Gabriella Carlucci: «Lo sport allena i ragazzi a rispettarsi»
La conduttrice televisiva, da sempre convinta sostenitrice dell’attività fisica come palestra di vita responsabile, sostiene un progetto contro le droghe
Sempre in movimento, Gabriella Carlucci. Questa volta, volge lo sguardo verso i più giovani, con il suo progetto “Sport & Vita Sana: Stop alle Droghe”, un’iniziativa nazionale che, in collaborazione con il Ministero dello Sport, il Dipartimento delle Politiche Antidroga e il Ministero della Salute, affronta il crescente problema dell’abuso di alcol e droghe tra gli adolescenti, con le sue gravi conseguenze fisiche, psicologiche e sociali. Prima dell’ evento d’esordio (si terrà nella città di Roma a ottobre), Starbene l’ha intervistata per saperne di più.
Gabriella, in cosa consiste la tua missione?
La proposta vuole sensibilizzare i giovani e le loro famiglie, con informazioni dettagliate, sugli effetti delle sostanze stupefacenti per promuovere una maggiore consapevolezza delle loro conseguenze sulla salute mentale, il comportamento e la sicurezza delle comunità. Il cuore del progetto è la creazione di un Comitato Nazionale che, insieme a istituzioni sportive e ong, definirà strategie di prevenzione condivise: per esempio, gli allenatori saranno formati per diventare figure educative fondamentali, capaci di riconoscere segnali di disagio e motivare i giovani verso uno stile di vita sano e lontano da sostanze dannose. Così come saranno diffusi, con mezzi tradizionali e digitali, messaggi incisivi di testimonial sportivi e materiali educativi.
Che significato educativo ha lo sport per te?
Assoluto, ed è per questo che punto moltissimo su questo progetto. Ho iniziato a fare pattinaggio a 3 anni e sono andata avanti fino a 18, 19. La mia timidezza mi ha impedito di andare oltre le gare regionali – nelle esibizioni mi tremavano le gambe, e sbagliavo le mosse che in allenamento mi riuscivano benissimo – ma quante cose ho imparato, che poi mi sono ritornare utili! La più importante è la disciplina. Anche se non porti a casa trofei, lo sport ti “obbliga” a rispettare delle regole: devi dormire un tot di ore, devi mangiare in un certo modo, non puoi fumare, non puoi bere.
È una scuola di benessere?
Sì, e credo che in tal senso i risultati migliori si ottengano con qualsiasi sport individuale e a caratura agonistica. Perché? Nessuno ti dice di diventare un campione, che sia chiaro, però darsi obiettivi più alti aiuta. Va bene pure il torneo della scuola o della provincia, ma se si vuole diventare bravi, superare una competizione bisogna pur sempre impegnarsi ed essere rigorosi. Lo sport insegna questo: tutto dipende solo ed esclusivamente dalla tua volontà, nessuno ti obbliga per dovere di legge. E devi trovare dentro te stesso le risorse fisiche ed emotive per allenarti e tutto il resto.
Gli effetti a cascata?
Si forgia il carattere di un giovanissimo. Se si è capaci di affrontare le difficoltà della vita da sportivo – il giorno che non hai voglia, quello che non ti riesce niente, l’altro che sei annoiato – si è altrettanto abili a superare qualsiasi situazione. In fondo, l’attività sportiva è un riflesso della vita: ci sono i momenti sì, i momenti no, si vince e si perde. Ma anche nella sconfitta si può avere qualche momento importante di ispirazione, perché ci si chiede: “Come faccio ad andare avanti?”. Una riflessione che insegna sempre a non piangerti addosso, solo a cambiare un dettaglio di te. Lo sport è resilienza.
Il suo antidoto contro comportamenti rischiosi?
Quello che voglio portare avanti nel mio progetto è creare tanti eventi sportivi e tornei giovanili accessibili a tutti. L’obiettivo di aumentare la partecipazione delle nuove generazioni, facendo passare il messaggio che lo sport è tante cose in una sola: salute psico-fisica, impegno che appassiona e smorza i sacrifici, possibilità di fare qualcosa di concreto e gratificante per se stessi. Annullando la vertigine da vuoto che spinge gli adolescenti a riempirla di sostanze alienanti.
Ma tu, Gabriella, continui ad allenarti?
Ora il mio obiettivo è imparare a giocare bene a tennis. L’ho iniziato tardi, ma mi sono imposta di avere un certo stile, una certa eleganza in campo. Anche la preparazione in palestra, ormai, è pro-tennis: per avere un bello scatto in avanti e laterale!
Fai la tua domanda ai nostri esperti