Protesi

Dispositivo impiantato nell’organismo per supplire a un organo mancante o ripristinare una funzione compromessa. Protesi dell’apparato digerente Protesi introdotta durante interventi chirurgici sull’esofago e sulle vie biliari. Indicazioni e tecnica Alle protesi esofagee si ricorre, in caso di cancro dell’esofago, al fine di sopprimere un’ostruzione e alleviare la disfagia (difficoltà di deglutizione). L’impianto di protesi […]



Dispositivo impiantato nell’organismo per supplire a un organo mancante o ripristinare una funzione compromessa.

Protesi dell’apparato digerente Protesi introdotta durante interventi chirurgici sull’esofago e sulle vie biliari.


Indicazioni e tecnica

Alle protesi esofagee si ricorre, in caso di cancro dell’esofago, al fine di sopprimere un’ostruzione e alleviare la disfagia (difficoltà di deglutizione). L’impianto di protesi di questo tipo costituisce un trattamento palliativo del cancro: in anestesia generale e sotto controllo endoscopico e radiologico, viene introdotto un tubo di plastica che contrasta la stenosi indotta dal tumore e consente di riprendere ad alimentarsi normalmente. Le protesi delle vie biliari sono impiegate quando il paziente non può beneficiare di un trattamento chirurgico radicale (cancro del coledoco o del pancreas). Si tratta di tubi di plastica provvisti di orifizi e appositi ganci che li fissano nei tessuti. Generalmente impiantati nel dotto coledoco per via endoscopica, con un fibroscopio introdotto nel duodeno in anestesia generale lieve, talvolta vengono introdotti attraverso la parete addominale sotto controllo ecografico o inseriti nel corso di un intervento chirurgico. La somministrazione di antibiotici al momento dell’introduzione della protesi previene il rischio di infezioni. Come regola generale, questo tipo di protesi deve essere sostituito ogni 4-6 anni.


Patologie

Le protesi impiegate in gastroenterologia sono indolori, ma possono causare infezioni o essere ostruite da tappi di fibrina, che ne rendono necessaria la sostituzione o la disostruzione. La sostituzione è necessaria anche in caso di evoluzione del tumore (se avvolge la protesi) e di spostamento della protesi.

Protesi uditiva Apparecchio amplificatore che consente di correggere la diminuzione dell’udito. Le protesi uditive sono in genere apparecchi elettronici costituiti da un attacco auricolare, un microfono (per captare i suoni) e un amplificatore. Il paziente regola lo strumento in base alle condizioni esterne, mediante un pulsante di controllo del suono. La protesi uditiva è prescritta da un otorinolaringoiatra e realizzata da un audioprotesista, che adatta e regola l’apparecchio in funzione delle esigenze specifiche di ogni paziente. Ne esistono due tipi.

Protesi intrauricolare Introdotta nel condotto uditivo esterno, è praticamente invisibile. La trasmissione del suono avviene mediante un tubo che collega una sorta di centralina elettronica, posta dietro l’orecchio, al condotto uditivo esterno. Il principio alla base del funzionamento di questo apparecchio, molto diffuso, è l’amplificazione dei suoni.

Impianto cocleare Stimola le cellule sensoriali dell’orecchio interno mediante elettrodi. Tale dispositivo è indicato nelle sordità bilaterali profonde, di origine congenita o meno. Le cellule sensoriali devono essere sane. Alcuni elettrodi vengono impiantati nella coclea (parte dell’orecchio interno) e collegati mediante un cavo a un recettore posto sottocute, dietro l’orecchio. L’apparecchio è completato da un microfono, un amplificatore e un trasmettitore esterni. Il costo dell’operazione resta molto elevato.

Protesi dentaria Apparecchiatura atta a sostituire o proteggere uno o più denti, per ragioni estetiche o funzionali.


Tipi di protesi

La protesi dentaria amovibile, ancorata a supporti dentari, mucosi o a impianti, deve essere rimossa per la pulizia (va spazzolata sotto l’acqua corrente). È detta parziale se agganciata a denti mediante dispositivi meccanici (semplici ganci), totale se fissata alla mucosa orale o a radici rimaste nella gengiva. La protesi amovibile può essere impiegata in caso di deperimento di denti congenito o conseguente a un cancro. Un altro tipo di protesi amovibile, detta doccia, protegge i denti da traumi (per esempio quelli causati da sport violenti), dalla carie o dalla radioterapia, oppure consente il rilassamento della mascella in caso di lesione dell’articolazione temporomandibolare. La protesi dentaria fissa può essere saldata o incollata. Restituisce l’aspetto normale o la sua funzione a un dente molto rovinato (onlay, inlay, corona), supplisce alla mancanza di uno o più denti (anelli), li immobilizza (protesi di contenimento in caso di malattia a carico dei tessuti di sostegno del dente) o sostituisce integralmente (ponte). Per la pulizia si utilizzano lo spazzolino e il filo interdentale, come per i denti naturali.


Tecnica

L’apparecchio, realizzato in un laboratorio specializzato, richiede le impronte delle arcate dentarie, che devono essere estremamente precise, perché la protesi possa adattarsi alla morfologia della bocca del paziente. I materiali impiegati sono resine acriliche, leghe metalliche (preziose o meno), materiali estetici, come la ceramica o la porcellana. In caso di estrazione dentaria in un paziente con protesi, questa viene in genere adattata il giorno stesso dell’intervento, per facilitare la cicatrizzazione.

Protesi oculare Comunemente detta occhio di vetro, questa protesi è costituita da materiale sintetico e sostituisce un occhio enucleato o atrofico. Ne esistono di diversi tipi.


Indicazioni e tecnica

Le protesi oculari più comuni sono introdotte in seguito all’ablazione totale (enucleazione) o parziale (eviscerazione) del globo oculare e alla posa di un impianto sul quale vengono suturati i muscoli, per consentire una buona mobilità della protesi stessa. La parete posteriore della protesi, concava, si adatta alla forma dell’impianto intraorbitario.

Per poter realizzare la protesi occorre non solo misurare la cavità orbitaria, ma anche scegliere il colore e il materiale più adatti. La protesi viene impiantata da 20 a 30 giorni dopo l’intervento chirurgico, in base alla cicatrizzazione e alla risoluzione dei fenomeni infiammatori.

Protesi ortopedica Parte sostitutiva di un’articolazione o di un arto.


Indicazioni

Le protesi ortopediche possono essere esterne o interne.

Le protesi esterne permettono alle persone alle quali è stato amputato un arto inferiore di deambulare e assumere la stazione eretta. Esistono anche protesi per gli arti superiori, il cui ruolo è più estetico che funzionale; attualmente sono in corso ricerche su protesi che consentano la prensione.

Le protesi interne sostituiscono un’articolazione malata o distrutta e consentono di ritrovarne la mobilità (artroplastica dell’anca, del ginocchio, della spalla). La protesi può essere unipolare, se sostituisce un solo polo dell’articolazione, o totale, se sostituisce entrambe le superfici articolari.


Tecniche

Grazie alle conoscenze acquisite sui materiali e sulla meccanica articolare è possibile fabbricare protesi interne in grado di riprodurre pressoché fedelmente il funzionamento di un’articolazione. Le protesi, il cui problema principale resta l’usura dei componenti, possono essere realizzate con diversi materiali (acciaio, titanio, ceramica, polietilene). Quelle più funzionali e con migliore tenuta sono le protesi dell’anca e del ginocchio, mentre le altre (dito, gomito, polso, disco intervertebrale) sono poco affidabili.

Protesi peniena Detta anche impianto penieno, è una protesi in silicone che consente, in caso di impotenza totale e definitiva, di ottenere un’erezione che renda possibili i rapporti sessuali. È proposta per lo più a soggetti giovani che hanno regolarmente rapporti sessuali. Ne esistono due tipi.

  • Le protesi rigide o semirigide sono costituite da cilindri di silicone che determinano un’erezione artificiale permanente.
  • Le protesi gonfiabili, più avanzate, sono costituite da due cilindri gonfiabili introdotti nei corpi cavernosi del pene e collegati a un serbatoio-pompa posto sottocute nella zona addominale o nello scroto. Per ottenere l’erezione, il paziente deve azionare la pompa.

Le protesi peniene stanno cadendo sempre più in disuso a vantaggio della tecnica dell’autoiniezione intracavernosa di papaverina o di un altro vasodilatatore, che consente di evitare un intervento chirurgico irreversibile.

Protesi sfinterica Protesi di silicone impiegata in caso di incontinenza urinaria totale e resistente al trattamento.


Tecnica

Un manicotto gonfiabile cilindrico, collegato a una pompa, viene posizionato attorno all’uretra nel corso di un intervento chirurgico. Negli uomini la pompa, posta sotto lo scroto o sottocute al di sopra del pube (come nelle donne), viene azionata dal paziente stesso. Una volta gonfiato, il manicotto comprime l’uretra, ovviando all’incontinenza. Quando la vescica è piena, il paziente sgonfia il manicotto per far evacuare l’urina. Uno sfintere artificiale consente di condurre una vita normale. Le complicanze legate a un tale impianto (infezioni) colpiscono meno del 10% dei pazienti e sono in gran parte trattabili.

Protesi testicolare È costituita da una sfera di silicone destinata a sostituire un testicolo in seguito a orchidectomia (ablazione del testicolo). La funzione è puramente estetica.

Protesi ureterale Consente il deflusso normale dell’urina dai reni alla vescica. Tale dispositivo è impiegato quando l’uretere è ostruito da un tumore o da un calcolo. La protesi, costituita da una sonda multiperforata di piccolo calibro, è introdotta per via endoscopica nell’uretere, dove può rimanere in via definitiva (trattamento palliativo di un tumore) o temporanea. Deve essere sostituita ogni 2-3 mesi. Una protesi ureterale può comportare dolore al momento della minzione, dovuto all’irritazione della vescica da parte della sonda. In tal caso si somministrano analgesici.