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Emodialisi

Metodo di depurazione del sangue mediante un rene artificiale.

L’emodialisi viene talvolta utilizzata in alcuni casi di intossicazione grave, ma è innanzitutto il principale trattamento dell’insufficienza renale acuta e cronica. Se non è possibile procedere a un trapianto renale, il trattamento dell’insufficienza renale cronica con emodialisi è una soluzione definitiva. L’insufficienza renale acuta corrisponde a uno squilibrio transitorio (da qualche giorno a molte settimane) della funzionalità renale; quando è importante, rende necessaria la depurazione del sangue con emodialisi, in attesa del completo recupero della funzionalità renale.

Questa tecnica permette di depurare il sangue dalle scorie che di norma vengono eliminate con le urine (urea, creatinina), di correggere un eventuale squilibrio elettrolitico (anomalo livello ematico di sodio, potassio, bicarbonati e così via) e di riequilibrare il pH del sangue in caso di acidosi (acidità sanguigna eccessiva).


Tecnica

L’emodialisi consiste nel mettere in contatto il sangue del malato e un liquido la cui composizione è simile a quella del plasma normale (dialisato), attraverso una membrana semipermeabile detta dializzatore, che lascia passare solo molecole di piccole e medie dimensioni. Attraverso questa membrana avvengono gli scambi tra sangue e dialisato, mediante un processo di diffusione in cui le sostanze passano dal mezzo più concentrato verso quello meno concentrato. Di conseguenza, l’urea o la creatinina presenti a concentrazioni troppo elevate nel sangue vengono eliminate nel dialisato, che ne era privo.


Svolgimento

Il sangue del paziente viene prelevato per mezzo di un catetere inserito in una grossa vena, in caso di insufficienza acuta, oppure di un ago inserito in una fistola arterovenosa, in caso di insufficienza renale cronica. Il sangue viene convogliato verso il dializzatore, dove, grazie all’apparecchio detto generatore di emodialisi, hanno luogo gli scambi. Il sangue depurato viene quindi trasfuso al paziente, utilizzando un’altra via del catetere o la fistola arterovenosa. La durata delle sedute di emodialisi è di 4-6 ore. In caso di insufficienza renale cronica, le sedute si tengono tre volte alla settimana. La maggior parte dei pazienti si reca in un centro ospedaliero di emodialisi, pubblico o privato, ma le sedute possono avere luogo anche a domicilio (in tal caso il paziente dovrà seguire uno speciale corso di formazione insieme con il partner o, se si tratta di un bambino, con i genitori). In caso di insufficienza renale acuta, le sedute hanno luogo tutti i giorni o a giorni alterni, sino alla guarigione, nelle unità di nefrologia e di rianimazione.


Monitoraggio

Nei centri di emodialisi che prendono in carico pazienti affetti da insufficienza renale cronica, il nefrologo deve eseguire un monitoraggio medico. Questi stabilisce la durata delle sedute, la quantità di acqua plasmatica da filtrare e i trattamenti connessi, dietetici e farmacologici. L’emodialisi è perfettamente compatibile con una vita normale.

Emodialisi a ultrafiltrazione sequenziale Processo in cui il fluido, gli elettroliti e le sostanze di peso molecolare relativamente piccolo sono rimosse dal sangue intero mediante trasporto convettivo, attraverso una membrana da emodialisi convenzionale, combinato con l’ultrafiltrazione. L’ultrafiltrazione può essere fatta anche prima o dopo l’emodialisi.

Emodialisi ed emofiltrazione simultanee Sistema di trattamento extracorporeo che utilizza contemporaneamente il trasporto convettivo e diffusivo. Le membrane devono avere un’alta permeabilità ai fluidi ed essere soddisfacenti per l’emodialisi; il paziente può essere contemporaneamente emodializzato mentre viene rimosso fino a 100 ml/min di ultrafiltrato. Una soluzione di rimpiazzo viene reinfusa a una velocità di 60-90 ml/min. L’efficacia combinata e additiva della diffusione e del trasporto convettivo causano una riduzione del tempo di trattamento; inoltre, la terapia combinata determina un’incidenza minore di instabilità cardiovascolare durante il trattamento.

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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