Lodovica Comello, da Violetta alla Pink Parade: «Mi racconto nei podcast»

Ha conquistato una fama planetaria recitando nella telenovela Violetta, ma è anche doppiatrice, conduttrice, autrice, ambassador. E mamma ascoltatissima. L’abbiamo intervistata



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Segni distintivi: i suoi tatuaggi. Una chitarra come tributo a Bruce Springsteen, un verso di una canzone di Fabrizio De Andrè, un colibrì con degli ibiscus come ricordo dell’Argentina: sono il timbro della sua passione per la musica, per il canto, per la recitazione. Per lo spettacolo in tutte le sue sfaccettature, e per la vita in genere. Solide radici friuliane, l’attrice, cantante,
doppiatrice, Lodovica Comello, 32 anni, è diventata famosa nel mondo con la telenovela argentina per gli adolescenti “Violetta” e in Italia come conduttrice del talent show Italia’s Got Talent ma, come dice a Starbene, ha sempre avuto mille altri interessi, e in ogni sua iniziativa, dentro e fuori il palco, ci mette il cuore. Quest’autunno, per esempio, ha partecipato come ambassador, per conto di Nutribullet, della IX edizione della PittaRosso Pink Parade, che si è svolta a Milano: una camminata di 5 km per le vie della città, per sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione dei tumori femminili.


Ti senti la testimonial giusta per la Pink Parade?

Sì, sento molto il problema anche perché, purtroppo, questa disavventura è capitata a persone che mi sono vicine, e, grazie a Nutribullet, sono ancora più sensibile al tema: non è mai troppo presto per iniziare a parlare di prevenzione, dato che il rischio-tumore interessa le donne a tutte le età. Non esiste un limite anagrafico, la malattia può capitare in qualsiasi momento della vita. Quindi, è importantissimo fare controlli regolari fin da giovani così come prendere parte a iniziative come quella di Nutribullet a sostegno della ricerca, per avere soluzioni sempre più innovative ed efficaci.


Camminata a parte, l’attività fisica è una presenza costante nella tua vita?

Con lo sport, a dire il vero, ho un rapporto conflittuale. Non dico mai: “Wow che voglia ho di fare un’ora di ginnastica!”, di fatto le mie attitudini sono altre. Però, spesso e volentieri, mi trovo a riconoscere che muoversi fa bene e mi fa stare bene. Quindi, vado alla ricerca di quella bella sensazione post-sudore fisico, e così mi obbligo la mattina a essere meno pigra. Niente di ché: nel mio caso, si tratta di andare in palestra due-tre volte alla settimana. Adesso ho aggiunto anche le lezioni di boxe: che fatica, ma dopo mi sento più leggera e serena!


E l’alimentazione?

Beh, mi piace molto mangiare bene ma non amo per niente le schifezze! Per indole e gusto, vado alla ricerca delle buone materie prime, dei prodotti stagionali e non esagero con le porzioni. Sono una sostenitrice di un’alimentazione varia e consapevole, perciò mangio un po’ di tutto senza privarmi di nulla. Mai fatto diete nella mia vita, non ho tutta questa forza mentale quando si tratta della tavola!


Musica, canto, recitazione, scrittura… Sembri però una roccia di determinazione e impegno tout court. Questa versatilità artistica nasce dalle tue passioni o dalla volontà di riuscire?

Non c’è niente da fare, ho un’animo irrequieto che mi porta a voler fare tante cose. Mi diverto, mi sento appagata a muovermi su tanti fronti diversi. Certo, lo sforzo c’è ma mi viene tutto naturale. Da piccola, frequentavo corsi di danza, recitazione, ero parte di un coro, suonavo gli strumenti. Come dire, sono abituata a saltare di palo in frasca.


Che soddisfazione ti dà?

Quella di potermi esprimere a 360 gradi, e anche di sfidare me stessa. Punto sempre ad alzare l’asticella delle mie prestazioni, la vera soddisfazione è dimostrare a me stessa che sono capace su più versanti.


Dopo il successo planetario di Violetta, cosa hai pensato?

Che bisogna lasciarsi sorprendere dalla vita. È inutile concentrare tutti i nostri sogni e le nostre energie in un unico, preciso progetto. Se non dovesse andare bene, sarebbe un fallimento personale da cui è difficile rialzarsi. Meglio affrontare qualsiasi prova di vita, step dopo step e a cuore leggero: io ho sempre fatto così ogni volta che ho affrontato un casting. Guarda Violetta: l’età giocava a mio favore (all’epoca avevo 19-20 anni) e se non mi avessero presa avrei avuto altre chances; nessuno si aspettava un tour mondiale e fan da tutto il globo, quindi è stato un regalo inaspettato della vita. Con un valore doppio.


Fiducia in te stessa e ottimismo sono le chiavi della tua esistenza?

Nella mia vita personale tendo a essere un po’ più insicura, anche se nel complesso “penso sempre positivo”; sul palco invece divento un carro armato. Davanti al pubblico, l’emozione, che è sempre tanta, si converte subito in adrenalina. La paura va via, rimane solo la voglia di fare.


In Italia’s Got Talent hai giocato un’altra carta però…

Anche questa esperienza è stata una grande (e piacevole) sorpresa. Fin da piccola, il mio sogno è sempre stato quello di cantare, niente e nessuno poteva presagire che sarei passata dall’altra parte della barricata. Ma si è rivelata una scommessa vincente perché è stata una prova di crescita personale. Per esperienza – di esibizioni ne ho fatte tante! – mi sono calata nei panni dei concorrenti e sono stata dalla loro parte, sostenendoli prima e dopo le esibizioni. Sono stati 7 anni, tutti diversi tra loro, in cui di puntata in puntata, sono diventata una donna più empatica, accogliente, completa direi.


Credi molto nell’amicizia come elemento della realizzazione personale?

Sì, i miei migliori amici di oggi sono i compagni di tutta la vita. Un gruppetto solido che è nato in Friuli, la mia terra d’origine, e che si è trasferito a Milano. Li considero la mia famiglia a tutti gli effetti, faccio affidamento su loro per qualsiasi cosa.


Perché hai chiamato il tuo podcast “L’asciugona”?

Nel gergo giovanile, è un termine con cui s’identifica chi “asciuga” gli altri a furia di parlare. Ho scelto questo titolo, per prendermi in giro (e scusarmi in anticipo). In fondo nel podcast parlo, parlo, parlo e prosciugo le energie di chi mi ascolta!


In questo lavoro social, parli soprattutto della tua maternità…

Da brava primipara mi sono lasciata stupire da ogni fase di questa incredibile esperienza. Sono passata dal “tramortimento” iniziale, che mi ha lasciata spiazzata anche perché la nascita di Teo è accaduta in pieno lockdown dove regnava panico, paura e confusione totale, per poi affrontare il percorso della sua crescita come spettatrice. Proprio così: sia io che mio marito, ci siamo lasciati guidare da Teo che ha in pugno le redini di tutta la famiglia. Adesso è in una fase “croccante”. Infatti, sto scrivendo la nuova serie dell’Asciugona che parla proprio di questi famigerati “terrible two”.


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