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Lavorare in smart working: 4 mosse efficaci

Chi lavora in smart working è soddisfatto. Lo dicono sondaggi recenti tra chi ha fronteggiato l’emergenza Coronavirus. Ne abbiamo parlato con un’esperta. Ecco le 4 mosse per essere efficienti e produttivi senza sovrapporre lavoro e vita privata

Foto: iStock



Prima del Covid-19, in Italia c’erano 600mila lavoratori in smart working, adesso i dati parlano di 9 milioni. E a quanto sembra, molti sono soddisfatti. Alcuni primi riscontri arrivano dalla società Variazioni, che da anni si occupa di lavoro agile e ora è impegnata in un sondaggio tra 2mila lavoratori attualmente in smart working: tra gli intervistati, il 70% dichiara che si è organizzato bene, a parte qualche difficoltà tecnologica e familiare.

Più le donne (lo scarto è del 5%) che gli uomini si lamentano di lavorare troppo, sdoppiate tra il pc e le faccende domestiche nello stesso tempo. Ma praticamente tutti (85-90%) esprimono un desiderio per il futuro: quando si tornerà a una situazione normale, con il coniuge al lavoro e i figli a scuola, vorrebbero lavorare qualche giorno alla settimana da remoto.


I benefici dello smart working

Lo smart working ha evidenziato una serie di benefici: «Permette di risparmiare tempo (90 minuti al giorno in media) e denaro negli spostamenti; comporta meno spese in casa (si risparmia fino a 25 euro al giorno per baby sitter, pre o post scuola, lavanderia, pasti pronti ecc); offre la possibilità di organizzare il lavoro in autonomia e maggiore libertà per i momenti personali», riferisce Arianna Visentini, amministratore delegato di Variazioni srl e consulente smart woking.

«Aggiungo, che il lavoro da remoto ci ha dato autonomia e ci ha reso più consapevoli delle nostre competenze», commenta Arianna Visentini. «Di colpo, ci siamo messi alla prova e abbiamo cercato soluzioni adeguate a fronteggiare l’emergenza. Molti timori, poi, per esempio, la perdita di fiducia da parte del responsabile, la capacità di non sapere lavorare in casa, il senso d’isolamento, la minor qualità delle relazioni, il sentirsi esclusi dalle decisioni o dai documenti aziendali, sono stati ridimensionati. Tutto a favore della nostra crescita, nel suo complesso. Anche perché, con lo smart working, è il nostro lavoro che parla per noi. Come dire: questa volta, non si sono messi di mezzo criteri discrezionali e gusti personali, che avvantaggiano (o sminuiscono) il nostro vero valore professionale», commenta l'esperta.

Stiamo vivendo, insomma, una nuova (e inaspettata) opportunità che ha spezzato automatismi e pregiudizi. E che possiamo rendere ancora più efficiente seguendo i consigli della nostra esperta. Eccoli.


1) Pianifica l'attività in modo realistico

In concreto, facciamo una lista delle cose da fare e associamo per ciascuna il tempo richiesto per portarla a conclusione. «Nell’assegnazione, è bene essere il più possibile realistici», riprende l’esperta.

«Il mio consiglio è di provare a dividere le mansioni urgenti da quelle di routine e, quindi, trovare un equilibro tra loro. Questo per fare sì che le urgenze non vadano a saturare tutte le ore di lavoro a disposizione, altrimenti ci ritroveremo sempre ad avere una coda serale per fare ciò che non abbiamo fatto durante il giorno».


2) Esegui il "collaudo" prima di cominciare

Ogni giorno, prima di iniziare, verifichiamo che gli strumenti di lavoro siano efficienti (per esempio, che la connessione funzioni), che i documenti su cui dobbiamo lavorare siano raggiungibili. Un controllo preliminare che evita inutili e frustranti perdite di tempo, che innervosiscono e fanno andare di traverso la nostra giornata in smartworking.


3) Comunica la tua attività in modo chiaro

Per fortuna, la tecnologia ci permette di fare sapere al responsabile e ai colleghi cosa intendiamo fare e cosa stiamo facendo: l’ordine di priorità delle nostre attività, le scadenze di ciascuna, il giorno della consegna, il momento con cui vogliamo confrontarci con il resto del team.

«Perciò, compiliamo il calendario online e rendiamolo visibile agli altri, mettiamo il documento sul quale stiamo lavorando in uno spazio cloud condivisibile, esplicitiamo via email le nostre considerazione, comunichiamo su whatsupp l’ora in cui vogliamo disconnetterci», riprende la consulente. «Da casa, la chiarezza è fondamentale: abbassa la paura di non essere all’altezza delle aspettative e quindi libera dal timore di fallire o sbagliare obiettivo.


4) Gioca d'anticipo

Nello smart working non diamo per scontato che siano gli altri, il capo o i colleghi, a mettere sempre in moto la macchina lavorativa. «Il comportamento vincente è altro. Responsabilità e capacità di anticipare bisogni (e problemi)», spiega Visentini.

«Perciò, chiamiamo noi, proponiamo noi, chiediamo o diamo noi dei feedback. Frasi del tipo: “Come vuoi che faccia questo o quello?”; “Quando?”; “Andava bene il lavoro?”; “È ok se lo consegno a quell’ora?”; “Che livello di qualità t’aspetti ?” non sono di troppo. Ma aiutano a dare un indirizzo veloce, mirato ed efficiente al nostro lavoro. Che a distanza deve essere più che mai integrato a quello del resto dello staff, altrimenti si creano equivoci e si mina il rapporto di fiducia reciproca».

articolo pubblicato il 28 aprile 2020



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