Tanacetum parthenium
Pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae. La droga è costituita dai fiori e dalle parti aeree della pianta. I componenti principali sono sesquiterpeni lattoni, il cui maggiore costituente è un germacranolide, il partenolide. Sono stati identificati oltre 45 sesquiterpeni, oltre a monoterpeni, flavonoidi, composti poliacetilenici e olio essenziale.
La droga è presente nelle monografie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La British Herbal Pharmacopoeia indica per l’estratto secco titolato e nebulizzato un titolo in partenolide in misura non inferiore allo 0,5%.
Numerosi studi farmacologici sperimentali ne hanno confermato l’attività antinfiammatoria. Sia l’estratto della droga sia il partenolide inibiscono la sintesi delle prostaglandine, dei leucotrieni e dei trombossani, potenti mediatori dell’infiammazione complessivamente denominati eicosanoidi. Un estratto acquoso delle foglie ha il potere di inibire la fosfolipasi A2 nelle piastrine umane, enzima che stimola la liberazione di acido arachidonico precursore di prostaglandine, leucotrieni e trombossani. I sesquiterpeni lattoni hanno il potere di inibire l’aggregazione piastrinica e il rilascio di serotonina dalle piastrine in risposta a numerosi stimoli chimici.
Studi clinici randomizzati in doppio cieco con placebo hanno confermato l’efficacia della droga nella prevenzione dell’emicrania, evidenziando durante il periodo di trattamento una significativa riduzione della sintomatologia di accompagnamento (nausea, vomito, intensità del dolore) e della frequenza degli episodi rispetto ai soggetti che assumevano il placebo. Una recente revisione sistematica di questi studi clinici, condotta da due diversi gruppi, ha tuttavia concluso che, nonostante i dati ricavati suggeriscano che il tanaceto sia più efficace del placebo nel prevenire l’emicrania, la breve durata degli studi, il ridotto numero di pazienti arruolati e alcune imperfezioni metodologiche riscontrate non permettono di affermare con certezza assoluta la reale efficacia della droga. Nessuno studio clinico ne ha inoltre confermato la presunta efficacia nel trattamento dell’artrite reumatoide.
Durante l’assunzione, indicata nella prevenzione dell’emicrania, sono stati descritti capogiro, bruciori retrosternali, glossite (infiammazione della lingua) e stomatite (infiammazione della mucosa orale) con gonfiore delle labbra unito a ulcerazioni della mucosa orale. Se le ulcerazioni del cavo orale richiedono la sospensione del trattamento, l’infiammazione a carico di lingua e mucosa orale può essere risolta optando per la formulazione in capsule.
L’impiego è controindicato in gravidanza (la droga aumenta infatti il tono muscolare uterino) e nei soggetti allergici alle Asteraceae.
Mancano studi clinici che ne confermino la sicurezza d’uso durante l’allattamento e in età pediatrica; se ne raccomanda pertanto un utilizzo prudente e solo su prescrizione medica.
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