IDARUBICINA SAND INF FL 5ML -Avvertenze e precauzioni
Generali Idarubicina deve essere somministrata solo sotto la supervisione di medici esperti nell’uso della chemioterapia citotossica. Questo garantisce la possibilità di effettuare il trattamento immediato ed efficace delle gravi complicanze dovute alla malattia e/o alla terapia (per esempio emorragie, infezioni monto gravi). Prima di iniziare il trattamento con idarubicina i pazienti devono riprendersi dalla tossicità acuta dovuta al precedente trattamento citotossico (come stomatite, neutropenia, trombocitopenia e infezioni generalizzate). Tossicità ematologica Idarubicina è un potente inibitore della funzionalità midollare . In tutti i pazienti trattati con una dose terapeutica di questo agente si verificherà una grave mielosoppressione (soprattutto per quanto riguarda i leucociti). Prima e durante ogni ciclo di terapia con idarubicina devono essere valutati i profili ematologici, comprese le conte differenziali dei globuli bianchi (WBC), degli eritrociti e dei trombociti. La manifestazione principale della tossicità ematologica di idarubicina è una leucopenia e/o granulocitopenia (neutropenia) dose-dipendente reversibile, che rappresenta anche il più comune fattore dose-limitante di tossicità acuta del farmaco. La leucopenia e la neutropenia sono di solito gravi e possono insorgere anche trombocitopenia e anemia. Le conte dei neutrofili e delle piastrine raggiungono il loro nadir da 10 a 14 giorni dopo la somministrazione del farmaco; tuttavia in genere le conte ematiche ritornano a livelli normali durante la terza settimana. Le conseguenze cliniche di una grave mielosoppressione includono febbre, infezioni, sepsi/setticemia, shock settico, emorragia, ipossia tissutale o morte. Leucemia secondaria Nei pazienti trattati con antracicline, compresa idarubicina, è stata riportata leucemia secondaria, con o senza fase pre-leucemica. La leucemia secondaria è più comune quando questi farmaci vengono somministrati in associazione con agenti antineoplastici che danneggiano il DNA, quando i pazienti sono stati intensamente pre-trattati con farmaci citotossici o quando le dosi delle antracicline sono state aumentate. Queste leucemie possono avere un periodo di latenza da 1 a 3 anni. Funzionalità cardiaca La cardiotossicità è un rischio del trattamento con antracicline che può essere reso manifesto da eventi precoci (forma acuta) o tardivi (forma ritardata). Eventi precoci (forma acuta) : la cardiotossicità precoce di idarubicina consiste principalmente in tachicardia sinusale e/o anomalie dell’elettrocardiogramma (ECG), come alterazioni non specifiche del tratto ST-T. Sono stati riportate anche tachiaritmie, comprese contrazioni ventricolari premature e tachicardia ventricolare, e bradicardia, così come blocco atrioventricolare e di branca. Questi effetti di solito non preannunciano un successivo sviluppo di cardiotossicità tardiva, sono raramente di importanza clinica e in genere non giustificano la sospensione del trattamento con idarubicina. Eventi tardivi (forma ritardata) : la cardiotossicità ritardata di solito si sviluppa tardi nel corso della terapia o entro 2 o 3 mesi dopo il termine del trattamento, ma sono stati riportati eventi tardivi anche diversi mesi o anni dopo il termine del trattamento. La cardiomiopatia tardiva si manifesta con una ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS) e/o con segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia (ICC), come dispnea, edema polmonare, edema dipendente, cardiomegalia, epatomegalia, oliguria, ascite, versamento pleurico e ritmo di gallop. Sono stati riportati anche effetti subacuti, come pericardite/miocardite. L’ICC potenzialmente fatale è la più grave forma di cardiomiopatia indotta da antracicline e rappresenta la tossicità dose-limitante cumulativa del farmaco. Non sono stati definiti limiti cumulativi di dosaggio per idarubicina per via ev od orale. Tuttavia nel 5% dei pazienti che avevano ricevuto dosi cumulative per via ev pari a 150-290 mg/m² è stata riportata cardiomiopatia correlata a idarubicina.. La funzionalità cardiaca deve essere valutata prima che i pazienti siano sottoposti al trattamento con idarubicina e i pazienti devono essere monitorati durante la terapia, per ridurre al minimo il rischio di incorrere in grave insufficienza cardiaca. Il rischio può essere ridotto attraverso un monitoraggio regolare della FEVS in corso di trattamento, con l’interruzione immediata di idarubicina al primo segno di compromissione della funzionalità. Il metodo quantitativo adeguato per la valutazione ripetuta della funzionalità cardiaca (valutazione della FEVS) comprende l’angiografia con radionuclide del tipo MUGA (Multi-Gated Radionuclide Angiography) o l’ecocardiografia (ECHO). Si raccomanda la valutazione cardiaca al basale con un ECG e una scansione MUGA o un’ECHO, soprattutto nei pazienti con fattori di rischio per cardiotossicità aumentata. Devono essere effettuate valutazioni ripetute della FEVS mediante MUGA o ECHO, in particolare con dosi più elevate e cumulative di antracicline. La tecnica utilizzata per la valutazione deve essere coerente in tutto il follow-up. I fattori di rischio per tossicità cardiaca comprendono le malattie cardiovascolari attive o dormienti, una radioterapia precedente o concomitante nella zona mediastinale/pericardica, una precedente terapia con altre antracicline o antracenedioni e l’uso concomitante di farmaci dotati della capacità di sopprimere la contrattilità cardiaca. Le antracicline, compresa idarubicina, non devono essere somministrate in combinazione con altri agenti cardiotossici, a meno che la funzionalità cardiaca del paziente non sia attentamente monitorata. Anche i pazienti che ricevono antracicline dopo l’interruzione del trattamento con altri agenti cardiotossici, soprattutto quelli con lunga emivita come trastuzumab, possono essere a rischio aumentato di sviluppare cardiotossicità. L’emivita di trastuzumab è di circa 28,5 giorni e il farmaco può persistere nel sistema circolatorio fino a 24 settimane. Pertanto se possibile i medici devono evitare una terapia a base di antracicline fino a 24 settimane dopo la sospensione di trastuzumab. Se le antracicline vengono utilizzate prima di questo termine, si raccomanda un attento monitoraggio della funzionalità cardiaca. Il monitoraggio della funzionalità cardiaca deve essere particolarmente rigoroso nei pazienti trattati con elevate dosi cumulative e in quelli con fattori di rischio. In questi pazienti il rapporto rischio/beneficio dovrebbe essere valutato attentamente. Tuttavia la cardiotossicità associata a idarubicina si può verificare anche a basse dosi cumulative, che siano presenti o meno fattori di rischio cardiaci. È probabile che la tossicità di idarubicina, delle altre antracicline e degli altri antracenedioni sia additiva. Popolazione pediatrica I neonati e i bambini sembrano manifestare una maggiore sensibilità alla tossicità cardiaca indotta da antracicline e deve pertanto essere effettuata una valutazione periodica a lungo termine della funzionalità cardiaca. Funzionalità epatica e renale Poiché la compromissione della funzionalità epatica e/o renale può influenzare l’eliminazione di idarubicina, la funzionalità epatica e renale deve essere valutata mediante i tradizionali esami clinici di laboratorio (con bilirubina sierica e creatinina sierica come indicatori) prima e durante il trattamento. In alcuni studi clinici di fase III il trattamento è stato giudicato controindicato se i livelli sierici di bilirubina superavano i 34 mcmol/l (=2,0 mg/dl) e/o se i livelli sierici di creatinina superavano i 177 mcmol/l (=2,0 mg/dl). Con altre antracicline in genere si applica una riduzione della dose del 50% se i livelli di bilirubina sono nel range di 21-34 mcmol/l (1,2-2,0 mg/dl) e se quelli della creatinina sono compresi tra 106 e 177 mcmol/l (1,2-2,0 mg/dl). Eventi gastrointestinali Idarubicina è emetogenica. Poco dopo la somministrazione insorge mucosite (principalmente stomatite, meno spesso esofagite) la quale, se in forma grave, può degenerare nell’arco di alcuni giorni a ulcerazioni della mucosa. La maggior parte dei pazienti guarisce da questo evento avverso entro la terza settimana di terapia. Effetti sul sito di iniezione Un’iniezione in un vaso di piccole dimensioni o precedenti iniezioni nella stessa vena possono provocare flebosclerosi. Seguendo le procedure di somministrazione raccomandate si può ridurre al minimo il rischio di flebite/tromboflebite nel sito di iniezione. Stravaso Lo stravaso di idarubicina durante l’iniezione endovenosa può provocare dolore locale e gravi lesioni tissutali (vescicazione, grave cellulite fino a necrosi). In caso di segni o sintomi di stravaso durante la somministrazione endovenosa di idarubicina, l’infusione deve essere immediatamente interrotta. In caso di stravaso, si può usare dexrazoxano per prevenire o ridurre i danni ai tessuti. Sindrome da lisi tumorale Idarubicina può indurre iperuricemia come conseguenza dell’esteso catabolismo delle purine che accompagna una rapida lisi farmaco-indotta delle cellule neoplastiche (“sindrome da lisi tumorale”). Dopo il trattamento iniziale devono essere valutati i livelli ematici di acido urico, potassio, fosfato di calcio e creatinina. L’idratazione, l’alcalinizzazione delle urine e la profilassi con allopurinolo per prevenire l’iperuricemia possono ridurre al minimo le possibili complicanze della sindrome da lisi tumorale. Effetti immunosoppressori/aumento della sensibilità alle infezioni La somministrazione di vaccini vivi o vivi attenuati nei pazienti immunocompromessi da agenti chemioterapici, tra cui idarubicina, può provocare infezioni gravi o fatali. La vaccinazione con vaccini vivi deve essere evitata nei pazienti che ricevono idarubicina. I vaccini uccisi o inattivati possono essere somministrati, tuttavia la risposta a tali vaccini potrebbe essere diminuita (vedere anche il paragrafo 4.5). Sistema riproduttivo I pazienti maschi trattati con idarubicina devono informarsi sulla possibilità di effettuare la conservazione dello sperma prima del trattamento, a causa della possibilità di infertilità e/o di effetti genotossici dello sperma dovuti alla terapia con idarubicina. I pazienti maschi non devono avere figli durante il trattamento e fino a 3 mesi dopo la fine del trattamento. Le donne non devono entrare in gravidanza durante il trattamento con idarubicina. Le donne in età fertile e gli uomini devono usare una misura contraccettiva efficace (vedere il paragrafo 4.6). Altro Come con altri agenti citotossici, in concomitanza con l’uso di idarubicina sono stati riportati tromboflebite e fenomeni tromboembolici, tra cui embolia polmonare. Il prodotto può causare una colorazione rossa delle urine per 1-2 giorni dopo la somministrazione, della qual cosa i pazienti devono essere informati.