Congelamento
Con il termine congelamento si indica una lesione che può interessare alcune parti del corpo, più o meno limitate, come conseguenza della loro esposizione diretta al freddo relativamente alla pelle e ai tessuti sottostanti.
Si verifica normalmente con temperature comprese tra −4 e −10 °C ma si può manifestare anche con temperature meno rigide, come accade quanto il soggetto indossa vestiti bagnati o troppo aderenti o se resta immobile per lunghi periodi di tempo.
Sintomi In una prima fase si avverte una sensazione di formicolio della parte interessata, che diviene progressivamente insensibile; può essere presente anche un dolore intenso che in altri casi invece manca, in quanto il congelamento può arrivare a distruggere i recettori del dolore. La cute è fredda, pallida e può comparire gonfiore.
In un secondo momento compaiono i segni e sintomi del congelamento, che può essere di vari gradi:
- 1° grado: la cute è rossa, cianotica, tumefatta; in alcuni casi, può presentarsi con aspetto marmoreo e insensibile; i dolori sono molto acuti e violenti ma possono essere transitori;
- 2° grado: la parte interessata è cianotica, fredda e insensibile; si possono formare delle bolle e un deposito di siero e di sangue; i dolori sono intensi e lancinanti;
- 3° grado: compaiono fenomeni di morte dei tessuti (necrosi è il termine tecnico) che interessano tutti i tessuti, compresi quelli posti in profondità sotto la pelle. Può essere presente anche gangrena.
Assideramento
Se il soggetto presenta segni di raffreddamento generalizzato, con abbassamento della temperatura corporea (ipotermia), questa va trattata con precedenza assoluta.
I disturbi da ipotermia o assideramento iniziano quando la temperatura corporea interna, valutata con misurazione per via rettale o con i termometri che si applicano all’interno dell’orecchio (temperatura timpanica), scende sotto i 35 °C.
L’ipotermia può presentarsi in forma acuta, quando la temperatura corporea scende bruscamente, oppure cronica, quando la temperatura scende gradualmente durante un periodo di tempo più o meno lungo: succede in alcune malattie, come per esempio la ridotta funzione della tiroide o dell’ipofisi.
L’ipotermia è considerata lieve quando la temperatura è minore di 35 °C ma superiore ai 32 °C; moderata, quando la temperatura è minore di 32 °C ma superiore ai 28 °C; grave, quando temperatura scende sotto i 28 °C.
L’ipotermia acuta, che è quasi sempre accidentale, può comparire in seguito all’esposizione a temperature esterne estremamente rigide come può succedere ad alpinisti, sciatori, esploratori, naufraghi, soprattutto se esposti al freddo per lunghi periodi e sprovvisti di adeguata protezione.
Fattori predisponenti Varie malattie possono predisporre e favorire un’ipotermia grave, per esempio le insufficienze ipofisaria, surrenalica e tiroidea, proprio perché tali patologie di origine ormonale sono caratterizzate da una minore capacità dell’organismo di produrre calore.
Un fattore importante, soprattutto nelle aree urbane (statisticamente), è l’abuso di alcol: questo infatti è in grado di interferire nella dispersione del calore, sia aumentando la dilatazione dei vasi sanguini della pelle, sia attraverso un danno diretto a livello degli organi che sono deputati normalmente al controllo dei meccanismi di mantenimento della temperatura corporea (i termorecettori della cute, ovvero i centri coordinatori cerebrali della temperatura corporea, che si trovano nell’ipotalamo).
Anche l’anziano è predisposto a danni da ipotermia in quanto le sua capacità di mantenere in generale l’equilibrio e il controllo automatico della temperatura corporea si riducono progressivamente negli anni: infatti con l’aumentare dell’età risulta essere alterata la percezione termica, mentre sono più frequenti sia le condizioni di immobilità sia le malattie che interferiscono con la produzione e la conservazione del calore.
Manifestazioni cliniche
I sintomi iniziali dell’assideramento possono essere “generici”, in altre parole non tipici di questa condizione. Infatti possono comparire senso di fame, nausea, vertigini e difficoltà respiratorie. Talora, i segni clinici più importanti sono una marcata debolezza e brividi scuotenti.
Si distinguono poi sintomi neurologici, variabili dalla confusione mentale fino alla perdita dello stato di coscienza, e sintomi urologici, con iniziale aumento della quantità di urina emessa (aumento della diuresi) e in seguito una sua possibile riduzione più o meno spiccata (condizione di oliguria) fino alla scomparsa (anuria). Tra i sintomi cardiocircolatori, è osservabile nelle fasi iniziali un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, mentre in seguito compare un progressivo rallentamento di entrambe. [M.C.]