Una pillola per il tumore al polmone: riduce la mortalità del 51%

Il farmaco riduce i rischi di metastasi al cervello, al fegato e alle ossa. Nel team di ricercatori anche un oncologo italiano, che spiega come funziona



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Il carcinoma del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, che nel 2021 erano 34.000. A ricordarlo, esattamente un anno fa, erano medici specialisti che hanno sottoscritto un Manifesto per sensibilizzare le istituzioni ad aumentare gli screening preventivi. Oggi, però, arriva una buona notizia. Grazie a un farmaco, messo a punto sotto forma di pillola, è possibile ridurre del 51% i rischi di morte in pazienti che hanno subito un intervento chirurgico per la rimozione del tumore al polmone, con o senza chemioterapia.

«Si tratta di un risultato incredibile: è stato dimostrato che il farmaco, assunto per tre anni, permette una sopravvivenza dell’88% dei pazienti a cinque anni dall’intervento chirurgico», spiega Filippo De Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e principal investigator per l’Italia di ADAURA, lo studio condotto a livello mondiale sulla pillola.

Il tumore al polmone e il rischio di recidiva

Ad essere studiati sono stati i benefici dati dall’Osimertinibnella riduzione del rischio di metastasi in pazienti con un tumore al polmone non a piccole cellule (la forma più comune), con mutazione del gene EGFRm e sottoposti a intervento chirurgico per l’asportazione.

«Si tratta, quindi, di pazienti che, in una scala da 1 a 4, rientrano nei primi tre stadi, quindi a esclusione del quarto, il più avanzato e non più operabile. Nonostante l’intervento e le cure successive, come radio e chemio terapie, infatti, esiste un rischio di recidiva. Il nostro obiettivo era di testare l’efficacia del farmaco sulla possibilità di ridurre proprio le probabilità di recidiva», spiega De Marinis.

Secondo le statistiche, infatti, il 73% dei pazienti con malattia a uno stadio 1 ha una probabilità di sopravvivenza nei cinque anni successivi alla diagnosi pari al 73%, che però scende al 56-65% in chi ha un tumore a uno stadio 2 e al 41% per coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tumore a uno stadio 3. Per loro oggi ci sono più possibilità, grazie alla pillola, prodotta da AstraZeneca e commercializzata con il nome di Tagrisso, su cui è terminato uno studio clinico di fase III durato una decina d’anni e chiamato ADAURA.

Aumento della sopravvivenza dell’88%

«Il farmaco è un inibitore selettivo di un particolare gene, l’EGFRm, coinvolto nel 15% circa di tumori al polmone. Da tempo ne studiavamo l’efficacia nel contrasto alle recidive, tanto che già a ottobre del 2020 avevamo pubblicato i risultati di una prima fase di studio. Lo scorso ottobre sono arrivati i dati di una fase successiva di analisi che ha spinto l’Aifa a rendere rimborsabile il farmaco in fascia H per i pazienti con mutazione del gene EGFRm, che quindi possono assumere la pillola per tre anni gratuitamente», spiega ancora l’oncologo, appena tornato dal Congresso annuale 2023 della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology – ASCO), dove sono stati illustrati i risultati dello studio, pubblicati anche sulla rivista The New England Journal of Medicine.

«Per la prima volta oggi abbiamo dimostrato che i pazienti ai quali finora abbiamo offerto l’Osimertinib hanno avuto una riduzione di rischio di metastasi dell’88% e del 78% in quelli che invece, dopo una prima fase senza farmaco (come gruppo di controllo), lo hanno poi iniziato. Si tratta di numeri molto importanti, perché finora ai malati potevamo solo dire che il farmaco gli avrebbe permesso di vivere di più, in modo generico. Oggi, invece, sappiamo quale vantaggio in termini di sopravvivenza l’Osimertinib può dare», dice De Marinis.

Lo studio: per chi funziona la pillola

Lo studio, come anticipato, è stato condotto su circa 700 pazienti in 20 Paesi del mondo con carcinoma polmonare non a piccole cellule (cioè la forma più comune) con una particolare mutazione del recettore del fattore di crescita epidermico (o EGFRm) allo stadio iniziale. Si tratta di una casistica per la quale generalmente si prevede la chirurgia radicale, cioè l’intervento di rimozione della massa tumorale.

Il beneficio di Osimertinib riguarda tutti i sottogruppi per i quali l’intervento non è garanzia di guarigione, cioè dallo stadio 1 al 3, con eccezione del solo stadio 1 per cui l’intervento è sufficiente. Si tratta di numeri incoraggianti dal momento che si stima che ogni anno 2,2 milioni di persone nel mondo ricevano una diagnosi di carcinoma polmonare.

«Il farmaco aiuta a prevenire che il cancro si diffonda al cervello, al fegato, alle ossa», ha confermato Roy Herbst della Yale University, che ha partecipato alla presentazione di ADAURA a Chicago, sottolineando come si tratti di un «risultato epocale».

giugno 2023

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