e tra i pochi casi al mondo. Quale frontiera si apre per la nostra salute?


I rischi di rigetto sono molto bassi

Le protesi degli arti stampate in 3D, mani soprattutto, vengono già utilizzate ampiamente. E sono nate aziende e associazioni di ingeneri e tecnici che sviluppano protesi robotizzate low cost (da 50 a 1500 € per una mano).

La conquista recente riguarda le ossa, più difficili da realizzare e impiantare. «Ci sono casi in cui non si trovano alternative già pronte sul mercato per sostituire, per esempio, pezzi di colonna vertebrale, del bacino o dello sterno deformate da tumori o traumi.

La stampa 3D ci viene in aiuto», spiega Alessandro Gasbarrini, direttore Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico e degenerativo al Rizzoli. «Mandiamo agli ingegneri la Tac e loro costruiscono un pezzo identico all’originale che si integra rapidamente e nella maniera migliore, riducendo al minimo i rischi di rigetto».


Il futuro è nelle cellule staminali

La ricerca adesso si sta concentrando sui materiali. «Quelli plastici e metallici compatibili, per esempio il titanio, il più usato attualmente, permettono di ottenere una struttura molto simile a quella dell’osso umano, con la trabecola, la struttura di forma spugnosa, dentro la quale posso scorrere gli osteociti, le cellule delle ossa», continua l’esperto. «Altri sono ancora difficili da “stampare”, come il carbonio, ma è solo questione di tempo». La frontiera è innestare cellule staminali nella stampa in modo che le protesi siano completamente integrabili nell’organismo perché riconosciute come proprie.


Gli studi puntano sugli organi

Il potenziale del bioprionting, cioè la stampa di cellule e biomateriali, è tale che gli analisti prevedono la possibilità di costruire non più solo ossa ma veri e propri organi entro 15 o al massimo 20 anni. Al momento la stampa 3D di materiali biocompatibili è usata per creare copie esatte degli organi dei pazienti per studiarne le caratteristiche in vista degli interventi chirurgici. Molti ospedali si stanno dotando di laboratori ad hoc, per esempio il San Matteo di Pavia che ha appena inaugurato il laboratorio 3D4Med.


Protesi di bambù

GreenBone Ortho è una tecnologia sviluppata da una scienziata, Anna Tampieri, direttore dell’Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche.

Anna, grazie alle sue ricerche, è riuscita a trovare il modo di creare, partendo dalle strutture filamentose del legno di bambù, impianti ossei biocompatibili. Ha vinto molti premi internazionali, creato una start up e avviato la sperimentazione sui pazienti (greenbone.it).



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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene, in edicola dal 6 novembre 2018



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